All’incontro hanno partecipato il prefetto Francesca Adelaide Barufi, il consigliere regionale Mauro Ricci, la vice-presidente della provincia Mirella Ricci, il senatore Pasquini, l’assessore provinciale Cutini, Franco Bernardini amministratore delegato della «Baraclit». L’occasione è stata la presentazione del libro di Mario Giro «Gli occhi di un bambino ebreo». L’intreccio è stato introdotto da Franco Vaccari che ha coordinato l’incontro. Il protagonista è un algerino, il cui padre ha combattuto i francesi per la libertà dell’Algeria, che si trasferisce, in cerca di una vita migliore, con la madre in Francia. Nel 1994, Merzoug, questo è il nome del protagonista, alla ricerca di una identità, la trova lasciandosi coinvolgere nel terrorismo. Va in Marocco per compiere un attentato, insieme ad altre squadre fondamentaliste. Tra le persone destinatarie dell’attentato, che fanno parte della comunità ebrea di Casablanca, incrocia lo sguardo di alcuni bambini. «Ma al momento di fare fuoco, gli occhi di alcuni bambini ebrei si sono voltati verso di me e mi hanno fissato, con uno sguardo di purezza, di innocenza. Sembrava non capissero. Improvvisamente, qualcosa nel più profondo del mio cuore che non so ancora spiegarmi bene, mi ha fatto cambiare parere e ho deciso di risparmiarli. Ho sparato volontariamente contro il muro del cimitero, sopra le loro teste». E’ questo il momento clou del libro. Su questo ed altri episodi significativi il dibattito a più voci. Si rileva il fallimento dell’integrazione secondo il modello francese. La laicità dello Stato non risolve tutti i problemi. Infatti è il ricupero dell’Islam, l’Islam fondamentalista, che dà un’identità a Merzoug. «né francese, né arabo: musulmano». Però Merzoug si accorge che l’eroismo non è uccidere bimbi innocenti. Scopre un imperativo morale, «è la coscienza morale che gli dice di non sparare, scopre la legge morale che è in lui», ha spiegato Paolo Nepi, docente all’università RomaTre. E questo, nel buio del male, è un grande motivo di speranza. Secondo Mario Primicerio, presidente della fondazione «La Pira» il libro di Mario Giro è un romanzo storico. «Per sradicare il terrorismo – ha aggiunto – occorre conoscerne le radici. La guerra non è sufficiente a fronteggiarlo, ben altri sono gli strumenti». «Nello sguardo del bambino – ha detto Tiziano Torresi, presidente nazionale della Fuci – Merzoug scopre se stesso e la realtà e ritorna quasi bambino. Lo sguardo acquista valore teologico». L’autore ha concluso con un messaggio di speranza. «Quando c’è la maggiore concentrazione del male anche nei luoghi e nei momenti più tristi troviamo episodi di resistenza morale. La convivenza, se pur difficile, è il nostro destino e il dialogo fra identità diverse, è il principale strumento». Delle radici spirituali dell’Europa, della necessità di una identità europea aveva parlato Palarchi, introducendo l’incontro. Grazie a questa identità, grazie al suo esempio di convivenza e tolleranza il fondamentalismo può essere battuto.Roberto Giusti