Toscana
Il centenario di don Milani. Facciamoci aiutare dal Priore di Barbiana a comprendere le sfide di oggi
Abbiamo scelto di iniziare da qui un cammino di riscoperta del pensiero e dell’azione di don Lorenzo, perché la piccola canonica sul monte Giovi è diventata subito non solamente «il suo posto», come ricorda Adele Corradi, ma il luogo di un magistero educante che ha lasciato un segno profondo non solamente in Italia. Parlo di cammino perché il Comitato nazionale che presiedo vuole fare di questo centenario un’occasione per mettersi al seguito di don Lorenzo e farci aiutare dalle sue parole a comprendere le sfide del nostro tempo e a prendere posizione, come seppe fare lui nell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta.
Questo prete inquieto che aveva voltato le spalle ai privilegi della sua ricca famiglia borghese per fare scuola ai figli analfabeti di operai e contadini del Mugello, obbediente alla sua Chiesa malgrado le ferite e le incomprensioni subite, discusso per la sua radicale fedeltà al Vangelo, strumentalizzato da destra e da sinistra, merita di essere liberato dalle molte etichette che gli sono state cucite addosso, per essere conosciuto meglio nella sua originale e feconda testimonianza di fede e di umanità. È il compito che svilupperà nell’arco di questo anno il Comitato nazionale, istituito dal ministero della Cultura su proposta della Fondazione don Milani, dell’Istituzione don Milani di Vicchio, dell’associazione di volontariato Gruppo don Milani di Calenzano. Abbiamo infatti messo in cantiere alcuni convegni nazionali, in diverse città italiane, ognuno dei quali affronterà un tema caro al magistero di don Lorenzo.
A Firenze, con il contributo della diocesi, vogliamo riflettere sul rapporto tra Milani e la Chiesa del suo tempo. Sono anni straordinari, di feconda attesa del Concilio Vaticano II, in cui in Toscana si incontrano personalità come don Bensi, il suo padre spirituale, mons. Dalla Costa, Ernesto Balducci, Davide Maria Turoldo, don Facibeni, Fioretta Mazzei, Giorgio La Pira, mons Bartoletti. Ma vogliamo anche riflettere su don Lorenzo e la Chiesa di oggi.
A Catania e a Roma, metteremo al centro dell’attenzione la scuola. Capitolo cruciale nella vicenda spirituale del priore di Barbiana, tornato di bruciante attualità in una paese che registra tassi di dispersione scolastica tra i più altri d’Europa, con una percentuale di laureati che non raggiunge il 30% contro una media europea del 41% e con un analfabetismo funzionale che colpisce circa il 28% della popolazione tra i 16 e i 28 anni.
Don Lorenzo credeva nella forza liberante della Parola e per questo sentiva urgente il dovere di offrire prima di tutto istruzione e sapere a tutti. «È solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli». Il maestro Milani ha sperimentato un nuovo modello di didattica, impegnativo e rigoroso, ha fatto vivere una scuola agli antipodi di quella meritocratica e competitiva verso cui oggi spingono le ragioni del mercato e un individualismo esasperato. Al contrario, la scuola di Barbiana, concepita come un «monastero benedettino». non scarta nessuno e anzi, in ossequio all’art. 3 della Costituzione, offre di più a chi ha meno mezzi, meno istruzione, meno capacità: «La scuola selettiva – si legge nella Lettera a una professoressa – è un peccato contro Dio e contro gli uomini. Ma Dio ha difeso i suoi poveri. Voi li volete muti e Dio v’ha fatto ciechi».
Fare scuola significava per il maestro Milani riscattare la dignità dei poveri, educare alla cittadinanza, imparare a crescere come «sovrani» consapevoli dei propri diritti ma soprattutto, come ha sottolineato papa Francesco, «risvegliare l’umano per aprirlo al divino».La sua sensibilità alla giustizia sociale verrà esplorata sul versante del lavoro con un convegno a Bergamo, in una delle aree industriali più avanzate e al tempo stesso più colpite dalla pandemia. Non dimentichiamo che molte pagine di don Milani, dagli articoli per la rivista di don Mazzolari ai resoconti di Esperienze pastorali alle lettere ad amici e familiari, sono una lucida denuncia delle condizioni di sfruttamento degli operai, del lavoro minorile, dell’arroganza padronale.
Oggi la globalizzazione ha cambiato modi e luoghi della produzione e segnato un’era di espansione economica ma il divario tra ricchi e poveri non è affatto diminuito mentre ci sfidano nuove forme di precarietà e di discriminazione salariale, una contabilità dei morti sul lavoro che ci riporta al passato, un’insopportabile disoccupazione giovanile. Intendiamo approfondire la sua lezione su giustizia, legalità e pace dedicando due giornate al rapporto tra Milani e la Costituzione. Una si svolgerà ad Assisi in collaborazione con la Pro Civitate in un convegno, a fine agosto, dal titolo: Vangelo e Costituzione. L’altra a Monte Sole dove faremo incontrare il priore di Barbiana con il monaco difensore della Costituzione.Si tratta di temi tutt’altro che scontati anche oggi, affrontati da don Lorenzo negli scritti riuniti con il titolo L’obbedienza non è più una virtù e nei quali il contrasto tra leggi ingiuste e leggi giuste si risolve con un’idea esigente di legalità, fondata sulla Costituzione e la democrazia. Di fronte a scelte sbagliate del legislatore Milani insegna ai suoi ragazzi a lottare per cambiare con le armi non violente della politica e della democrazia.
Così anche per la guerra che non trova giustificazione nè per la Costituzione nè per il Vangelo, soprattutto quando l’umanità è minacciata dalla distruzione nucleare. Penso anch’io come papa Francesco che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e mi chiedo a cosa si appellerebbe don Milani per invitarci a un impegno più stringente per la pace, contro l’aumento incontrollato degli armamenti. Ma porteremo don Milani anche in Parlamento, dove lui voleva far eleggere tanti poveri proprio per cambiare le leggi ingiuste. Sarà un evento immaginato per avvicinare i più giovani alle parole di don Lorenzo, con la lettura di brani scelti delle sue opere. Come i classici, le parole di Milani possono coinvolgere anche la generazione di Tik Tok. Invitano a reagire alle ingiustizie, a indignarsi per le storture del mondo, a guardare oltre, a impegnarsi con gli altri nella cura dei beni comuni. Non mancheranno iniziative e concorsi destinati a coinvolgere gli studenti delle scuole di primo e secondo grado. Tutte le informazioni sul centenario saranno via via disponibili sul sito già attivo: www.donmilanicentenario.it A Barbiana sabato mattina ci saranno anche il presidente della Conferenza episcopale italiana mons. Zuppi e il presidente della Repubblica, Mattarella.
Siamo grati a entrambi per aver accettato l’invito del Comitato nazionale a intervenire. Papa Francesco con il suo pellegrinaggio nel giugno del 2017 ha indicato in don Milani un esempio di fedeltà al Vangelo da seguire. La presenza del Capo dello Stato riveste per noi un valore altrettanto importante. È il riconoscimento, seppure tardivo, di una fedeltà alla Costituzione che don Lorenzo ha cercato di attuare spronando ciascun di noi a fare altrettanto. L’arcivescovo di Firenze, il cardinale Betori, che ci sta accompagnando con grande affetto e intelligenza ha chiesto a papa Francesco di ricevere il Comitato. Siamo fiduciosi che ancora una volta ci accoglierà.
Rosy Bindi
presidente Comitato nazionale Centenario don Lorenzo Milani