Opinioni & Commenti
Il Crocifisso simbolo di fede non diventi un’arma
Dietro la questione del crocifisso, infatti, se ne nasconde un’altra di carattere sostanziale, che riguarda il rapporto che noi oggi vogliamo instaurare nel nostro paese tra le diverse culture e tra le diverse tradizioni religiose che ad esse sono collegate. Se questo rapporto dovesse ispirarsi a un puro multiculturalismo, tutte le culture e tutte le religioni presenti sul nostro territorio dovrebbero essere trattate esattamente allo stesso modo. In questo caso, nessun segno particolare, legato a qualcuna di esse, potrebbe essere imposto alla comunità civile, senza violare questa condizione di parità. Ma, allo stesso modo, neppure i documenti e gli orientamenti di una cultura potrebbero valere per tutti. Ogni comunità culturale avrebbe diritto di sviluppare autonomamente la propria tradizione e di educare ad essa i propri giovani, senza alcun obbligo di conoscere e frequentare quella delle altre comunità. In altri termini, se hanno ragione i sostenitori dell’equidistanza dello Stato rispetto alle diverse tradizioni culturali e religiose, nelle scuole non bisognerebbe solo togliere dai muri il crocifisso, ma anche dai programmi lo studio della Divina Commedia, dei Promessi sposi, di Raffaello e di Michelangelo, che non possono non risultare radicalmente estranei, per la loro impostazione culturale e religiosa (i due aspetti sono inscindibili), a un musulmano o a un indù.
A questo punto, però, il nostro paese diventerebbe un puro e semplice contenitore, una espressione geografica priva di qualsiasi identità culturale propria. Senza dire che una simile coesistenza di gruppi autonomi e separati renderebbe estremamente facile l’esplodere di una conflittualità incontrollabile. C’è qualcuno che si sente di auspicare tutto questo? In realtà il multiculturalismo, nel senso sopra detto, può avere senso solo là dove da sempre coabitano gruppi culturali egualmente numerosi ed egualmente radicati nel territorio. Così non è nel caso dell’Italia, dove è lecito attendersi che chi viene dall’esterno accetti di conoscere e di rispettare la tradizione del popolo che lo accoglie. Allo stesso modo sarebbe assurdo pretendere che in India, per non turbare i residenti occidentali, venisse abolita ogni manifestazione pubblica dell’induismo. A meno di volere un azzeramento delle diverse identità culturali in una «neutralità» che segnerebbe il trionfo dell’omologazione (proprio quello contro cui i critici della globalizzazione oggi protestano).
Ben, venga, dunque, il crocifisso nelle scuole italiane. Purché, però, non lo si utilizzi strumentalmente come ipocrita copertura per una società che del cristianesimo spesso conosce solo le forme esteriori. O, peggio, come arma per l’esaltazione di idee razziste e xenofobe che sono l’esatto contrario di tutto quello che la croce da sempre rappresenta.