Lettere in redazione
Il dramma dimenticato dei cristiani perseguitati
Toscanaoggi è da sempre attenta alla situazione delle comunità cristiane nel mondo e pubblica spesso notizie di persecuzioni o violenze di cui sono vittime i cristiani, che non trovano spazio sui grandi mezzi di informazione italiani. E i problemi non riguardano solo i paesi islamici. In molti stati dell’India, ad esempio, le cose vanno ancora peggio. Sul discorso della «reciprocità» occorre però fare una precisazione. Per le diplomazie e i governi è un concetto importante: se lo stato «X» non permette il libero ingresso delle nostre merci ad esempio abbiamo tutto il diritto di comportarci allo stesso modo con le loro. È un principio sacrosanto che purtroppo viene spesso accantonato per ragioni puramente economiche. Come si spiega altrimenti il silenzio dei «grandi» del mondo su quanto avviene in questi mesi in Tibet o in Sudan? Ma per un cristiano, quando si tratta di rapportarsi nella vita di tutti i giorni con uomini e donne di altre fedi, la «reciprocità» è un concetto totalmente fuorviante. La mia «compassione» per i bisogni di un fratello non può mai essere subordinata a quello che i suoi connazionali o correligionari abitualmente fanno verso i cristiani. Quanto alla «radio islamica» non mi risulta che in Italia sia diffusa, al di là di qualche tentativo via web. E a dire il vero non ne sento la necessità. Meglio che si integrino ascoltando le nostre. Tenga però presente che l’uso della lingua araba, comune a tutti gli islamici, permette anche a chi è in Italia di seguire network televisivi o siti web provenienti da paesi islamici.
Claudio Turrini