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Il Giro arriva in Toscana: L’avventura continua

di Antonio CecconiChe l’estate era vicina, da bambino, me lo dicevano tre cose: il rosario alla sera nella chiesa parrocchiale, le lucciole nei campi e il Giro d’Italia. Quando viene maggio rivivo quei tempi memorabili, recupero nella memoria spezzoni di radiocronache e più avanti nel tempo, con la televisione prima nei bar e poi nelle case, immagini in bianco e nero dei giganti della strada. I primi che ricordo sono Coppi e Magni. Bartali aveva già appeso la bicicletta al chiodo. Ma l’ho visto passare sulla sua auto scoperta che precedeva il Giro, fermarsi per scambiare qualche battuta e firmare autografi. La sua epopea l’ha raccontata una recente fiction tv, poco fedele nel ricostruire il ciclismo di allora (altre biciclette, altre strade…) ma capace di riproporre i buoni sentimenti di uno sport che sa – o sapeva – essere parabola della vita. Bartali uomo pio, cattolico tutto d’un pezzo, che forse con la vittoria nel Tour del ’48 salvò l’Italia dopo l’attentato a Togliatti e sicuramente salvò la vita a molti ebrei. Il Giro torna nella terra di Bartali e di tanti altri campioni: Raffaele Di Paco che aveva come motto «chi vuole arriva’ secondo si metta alla mi’ ruota»; Fiorenzo Magni indomito «leone delle Fiandre»; Loretto Petrucci vincitore di due Milano-San Remo consecutive, Gastone Nencini primo al Giro e al Tour, Franco Bitossi detto «cuore matto»… Oggi il ciclismo toscano, usciti di scena Bartoli e Cipollini, ha il suo indiscusso leader nel campione olimpico Paolo Bettini (nella foto, con l’oro olimpico al collo). Se guardate il Giro in tv non perdetelo di vista: è quello col casco d’oro, il suo modo di correre vi farà divertire. Dunque, giovedì 18 tappa a cronometro, uno dei gesti atletici più importanti del Giro: 50 km da Pontedera a Pontedera, percorso per grandi passisti con un passaggio mozzafiato da piazza dei miracoli. Il giorno dopo partenza da Livorno verso Sestri Levante. L’avventura continua, la maglia rosa entusiasma, le fasi salienti della corsa affascinano. Si lotta e si vince con la forza, il coraggio, la passione, la resistenza alla fatica; speriamo non col doping. In sella alle bici ipertecnologiche c’è ancora un uomo, sotto le magliette piene zeppe dei marchi degli sponsor batte ancora un cuore.