Impresa ardua, anche se affascinante, che potrebbe scoraggiare ogni esegeta e ogni autore di scritti spirituali. Dove trovare le fonti, da dove iniziare il cammino, come affermare la validità del metodo adottato? E’ già difficile indagare l’animo umano con tutti i suoi risvolti impenetrabili, i suoi oscuri meandri, le sue cavernose oscurità; come è possibile entrare nell’intimità dei pensieri, dei sentimenti, delle sensazioni, delle esperienze uniche di Colei che Dante, volando alto, definì «Vergine madre», «Figlia del tuo Figlio», «Umile e alta più che creatura»? Sbigottiti di fronte a tanta grandezza e incapaci di decifrare l’impenetrabile mistero si sono dichiarati poeti come Francesco Petrarca («Amor mi spinge a dir te parole, / ma non so incominciar senza tu’ aita») e Alessandro Manzoni («Che s’agguagli ad esso / qual fu mai nome di mortal persona?»).Ci prova invece, con umiltà, ma con l’andatura decisa di chi conosce bene il cammino, padre Teobaldo Ricci, un cappuccino dell’eremo delle Celle di Cortona, già educatore per molti anni dei giovani avviati alla vita religiosa, autore di molte altre opere di spiritualità francescana. Ad ottantacinque anni suonati, prende carta e penna e delinea il Diario di Maria (Città Nuova editrice, febbraio 2006), quasi un Vangelo essenziale della Madre di Gesù. Non abbondano nei quattro Vangeli le notizie su Maria, che vive ed agisce all’ombra di Gesù, nell’umiltà e nella discrezione che la contraddistinguono come «serva del Signore». Eppure padre Teobaldo trova elementi sufficienti per definire i tratti più significativi della personalità di Maria e del ruolo che Ella esercita, partecipe diretta, nella missione di Gesù.Questi elementi, che ricostruiscono il mondo interiore di Maria, padre Teobaldo, li ricerca e li trova, sfogliando insieme al lettore, pagina dopo pagina, i quattro Vangeli, rifuggendo dichiaratamente dalle “fantasie degli apocrifi”. Ed ecco Maria che vive l’attesa del Messia, inizia il suo cammino di disponibilità e di fede «nel solco tracciato da Dio», trascorre una vita nella semplicità quotidiana di Nazaret fino alla «svolta» improvvisa e imprevedibile che la «mossa a sorpresa di Gesù appena dodicenne» le provoca a Gerusalemme. Poi l’altra scossa impressa da Gesù alla vita serena della famiglia di Nazaret con l’inizio della sua vita di predicazione e di annuncio del Regno di Dio, che si sarebbe conclusa per Maria con l’esperienza del dolore ai piedi della croce, fino al quel «terzo giorno» della resurrezione che Lei, certamente per immediata intuizione, deve aver chiaramente compreso e vissuto in una gioia intima ed esaltante, in perfetta consonanza di sentimenti con il Figlio.Ma è pure interessante domandarsi, per penetrare nel suo più recondito mondo spirituale, quali risonanze avrà prodotto in Maria il dono dello Spirito Santo; quale «Magnificat» la Vergine avrà cantato nel Cenacolo il giorno di Pentecoste; quale sovrumana beatitudine l’avrà inebriata quando la prima comunità cristiana si riuniva per la «frazione del pane”, corpo del Signore e segno della sua viva e amorosa presenza? «Nessuno più di Maria – conclude padre Teobaldo – poteva, nella frazione del pane, penetrare in quel mistero e vivere nuovamente il momento in cui il suo grembo era diventato abitazione del Figlio di Dio fatto uomo». In sostanza, Maria percorre un cammino diverso da quello degli apostoli e nella Pentecoste riceve dallo Spirito una specialissima illuminazione sul mistero della salvezza a cui ha contribuito in misura non paragonabile ad altra persona.Benito Chiarabolli