Vita Chiesa
Il Family 2012 raccontato da una famiglia toscana
di Andrea Bernardini
Magliette, golf e k-way, pantaloni al ginocchio, pigiami e biancheria. Cappello e occhiali da sole. Borracce, pane, affettati, budini, carote e salati. Topolino o altri giornalini da leggere, purché sotto i trecento grammi di peso. Una stuoia. Un sacco a pelo a testa. Biberon, ciucci, pannolini, salviette e passeggino per il piccolo. Partire per tre giorni portandosi dietro il kit di sopravvivenza: una operazione banale se a chiuder casa è un single, diventa qualcosa di molto simile ad un trasloco se a muoversi è una famiglia numerosa. Ma l’avventura piace alle bambine. Rachele, 12 anni, Irene e Miriam, di 8, si caricano in spalla il loro zaino e lo appoggiano a fianco dei loro sedili. Nel box vanno gli zaini più pesanti. Mamma Valentina, cartina Michelin in mano, fa da navigatore, babbo da autista. Il piccolo Daniele, 16 mesi, appena prelevato dal nido, si addormenta sul seggiolino. Per fortuna.
Si va a Milano. Il Papa ci attende, spieghiamo alle pupe. E con lui un milione di genitori e di figli, tutti lì per il «Family 2012». L’idea non dispiace alle bambine: a Rachele sono sufficienti 70 secondi per far amicizia con una coetanea, le gemelle bastano a loro stesse. Soprattutto le figlie sono attirate dall’idea di vedere un’amica di famiglia, Francesca. Per loro è una sorta di zia. Abita a due passi dalla Certosa di Garegnano, a nord-ovest del capoluogo lombardo. Facciamo amicizia con i suoi vicini di casa. «Quattro figli? Spero che vi abbiano riservato un posto in prima fila » scherza uno di loro.
Francesca ci porta in centro. Corso Sempione, dov’è la mitica sede della Rai, banche e negozi: i «marchi» sono conosciuti, le dimensioni no. Parcheggiamo di fronte al Castello Sforzesco. Balli e musica irlandese attirano la nostra attenzione. Di là dalla piazza, una scena speculare: un centinaio di giovani ballano, in questo caso a ritmo di rock, dentro un tram «dedicato». Benvenuti nella movida milanese. Poco oltre, però, si respira un clima diverso. Il primo incontro dei milanesi con Benedetto XVI si è concluso da poco. Il Duomo, illuminato, appare suggestivo.
Il giorno successivo, in metrò, raggiungiamo Fiera Milano city. Ingresso free, se serve ti danno in prestito anche un passeggino o un triciclo. E poi patatine e gadget a gogò. Le bambine: «Sogniamo o siam deste?». E mentre quelle svuotano i pacchetti, pur di arrivare alla sorpresa, i grandi si interessano di tutto un po’. Del sindacato delle famiglie onlus, che ha appena attivato una community, per favorire il dialogo tra le famiglie sui temi educativi (www.sindacatodellefamiglie.org). Della campagna «la domenica è festa!» portata avanti da Mcl: perché il lavoro festivo sia limitato ai servizi cui la collettiva non può proprio rinunciare, nemmeno di domenica. Ci prendiamo una copia del documento-proposta per una miglior conciliazione tra tempi del lavoro e tempi della famiglia, sostenuto dal Forum nazionale delle associazioni familiari. Parliamo con gli operatori dell’Istituto «Casa», sessant’anni di consulenza nella diocesi di Milano. Siamo tentati dal biennio di studi su pastorale familiare proposto dal Pontificio istituto Giovanni Paolo II.
Rileggiamo la storia di alcune figure esemplari: Santa Gianna Beretta Molla, o i coniugi Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù bambino. Conosciamo quella, per noi nuova, di Mariacristina Cella in Mocellin, che portò avanti la sua terza gravidanza nonostante un tumore. Lasciando vedovo e con in carico i tre figli papà Carlo, che oggi va in giro per l’Italia a testimoniare: «rifarei la stessa scelta».
Facciamo incetta di quotidiani e periodici: Avvenire e il suo mensile «dedicato» «Noi, genitori e figli», l’Osservatore romano, «Madre. Il mensile della famiglia». La rivista della comunità missionaria di Villaregia. Il Centro sportivo italiano ha «srotolato» i suoi impianti sportivi «portatili», Coldiretti ha realizzato un orto. Le figlie escono divertite. Ci riprendiamo gli zaini, per dirigerci verso il campo volo di Bresso, dove si tiene la «festa delle testimonianze». Un’ora e mezzo di viaggio tra metrò e bus. Alle quindici e trenta siamo già dentro. Tra i primi ad arrivare. Per undici volte in appena trecento metri rispondo al «benvenuto» dei volontari. Chissà perché risultiamo così simpatici, mi chiedo, a Pisa nessuno mi fila. Poi vedo che identica accoglienza è riservata a tutti. Arrivano degli spagnoli. E i volontari cominciano a sbracciarsi: «Ola, ola!»: gli iberici rispondono in italiano saltellando. La gioia dell’incontro tra popoli.
