Italia

Il diritto di vivere. L’editoriale del direttore di Toscana Oggi

«Non ci sono vite di serie A e di serie B. La vita è un dono meraviglioso». Mentre leggevo le parole di mamma Cinzia, che trovate sul numero di questa settimana del nostro settimanale, l’agenzia Ansa batteva una notizia con questo titolo: «Appello malato sclerosi, “aiutatemi a morire in Italia”». A diffondere quello che sembra un grido di aiuto è ancora una volta l’Associazione radicale Luca Coscioni e il suo portavoce, o tesoriere!, Marco Cappato. L’appello, secondo quanto riportato, è di Massimiliano, 44 anni, da sei anni affetto da sclerosi multipla. E, sempre secondo quanto ci dice Cappato, di queste richieste a lui ne arriverebbero almeno 20 al mese. Come già abbiamo scritto altre volte, non ci permettiamo di giudicare chi vorrebbe farla finita. A loro, a tutti loro e soprattutto a Cappato, che ormai ha probabilmente perso il conto delle denunce – non si capisce bene perché ancora non sia mai stato arrestato se l’eutanasia è ancora un reato – consiglierei di leggere le tre storie che pubblichiamo questa settimana.

E se invece di un appello a «morire» questi signori, una volta tanto, pubblicassero gli appelli a una vita dignitosa? Quello di mamma Cinzia e di Andrea, di mamma Maria e di suo figlio Marco, di babbo Alberto e del figlio sono gli appelli di chi non vorrebbe più essere un «invisibile» ma persone per le quali lo Stato fa qualcosa. Persone che non possono essere vittime di una burocrazia già pesante anche per una persona che non deve rivolgersi quasi tutti i giorni all’Asl o all’Inps, ai Comuni o alle associazioni di volontariato. Noi crediamo alle parole di questi genitori, alla loro voglia di vivere la vita che gli è stata donata accanto ai loro figli. Proviamo a rilanciare gli appelli a non morire, a farne uno per tutti: aiutiamoli a vivere in modo dignitoso come ogni vita merita.D.M.