Italia
Il calcio toscano visto dalle curve
Questo pisano con la faccia che strappa subito un sorriso («troppo lunga e col capello pisciato», definizione di Antonio Ricci) sa restituirti un po’ di profumo di pane (mischiato al peperoncino) rubato tra i miasmi di un calcio puzzolente, inquinato dagli scandali telefonici, dopato dai soldi facili. Un mondo che troppo spesso ha riposto l’etica in un armadietto degli spogliatoi buttando la chiave. «Molti dei padroni del vapore dice Militello riducono il tifoso a mero consumatore: comprami il biglietto, l’abbonamento, la maglietta….
Ma è un mondo che gira alla rovescia, la realtà è che il tifoso è il vero motore di tutta la baracca, il propulsore che paga di tasca sua, tenendo su tutto un movimento». E che se vede il marcio non sta a guardare. «I tifosi sono anni avanti, hanno l’occhio lungo: quattro anni fa (e sottolineo: quattro anni fa) gli interisti scrissero: Del Piero parla agli uccelli, Moggi parla agli arbitri».
E i processi estivi? «Purtroppo l’esigenza di rispettare le scadenze ravvicinate di questo barnum che è il calcio moderno ha portato a fare processi in fretta e furia, mi auguro che in questa seconda fase di riscrittura delle regole si riesca a essere più efficaci. Le occasioni non vanno perse per la strada, soprattutto perché sono i tifosi a rimetterci, e molti, si sa, son calcio-dipendenti, aspettano la partita tutta la settimana, gli levi il calcio, gli levi la poesia».
Già, i tifosi. Militello, che delle storie dei tifosi ne ha fatto un mestiere, ha l’occhio giusto per raccontarceli, soprattutto da pisano doc, cresciuto poi a Chianciano Terme può raccontarci bene quelli toscani, produttori inesauribili di striscioni irriverenti. «Conoscendo i miei polli, anche quest’anno, con quattro squadre toscane in serie A, sarò molto avvantaggiato nelle ricerche. In Toscana goliardia e ironia ce l’abbiamo nel dna, basta entrare in un barrino e stare a guardare quattro vecchietti che giocano a briscola: è già teatro».
Nelle sue scorribande tra gli stadi dell’italica dissacrazione, i vari Franchi, Picchi, Arena Anconetani sono fucine di personaggi da cabaret. Basta dargli il la che Militello non finirebbe più di raccontarti aneddoti. «A Firenze è il primo della sua lista c’è il mitico Ciuffi, che anni fa pagava di tasca sua (rovinandosi) interi pullman pur di portare in trasferta più tifosi viola possibile. A Pisa c’era la Rina, un’arzilla signora-ultrà sempre col suo pacchetto di seme in mano, che purtroppo dopo una brutta caduta a Spezia non segue più i nerazzurri dal vivo. A Empoli c’è un centro coordinamento efficientissimo, l’anno scorso mi misero a disposizione persino un trattore per farmi fare una gag! A Siena ricordi di epiche mangiate (e bevute) pre e post partita, c’è un modo di approcciarsi alla partita tutto particolare. Esiste un sito vsvf (il cui significato vi censuro) dove un tifoso un po’ stravagante fa scatti alle scollature delle tifose in curva. A Livorno ricordo il proverbiale calore della gente, con un leitmotiv ricorrente boia, ci fai schiantà, sei troppo ganzo, peccato l’uni’a ‘osa è che sei pisano!!!».
È il calcio che piace ai più, quello delle storie da raccontare, del campanilismo intelligente, delle curve variopinte (con la politica fuori e i bimbi allo stadio coi genitori). Il derby poi è il momento d’oro per sfogarsi in rime baciate e sfottò, attingendo a pieni mani dalla storia toscana fatta di secoli di lotte intestine tra comuni, famiglie e signori, tra bianchi e neri, guelfi e ghibellini, cerchi e donati.
«Uno striscione che amo ricordare è quello degli empolesi in un derby col Siena, perché è anche un esempio di striscione alto, nel senso che mischia intelligenza e ironia. Gli empolesi avendo sulle scatole sia i senesi che i fiorentini fecero uno striscione geniale che recitava: Nel 1260 noi si tifava per l’arbitro citando la battaglia di Montaperti dove si scozzarono guelfi fiorentini e ghibellini senesi. Ma poi al di là dei derby i toscani tirano fuori sempre frasi fulminanti. Due per tutte viste a Firenze: Per Kakà pensa a Galliani, o quando ci fu la vicenda di Lapo Elkann scrissero Dopo la mucca pazza, gli agnelli tossici. Veramente un campionario innumerevole. Speriamo duri».
I rapporti tra «cugini» sono comunque argomenti sempre attuali, che occupano paginate di forum. Il derby Fiorentina-Siena è recente, ma la ruggine tra le città affonda nella storia, e i tifosi si sbizzarriscono nel rammentarsi gli sfottò più riusciti. Per i fiorentini si va dal cabarettistico «In…contrada sì, ma Vanessa» ai più storici «Ieri schiavi ghibellini, oggi solo contadini» e «Pisani e senesi gemelli siamesi».
I senesi rispondono per le rime girando il dito in piaghe aperte: «1966-2003 sempre ripescati». Tra empolesi e fiorentini correva buon sangue almeno fino a quando, stagione 2002-2003 con Empoli in A e Fiorentina in C2, gli azzurri ebbero la bella idea di mettere un bel cartello vicino all’ingresso della superstrada Fi-Pi-Li che recitava: «Per la serie A, proseguire di 30km». In compenso il feeling regge tra empolesi e amaranto labronici (soprattutto per «rosse» ragioni politiche).
Ma a Livorno («comune depisanizzato») nonostante l’esaltazione per l’Europa, il clima è bollente: c’è da smaltire le scorie dell’infausta amichevole estiva Italia-Croazia (con i tifosi della curva a fischiare l’inno di Mameli), che ha prodotto un acceso dibattito in città, con tanto di schermaglie tra esponenti politici. La Curva Nord ha annunciato lo scioglimento di tutti i gruppi organizzati. Ma anche se la curva è malata, a Livorno la medicina è il sarcasmo, almeno finché ci sarà il «Pisano Vivin C».