«È un luogo di vita, non di morte. Un posto in cui preservare la serenità fino all’ultimo secondo». Ci tiene a precisarlo Gioia Pastacaldi, direttrice dell’hospice «Fiore di primavera» di piazza del collegio a Prato, luogo da cui questo giovedì partirà la processione del Corpus Domini guidata da mons. Franco Agostinelli. E non a caso quest’anno è stato scelto proprio questo come luogo di partenza, con la volontà di porre l’attenzione sulle periferie esistenziali e su chi soffre silenziosamente, nella fragilità e spesso nella solitudine. Proprio nell’indifferenza generale combattono fino all’ultimo respiro gli otto ospiti di questa struttura socio-sanitaria in centro storico, nata nel 2008 per l’assistenza temporanea o meno di pazienti allo stadio terminali. Molti malati oncologici, ma non solo: anche uomini e donne affetti da sla, morbo di Alzheimer, malattie infettive o hiv. «La filosofia che seguiamo è quella delle cure palliative – spiega Gioia Pastacaldi – con programmi che vanno incontri ai bisogni fisici, psicologici e spirituali, sia per i malati terminali che per le loro famiglie». Una via di mezzo tra una casa e un ospedale, in cui personale specializzato cerca di accompagnare i pazienti alla fine della loro vita, trascorrendo ogni attimo «nel raggiungimento della maggior dignità possibile, per tutti». Dieci camere singole con bagno, con la possibilità di installare un letto aggiuntivo per un parente o un amico in visita: l’hospice «Fiore di primavera» combatte ogni giorno a fianco di chi non ha più speranza. «Non è semplice» ci dice la dottoressa Pastacaldi, che ammette di non ricordare tutte le storie di chi è passato di qui, perché «altrimenti non sarebbe possibile andare avanti, con tutto il peso di questa sofferenza». Uomini e donne, adulti e giovani, tutti accomunati dalla consapevolezza di non avere più una speranza, di guardare in faccia la fine. Eppure non per questo devono smettere di combattere: «soprattutto a loro – continua Gioia Pastacaldi – dobbiamo offrire quel sostegno, non solo medico, che è un diritto per tutti. La possibilità di essere vicini ai familiari, agli amici, spesso anche ai propri animali domestici, ventiaquattr’ore su ventiquattro, e insieme di poter essere assistiti da psicologi, medici e infermieri. «È bene sottolineare – dice ancora la direttrice dell’hospice – che, dopo l’ospedale, il luogo deputato alle cure palliative e all’assistenza è proprio la propria casa. Ma in situazioni di particolare difficoltà economica o logistica, lo spazio del nostro hospice può sostituirla. Il problema è che molti non conoscono questa realtà, e altrettanti non sanno che è gratuita, rientrando nel servizio sanitario nazionale». Tanti i volti e le storie passate dalla struttura di piazza del collegio, perlopiù malati di cancro, «come Mario (nome fittizio per preservare la privacy dell’utente, ndr), da noi da poco più di un mese nella progressione della sua malattia. La sua famiglia si è rivolta a noi per le difficoltà tipiche di oggi, con i figli che lavorano tutti e non possono occuparsi del padre. Lui spera sempre di poter tornare nella sua abitazione, ma qui da noi è comunque sereno perché sente che facciamo di tutto per farlo sentire come a casa». E come lui altri ospiti: per loro il personale dell’hospice vuole essere prima di tutto un accompagnamento sereno, contro la solitudine e la tristezza della morte, anche solo con un attimo di serenità, «perché le cure non devono cessare – conclude Gioia Pastacaldi – anche se non ci sono più speranze di guarigione». «Il clima che trovo ogni volta che visito l’hospice – racconta don Simone Vannini, assistente spirituale del “Fiore di primavera” – è sempre buono e positivo. Personalmente mi avvicino ai pazienti con l’ascolto, con la presenza e con la preghiera. La piena consapevolezza della morte in pochi ce l’hanno, per questo mi premuro di accompagnarli verso una situazione di maggior sicurezza e serenità. Le cure dei volontari e dei familiari fanno un servizio di accompagnamento in unasituazione di serenità, ma il dolore non diventa mai disperazione, e le cure dei volontari e dei familiari, che si avvicinano con grande tranquillità agli ospiti, rendono quest’ambiente ancor più un luogo di pace».Da qui parte la processione del Corpus DominiQuesto giovedì si ripete una antica tradizione secolare: la processione del Corpus Domini per le strade del centro storico. Come scritto nell’articolo qui sopra, la partenza è alle 21 da piazza del Collegio, dove si trova l’Hospice «Fiore di primavera». Poi la processione seguierà il seguente percorso: via Silvestri, via Santa Trinita, piazza S. Francesco, piazza Santa Maria delle Carceri, via Cairoli, piazza del Comune, via Cesare Guasti, via Luigi Muzzi, largo Carducci, infine in piazza Duomo. Qui mons. Agostinelli, dal pulpito di Donatello, impartirà la benedizione eucaristica su tutti i presenti. Sono invitati a partecipare tutti i laici della Diocesi, in particolare tutti gli appartenenti a gruppi, movimenti e associazioni cattoliche.Facendo un passo indietro, la giornata comincia alle 10, alla chiesa della Sacra Famiglia con la messa per i malati, promossa dall’Unitalsi e presieduta dal Vescovo. Alle 17 mons. Agostinelli visita l’Hospice, i malati e il personale sanitario, alle 18, presiede la messa nella chiesa dello Spirito Santo, al termine esposizione del Santissimo Sacramento.