La festa si apre con «Emmanuel», l’inno della giornata mondiale della gioventù di Roma, cantato dal coro Hope. E poi le prime testimonianze: chissà perché sentiamo una certa vicinanza verso la famiglia Favoti, genitori di due gemelle di tre anni e di tre gemelli di poco più di un anno. Betti e Alfonso (Rns) parlano della famiglia messa alla prova, dalla crisi all’unificazione. Francesco Belletti, presidente del forum nazionale delle associazioni familiari, racconta della carta dei diritti della famiglia «un regalo di Giovanni Paolo II». Porta la testimonianza anche una famiglia di Nomadelfia.
350mila persone assistono alla festa, secondo gli organizzatori. Ti giri intorno e chi trovi? Un gruppo di pellegrini livornesi, sciarpa amaranto, assidui frequentatori degli incontri mondiali del Papa. Poco oltre vediamo la croce pisana, la bandiera italiana con scritto Siena («Siamo un centinaio» ci dice una della città del Palio).
Il JubilFamily va avanti tra voci e musica, quella proposta dai cantanti internazionali di Christian Music. Fino all’incontro con il Papa, trasmesso in diretta tv. Benedetto XVI, sollecitato da una domanda di Cat Tien, bambina vietnamita di 7 anni, parla della sua famiglia. Risponde con tenerezza a Serge e Fara, Madagascar, innamorati ma intimoriti dalla scelta del «per sempre». Ai coniugi Paleologos, il groppo in gola per la paura del domani. A una famiglia di New York, in difficoltà a trovare la giusta armonia tra famiglia e lavoro. Ad una coppia di brasiliani, che lo sollecita a parlare dei risposati nella Chiesa.
Le parole di Benedetto non giudicano, ma suonano come una carezza. Intanto, però, Danielino, irriverente, dà vita ad uno spettacolo nello spettacolo, producendosi in risate grasse per il semplice fatto che le sorelle fanno cadere dalla testa un pacchetto di fazzoletti. E contagiando in un umorismo collettivo tutto il «reparto» 5 in cui siamo accampati.
È ormai sera e nonna, 83 anni, mamma del collega Francesco Riccardi, ci apre la sua casa in via don Sturzo, a sette passi dall’ingresso dell’area Bresso. Non ci conosce, ma per un’ora ci parla dei suoi sei figli, dei dieci nipoti, del marito morto più di trent’anni fa e di come i suoi si «siano fatti da soli». La tavola è già imbandita per la colazione dell’indomani. «Il minimo che potevo fare». Strabuzziamo gli occhi. Commossi dall’accoglienza dei milanesi. Dormiamo nei sacchi a pelo. Pronti a svegliarci all’alba.
Alle cinque del mattino siamo di nuovo dentro. Valentina e pargoli proseguono il loro sonno. Di fronte a noi altra famiglia numerosa. Vengono da Novara. 4 figli, uno dietro l’altro. Hanno dormito con la tenda qui. «Dormito è una parola grossa. Le ruspe hanno lavorato tutta la notte e alle quattro del mattino abbiamo anche dovuto smontare la tenda» ci dice lui. Le prove dei microfonisti ci accompagnano, in pratica, dalle otto alle dieci, quando inizia la celebrazione. L’arrivo del Papa, il saluto del cardinale Antonelli, l’inizio della Messa. Daniele, però, torna protagonista. Non prende sonno, urla come un gorilla e si dimena come un’anguilla. Esco dall’area assegnata incontrando mamme di ogni nazionalità che, dandomi dell’incompetente, lo vogliono in braccio per calmarlo. Salvo poi restituirmelo quindici secondi dopo perché con loro andava anche peggio. Mi faccio in su e giù tutto l’aeroporto. Non tutti i mali vengon per nuocere: tocco con mano la folla oceanica di persone che assiste in religioso silenzio. Tutti tranne Daniele. La peste prende sonno profondo che quasi Benedetto XVI è all’omelia. Lo riporto nell’area assegnata incrociando decine di persone che mi fanno gesti di vittoria: evidentemente la sua lagna non era passata inosservata. C’è dunque il «tempo» per concentrarsi e godere della celebrazione.
A casa domenica sera. Cotti ma felici. Rachele dice: «Questa trasferta non ci è costata (quasi) niente. Come possiamo fare due soldi per andare a Filadelfia nel 2015?». La miglior sintesi di una trasferta familiare.
Gli appuntamenti del Papa a Milano:
L’ANGELUS DEL PAPA: PROSSIMO INCONTRO MONDIALE A FILADELFIA NEL 2015
MESSA AL PARCO DI BRESSO; BENEDETTO XVI: L’AMORE NON E’ FACILE MA TRASFORMA IL MONDO
FESTA DELLE TESTIMONIANZE CON IL PAPA: UN DIALOGO APERTO SULLE DIFFICOLTA’ OGGI DELLE FAMIGLIE
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