Toscana
Il commosso addio a Nicola Calipari

Giuliana Sgrena ha avuto bisogno di aiuto per scendere dall’aereo. Gli operatori sanitari l’hanno sorretta sulla scaletta e poi l’hanno aiutata a salire sull’autoambulanza. Con lei il compagno Pierre Scolari, che aveva in mano alcune radiografie. La giornalista, apparsa molto sofferente al suo arrivo, ha dichiarato che non è «mai stata trattata male dai suoi rapitori».
«Ho convocato immediatamente l’ambasciatore americano (Mel Sembler, ndr), che dovrà chiarire il comportamento dei militari americani per un incidente così grave di cui qualcuno dovrà assumersi le responsabilità», ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi tenuta a poche ore dalla liberazione di Giuliana Sgrena. «Mentre la macchina su cui c’erano i tre funzionari nostri e la signora era ormai prossima all’aeroporto – ha detto Berlusconi ripercorrendo le tappe dello scontro con gli americani – e mentre uno dei funzionari era al telefono con il capostruttura per i preparativi per la partenza, l’auto si è trovata in un check point americano e si è dato il via ad una sparatoria. Alcuni colpi hanno colpito la macchina, il dirigente generale della Polizia di Stato Nicola Calipari ha coperto col proprio corpo la signora Sgrena ma è stato raggiunto da una pallottola purtroppo mortale». Nella nottata è giunta a Berlusconi una telefonata del presidente degli Stati Uniti George W. Bush che si è detto profondamente addolorato per quanto è accaduto e ha garantito al premier italiano che darò il via a una approfondita indagine.
Prima che si diffondesse l’altra notizia della tragica sparatoria sulla via dell’aeroporto, la Tv satellitare araba aveva trasmesso un ultimo video della Sgrena nelle mani dei suoi rapitori, completamente diverso da quello che il 16 febbraio aveva mostrato l’inviata del Manifesto decisamente provata e in lacrime mentre, con indosso una casacca verde, implorava aiuto per la sua liberazione. In quest’ultimo video, la Sgrena è invece apparsa con indosso gli stessi abiti neri che indossava il giorno del rapimento e con i capelli pettinati e l’aria decisamente più rilassata. «Ringrazio i miei rapitori che mi hanno trattato molto bene e che mi hanno sequestrato perché sono molto determinati a liberare il loro paese dagli occupanti», dice nel video l’inviata del Manifesto, ripresa in piedi e con le mani appoggiate (e non giunte in segno d’implorazione, come nel primo video) su tavolino bianco con un vassoio di frutta e una copia del Corano. Un video in cui i rapitori della Sgrena sono sembrati voler sottolineare la natura «politica» del rapimento, anche se per il momento resta tutto da accertare un eventuale pagamento di un riscatto per la sua liberazione.
Nato a Reggio Calabria, aveva 51 anni, era sposato e padre di due figli, una ragazza di 19 anni e un ragazzo di 13. Laureato in Giurisprudenza, in polizia da oltre vent’anni, era stato capo della squadra mobile di Cosenza negli anni 80. Poi era passato alla questura di Roma dove aveva diretto la sezione narcotici ed era stato vice capo della squadra mobile.
Nel 1997 la nomina a dirigente del centro interprovinciale Criminalpol Lazio, Umbria, Abruzzo. Quindi era stato al servizio centrale operativo (Sco). Prima di passare al Sismi aveva diretto l’ufficio immigrazione della questura di Roma.
Il cordoglio del Papa per la morte di Calipari e soddisfazione per la liberazione di Giuliana