Pisa

IL CANTICO DEI CANTICI

di Graziella Teta

Due prime assolute per il penultimo e atteso concerto di musica sacra della nona edizione di «Anima Mundi», domenica scorsa alla Cattedrale di Pisa. Evento di richiamo, che ha attirato un gran pubblico. Presente anche il nostro arcivescovo. Apertura di serata con l’esecuzione di «En archè en o lògos» («In principio era il Verbo») di Stefano Maria Torchio. Atmosfera rarefatta, creata dalla dialettica della versione originale in greco antico e quella moderna in inglese dell’incipit del Vangelo di Giovanni. Si tratta del brano vincitore della IIª edizione del concorso internazionale di composizione di musica sacra indetto dal comitato promotore di «Anima Mundi»; iniziativa plaudita da più parti, che offre ai giovani talenti – come il 25enne compositore padovano – l’occasione per emergere.Cambio di scena per la seconda parte della serata, aperta da monsignor Marco Frisina che ha introdotto la sua ultima opera, «Il Cantico dei Cantici»: un oratorio per voci recitanti, solisti, doppio coro a voci miste e doppia orchestra, per uno straordinario insieme di 150 elementi. Qui, ha spiegato il maestro, «il Nuovo Testamento commenta l’Antico», ossia quel Cantico per eccellenza che celebra l’amore reciproco di un amato e di un’amata, che si raggiungono e si perdono, si cercano e si trovano. Nella sua elaborazione dei testi biblici, monsignor Frisina ha voluto far emergere le corrispondenze fra il Vangelo (di Giovanni in particolare) e il Cantico: «L’amore di Cristo per la Chiesa è lo stesso di quello dello Sposo per la Sposa e viceversa. L’amore umano trova la sua origine e il suo fine in Dio stesso, che è Amore».Particolare l’organico dell’oratorio: da una parte, il coro e l’orchestra grande con due solisti di canto (soprano e tenore) e i loro «alter ego» recitanti: erano loro i ruoli dello sposo e della sposa del Cantico; dall’altra parte, un altro coro e un ensemble di dieci strumenti con due solisti di canto (la Chiesa-mezzosoprano e Cristo-baritono), cui erano affidati i testi del Nuovo Testamento. I due gruppi hanno dialogato in contrappunto lungo i dodici quadri dell’oratorio, per poi unirsi nel finale all’unisono su «Deus Charitas», Dio è amore.Applausi, con qualche distinguo. Quattro solisti convincenti: Masha Carrera (soprano), Svetlana Spiridonova (mezzosoprano), Alessandro Luciano (tenore) e Joon Suh Park (baritono, è un Gesù dagli occhi a mandorla). Due voci recitanti che avremmo voluto più appassionate: l’attrice Claudia Koll, qui pallida Sulammita, e l’attore Luca Lionello (era Giuda nel film di Gibson «La passione di Cristo»). Due artisti «segnati» da una profonda esperienza di conversione. Coinvolgenti i cori, la Cappella Musicale della Cattedrale di Pisa e il Coro Musicanova di Roma, e la doppia orchestra del Conservatorio di Musica G. Frescobaldi di Ferrara, diretta da Giorgio Fabbri.Molto applaudito monsignor Frisina anche dal pubblico che l’ha ascoltato, sabato pomeriggio all’Auditorium Toniolo, parlare sul tema «Il Cantico dei Cantici: un libro sull’Amore tra antico testamento e mistica cristiana». Frisina ha proposto un affascinante percorso sulle origini «del più grande dei cantici, che parla dell’amore del Dio di Israele per il suo popolo», seguendo le tracce dei grandi profeti (Osea, Isaia, Geremia, Ezechiele).Si è trattato di una occasione imperdibile per incontrare il grande compositore, noto autore di canti liturgici; direttore dell’ufficio liturgico del vicariato di Roma e maestro direttore della Pontificia Cappella Musicale Lateranense; fondatore del Coro della diocesi di Roma, ha composto oratori sacri, colonne sonore di molti film storico-religiosi e «La Divina Commedia. L’Opera», prima trasposizione in chiave musicale mai realizzata del capolavoro dantesco.L’Opera Primaziale Pisana che «firma» Anima Mundi, con Provincia e Comune di Pisa, e Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, invita al settimo e ultimo appuntamento, venerdì 9 in Cattedrale. L’edizione 2009 della rassegna internazionale di musica sacra, segnata da gran successo di pubblico (apprezzata la novità dell’ingresso gratuito, sebbene la prenotazione richiedesse, in alcuni casi, anche più di due ore di fila), ha disegnato una traiettoria attraverso il Settecento europeo, dai trionfi barocchi allo stile classico. Dal concerto di apertura del 15 settembre (Haendel, «Israele in Egitto») a quello di chiusura (Haydn, «La Creazione»), entrambi affidati al direttore artistico Sir John Eliot Gardiner. Programma di alto livello, che ha appagato tutti i palati.