Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Il cagnolino della santa cantato nei sonetti

Ricchissima è la raccolta di tradizioni popolari che, nel corso di sette secoli, sono fiorite intorno alla figura e alla vita penitente di Santa Margherita, come abbondante è la produzione letteraria e artistica riferita alla terziaria francescana cortonese: basti citare le numerose «Vite» che, sulla scorta della «Legenda» del suo confessore frate Giunta Bevegnati, mettono in evidenza le vicende e le aspre penitenze a cui si assoggettò la Santa come riparazione di una prima fase della vita non esemplarmente cristiana. Ricorderemo anche, nel campo musicale, l’invocazione al Crocifisso nel Laudario cortonese, l’opera Margherita da Cortona di Licinio Refice del 1937, e l’oratorio Santa Margherita da Cortona, composto e diretto da Marco Frisina e dallo stesso maestro presentato a Cortona in anteprima mondiale il 23 luglio 2005.Fra le numerose tradizioni locali, che più da vicino rispecchiano la cultura e la sensibilità popolare, vogliamo citare quella del cagnolino che avrebbe richiamato l’attenzione di Margherita e l’avrebbe guidata ai piedi della quercia, tuttora visibile presso la cappella del Pentimento a Petrignano, sotto la quale giaceva il cadavere di Arsenio. Il cagnolino è diventato ormai elemento insostituibile nell’iconografia margheritina, tanto che la presenza della simpatica bestiola serve ad identificare immediatamente la figura della Santa.Trascriviamo, fra tanti, un sonetto dovuto alla penna di un prelato veneto, probabilmente l’arcivescovo di Udine, che l’ha pubblicato in quella città nel 1802 nel volume Lo Specchio dei Penitenti (ed. Fratelli Pecile). Che mai vuol dir quel cagnolin gentile,Margherita, ch’è tua delizia e cura?ve’ che in suon mesto ei geme ad uom similee dà segni di duolo e di paura. Sebben sia privo d’uman senso e stile,pur come meglio puote ei t’assicura(e freme e latra e par che prieghi umìle)di qualche strana e più trista ventura. E ben n’hai il cor al suo apparir presago,il cor che palpitar ti senti in petto:e tetra ti funesta orrida imago. Poi che tornar chi del tuo amor è obiettonon vedi col fedel cagnolo e vago,fiendonti l’alma rea tema e sospetto.

Sarebbe davvero interessante raccogliere organicamente le testimonianze del tempo, documenti del magistero della Chiesa, le tradizioni popolari, gli scritti dei devoti, degli agiografi e dei poeti che, nei vari momenti storici e nelle diverse espressioni dell’arte, hanno prodotto opere di indiscusso valore per suscitare ammirazione e devozione verso Santa Margherita che è stata, è e resterà, come scrive un suo biografo, Louis Leclève, «la dolce patrona dell’umanità che spera».