Firenze

Il cardinale Betori in Palazzo Vecchio per parlare di pace: «Padre Balducci e don Milani, testimoni di nonviolenza»

«L’ambito della promozione della pace – ha sottolineato l’Arcivescovo – costituisce uno degli spazi più significativi di quel dialogo tra Chiesa e società che è costitutivo della identità stessa della Chiesa e che caratterizza le società in cui il fattore religioso è visto come una risorsa a vantaggio dell’intera collettività». «La Chiesa – ha aggiunto Betori – non vuole invadere territori non suoi, ma sente come suo dovere pronunciare una parola di verità su tutto ciò che riguarda l’uomo, la sua dignità, la sua esistenza personale, la convivenza sociale. Non è una parola che vuole costringere alcuno, quella della Chiesa; essa si propone alla considerazione e al confronto argomentato, in cui valgono i criteri della ragione e non della fede, qualsiasi essa sia». Il Cardinale ha quindi ricordato le parole di Papa Francesco: «Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini».

«La nonviolenza: stile di una politica per la pace»è il tema del messaggio del Papa: «Un tema questo – ha sottolineato Betori – che dovrebbe esserci particolarmente a cuore, dal momento che la nostra comunità ha espresso due testimoni di prima grandezza della nonviolenza: padre Ernesto Balducci e don Lorenzo Milani». L’Arcivescovo ha anche ricordato, citando il Papa, che «la violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiché grandi quantità di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, può portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti». La nonviolenza invece non significa disimpegno o passività, ma «si esprime in forme concrete ed efficaci di presa in carico dei problemi dell’uomo. Lo mostrano numerosi testimoni della nonviolenza, fra cui Papa Francesco ricorda Santa Teresa di Calcutta, il Mahatma Gandhi, Martin Luther King, San Giovanni Paolo II».

Ricordando i richiami del Papa contro l’iniquità, le diseguaglianze sociali, la corruzione, lo spreco di risorse, Betori ha concluso: «Ritrovo in queste parole ambiti concreti che possono orientare l’azione di quanti hanno responsabilità in e per questa città. Sono spazi che richiedono la collaborazione di tutti noi. La strada che indica il Papa è chiara e definita, delimitata da una coerente visione dell’umano e da una impegnativa scelta di dialogo e di solidarietà. Siano queste parole per noi una indicazione, un auspicio e un impegno».

Il cardinale Betori è stato accolto dal sindaco Dario Nardella e dalla Presidente del Consiglio comunale Caterina Biti. «Quello di Papa Francesco – ha affermato Nardella – è un messaggio semplice, diretto e profondo, che non gira intorno ai problemi, ma li affronta con genuinità, sincerità e coraggio. Quest’anno si concentra sul tema della non violenza come stile di vita, come cifra delle relazioni tra gli esseri umani a tutti i livelli». «Dopo che abbiamo assistito a un ‘900 devastato da due guerre mondiali, oggi siamo di fronte a una nuova sfida che non può essere considerata, secondo termini convenzionali, guerra ma che forse è persino più pericolosa e devastante – ha spiegato il sindaco -: siamo di fronte a un mondo frantumato in cui le relazioni umane si perdono e l’egoismo sociale predomina sul resto, dove il materialismo schiaccia qualunque altro valore o principio e si perde il senso della relazione con l’uomo». «Trovo che il messaggio del Papa sia un faro per tutti noi, per i credenti e non, perché usa parole, frasi ed espressioni universali comprensibili – ha continuato -. Credo che la non violenza sia il vocabolario da utilizzare anche nel dialogo tra le confessioni religiose. Al nostro cardinale dobbiamo dare atto dello sforzo messo in campo per agevolare e promuovere il dialogo tra le confessioni religiose. Si tratta di un grande sforzo di ecumenismo, di intelligenza e lungimiranza».