di Filippo CiardiCon il viaggio in Bosnia Erzegovina effettuato il 19 e 20 ottobre dal Vescovo, mons. Simoni, da mons. Santino Brunetti e Rodolfo Giusti, rispettivamente direttore e segretario della Caritas diocesana, si conclude ufficialmente il progetto di aiuto alla parrocchia di S. Leopoldo Mandic a Brijesce, nato nell’ambito del gemellaggio con l’arcidiocesi di Sarajevo. La visita è stata programmata per partecipare all’inaugurarazione dell’ultimo lotto dei lavori realizzati con la collaborazione della Chiesa pratese, ed in particolare le opere parrocchiali, composte dalla canonica e da alcuni locali ad uso dei parrocchiani, per le quali ha stanziato una cospicua somma anche la Chiesa svizzera di S. Gallo, con i quali la nostra Caritas ha rapporti di amicizia. Proprio nella parrocchia di Brjesce si sono tenute la messa di ringraziamento, la cerimonia di inaugurazione e una cena per festeggiare la nuova realizzazione. Erano presenti il cardinale arcivescovo di Sarajevo Vinko Pulijc e il vescovo ausiliare Pero Sudar «che – come racconta don Santino Brunetti – hanno ringraziato la nostra Diocesi, per aver imbastito in questi anni uno dei gemellaggi più seri che abbiano conosciuto, per come sono stati mantenuti gli impegni presi e per la puntualità dei contributi ricevuti». La realizzazione delle opere parrocchiali non è infatti che l’ultimo atto di una collaborazione iniziata nel 1997, all’indomani della guerra. La parrocchia di Brijesce, nell’ambito degli interventi di ricostruzione e di aiuto portati dalla Chiesa italiana attraverso la Caritas, fu assegnata dall’arcidiocesi di Sarajevo alla Caritas diocesana di Prato, a cui fu chiesto di iniziare a ricostruire delle case distrutte dalla guerra. Fino al 2001 poi sono andate avanti le adozioni a distanza, anche queste iniziate fin dai primi contatti, a cui poi si è aggiunto il sostegno ad alcuni studenti della scuola multietnica promossa dalla diocesi per favorire l’integrazione tra cattolici e musulmani. Nel 2001 è stata portata a termine anche la chiesa locale, anche questa con il contributo della Caritas diocesana di Prato. «Un segno importante – sottolinea Rodolfo Giusti – per i cristiani del luogo, che, costituendo una minoranza ancora un po’ discriminata, hanno bisogno di raccogliersi intorno ad un luogo di identificazione. Ma senza isolarsi, come testimonia proprio la scuola multietnica, che è un segno di dialogo e riconciliazione perché le nuove generazioni crescano insieme in pace. Lo spirito con cui la Caritas ha operato a Sarajevo, e con cui sta operando anche in Eritrea e in Terra Santa, è proprio quello di sostenere chi opera per la riconciliazione e il dialogo tra culture e religioni». Un ringraziamento particolare la Caritas lo rivolge all’ingegnere edile Dragan Foretic, originario di Sarajevo, ora stabilitosi a Prato, che ha fatto da mediatore nella gestione dei cantieri, valutando le ditte locali che si erano proposte per la realizzazione, l’equità dei costi da sostenere e facendo sì che il lavoro portato dagli scout nel 1999 andasse scontato dal prezzo finale delle opere.Come spiega mons. Brunetti, «se da un punto di vista economico gli impegni della nostra diocesi sono stati assolti, le relazioni con quella di Sarajevo in qualche modo continueranno ancora. Per ora non ci sono altri fondi da destinare all’aiuto della Chiesa sorella, ma le relazioni di amicizia costruite in questi anni rimangono, e chissà che un domani non ci siano anche altri progetti che ci vedranno coinvolti».