Cet Notizie
Il cordoglio della Toscana
Le parrocchie, le Diocesi, gli istituti religiosi, le scuole cattoliche, i movimenti, le associazioni: tutti si sono mobilitati in questi giorni per portare al Papa l’ultimo saluto. Nelle diocesi toscane si sono svolte, fino dalla sera di venerdì scorso, veglie di preghiera e celebrazioni di suffragio.
Tra i vescovi toscani, molti hanno voluto ricordare il loro incontro personale con Giovanni Paolo II. «Attingendo a Cristo – racconta ad esempio il vescovo di Fiesole Luciano Giovannetti – Giovanni Paolo II è diventato, secondo la felice espressione di un altro grande papa, il beato Giovanni XXIII, come la fontana del villaggio, alla quale tutti possono attingere gratuitamente. Ritengo un grande dono del Signore di aver potuto attingere a quest’acqua zampillante. Dal mio cuore sgorga il ringraziamento più sentito: grazie, Padre santo, per l’affetto e l’attenzione!».
«Era un uomo di una grande concentrazione interiore – ha detto il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze – e c’erano dei momenti in cui era impressionante questa sua concentrazione: davanti all’eucaristia, in particolare». L’arcivescovo di Pisa Alessandro Plotti è stato, prima di arrivare in Toscana, vescovo ausiliare a Roma: «Ricordo, con tanto rimpianto, i molteplici incontri con lui, nelal sua casa in Vaticano, a tavola, nelle parrocchie della città che visitava regolarmente come un buon vescovo, nelle assemblee del clero romano».
Il vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, Rodolfo Cetoloni, ha ricordato «un Papa che non ha nascosto il suo dolore e il suo decadimento fisico, ma lo ha offerto come prova di accettazione del compito che gli era stato assegnato». Il vescovo di Grosseto Franco Agostinelli «Ho un ricordo molto commovente del Papa perché sono stato tra i vescovi che lui ha ordinato personalmente, ed ho ancora fortemente impressa nella memoria la sua figura di grande uomo di fede».
Il vescovo di Massa Marittima, Giovanni Santucci, sottolinea «Lo spettacolo di tutto il mondo unito intorno a lui. Popoli diversi e lontani, uomini e donne di razza, di religione e cultura diverse si sono sentiti uniti nella preghiera a Dio per lui. Un mondo unito e in pace è possibile».
«Ci ha insegnato ad aprire le porte a Cristo che è speranza e vita»: nel momento della tristezza il vescovo di Arezzo Gualtiero Bassetti sceglie di parlare di gioia. «La gioia – afferma – che sboccia dalla croce e che è stato il punto fisso della vita di Giovanni Paolo II». Per il vescovo di Pitigliano, Mario Meini «il primo sentimento, quello più immediato e più profondo, è la gratitudine. Grazie a Dio di avercelo dato come persona e come papa, grazie a lui di essersi donato e speso interamente per la Chiesa». Il vescovo di Massa Carrara Pontremoli Eugenio Binini scrive: «Mi inchino con riconoscenza davanti al mio Papa, doppiamente mio: perché sono un cristiano che si fa prendere per mano dal Successore di Pietro; perché chiamato ad essere con Pietro, molto indegnamente, presenza del Signore in mezzo al popolo». Per l’arcivescovo di Siena Antonio Buoncristiani: «Giovanni Paolo II ha davvero servito la Comunità ecclesiale in modo straordinario. Ciò che mi ha sempre colpito di lui è stata la sua grande fede che lo ha portato ad avere un coraggio unico nel difendere la dignità e sacralità della vita umana e della famiglia».
L’arcivescovo di Lucca, Italo Castellani, scrive: «Giovanni Paolo II per me è stato un padre nella fede: nel mio ministero sacerdotale prima e poi nel ministero episcopale, è stato costante punto fermo di riferimento con la sua parola e la sua vita».
«Preghiamo il Signore perché l’eredità di Giovanni Paolo II, l’eredità di un magistero così vasto e di una presenza così persuasiva dell’amore di Dio, non vada dispersa» è invece l’invito del vescovo di Livorno Diego Coletti.
Il vescovo di Prato, Gastone Simoni, invita all’esame di coscienza: «Siamo tutti colpiti e coinvolti dal grande fiume di emozione che ha suscitato nel mondo la morte del Pontefice. C’è da augurarsi che lo straordinario spettacolo di questi giorni si traduca in ognuno di noi in un’autentica verifica dell’intimo del cuore: quanto abbiamo messo e mettiamo in pratica gli insegnamenti di questo grande Papa che ora tutti piangiamo?». «Sono convinto – afferma il vescovo di Pescia Giovanni De Vivo – che gli anni che seguiranno ci offriranno la possibilità per focalizzare meglio alcune linee direttrici del suo insegnamento, per percorrere con coraggio le strade che egli ci ha aperto».
Il legame con la diocesi di Volterra è stato sottolineato dal vescovo Mansueto Bianchi ricordando la visita apostolica del 1989. «Attraverso questo Papa – ha detto il vescovo di San Miniato, Fausto Tardelli – Dio ci ha dato veramente molto».