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Il canale maestro della Chiana: in bici sulla via dell’acqua.

Una pedalata lungo il Canale maestro della Chiana e siamo in viaggio nel tempo e negli elementi: si pedala nel cuore della civiltà etrusca e nel segno delle acque in un territorio disegnato dalle forze della natura e dalle mani dell’uomo. La storica opera di bonifica iniziata nel XVI secolo ha trasformato la Val di Chiana in un importante centro agricolo. Ancora oggi l’economia locale è fortemente radicata ai prodotti della sua terra dove si pedala sulle strade del formaggio, della frutta, dell’olio, del vino e della chianina. Tra Arezzo e Chiusi molteplici sono le possibilità di entrare in sintonia col cuore di una terra tutta da vivere, nel segno della storia e dell’arte lungo la storica via d’acqua.Il sentiero ciclopedonale del Canale maestro della Chiana che unisce Arezzo con Chiusi è un percorso di circa 62 chilometri attrezzato e protetto per chi viaggia in bici o a piedi. L’antica strada utilizzata per la manutenzione del canale e delle chiuse costituisce infatti un tracciato naturale privo di dislivelli, adatto a un turismo sportivo familiare. Viaggiare lentamente lungo il Canale maestro della Chiana in terra di Siena e d’Arezzo vuol dire scoprire la natura di una terra che l’ingegno umano ha sottratto all’acqua. E non solo. Nella grande valle affondano le radici magiche della civiltà etrusca. La Val di Chiana è una terra in movimento e l’opera secolare di risanamento è il simbolo di una continua trasformazione.L’opera di bonifica del territorio ha visto coinvolti ingegneri, matematici, idraulici, cartografi, agronomi e architetti: da Leonardo da Vinci all’aretino Vittorio Fossombroni, tecnico illuminato che vi ha lavorato per oltre 50 anni fino alla sua morte avvenuta nel 1844. Il Canale maestro della Chiana rappresenta un’opera di ingegneria idraulica storica che ancora oggi svolge una importante funzione sul territorio. Anticamente il fiume «Clanis» confluiva, tramite il fiume Paglia, nel Tevere scorrendo verso sud. Intorno all’XI secolo la valle cominciò a impaludarsi a causa del lento sollevarsi dei terreni nella zona di Chiusi per movimenti tettonici e deposito di materiali erosivi. Il fiume «Clanis» non riusciva a defluire regolarmente verso il Tevere allagando la valle per ben cinque secoli. L’intervento iniziale dei Medici e successivamente degli Asburgo – Lorena divenuti Granduchi di Toscana iniziò il processo di trasformazione della valle. Con l’opera di bonifica e la realizzazione del Canale Maestro, attraverso colmate, ponti canali, gallerie, chiaviche e chiuse il corso dell’acqua ha cambiato direzione e procede verso nord per confluire nell’Arno. Il risultato, dopo secoli di palude, è una tra le valli più fertili della nostra penisola: 185 chilometri quadrati di estensione di cui 80 sottratti all’acqua e difesi da 630 chilometri di arginature.Il tempo è la chiave di lettura di questa strada per cicloturisti, nel senso di riscoperta della lentezza e nel senso di viaggio in un passato lontano e misterioso nel segno della civiltà etrusca. Si viaggia in un presente tutto da scoprire sulle tracce di un affascinante passato, lungo un percorso che inizia a Chiusi, nel labirinto di Porsenna, il re etrusco che osò sfidare Roma sconfiggendola, fino alla Chimera di Arezzo, celebre bronzo del IV scolo a.C. (conservato nel Museo archeologico di Firenze). Il viaggio etrusco passa attraverso mura millenarie e necropoli come quelle di Cortona e Castiglion Fiorentino. Tracce «vive» dell’antica Curtun etrusca sono visibili nella «Tabula Cortonensis», risalente al III-II secolo a. C.; la «Tabula» costituisce uno dei documenti più importanti della civiltà etrusca: si tratta di un contratto che attesta la vendita di terreni tra famiglie del territorio cortonese a testimonianza della intensa attività agricola e commerciale dell’epoca. Imponenti blocchi di pietra arenaria sono ancora visibili nelle mura di Castiglion Fiorentino, altra capitale etrusca e tappa importante di questo viaggio. Storia dunque, ma anche natura in questa Toscana di confine dove gli specchi d’acqua dei laghi di Chiusi e Montepulciano, ricchi di flora e fauna, censiti dai ricercatori del Cnr come importanti biotopi, rappresentano oasi di grande interesse per cicloturisti appassionati di osservazione dei volatili.