Arte & Mostre
Il Beato Angelico fra arte e storia
Evidentemente non ci si era resi conto di ciò che è veramente il rinascimento fiorentino nei primi decenni del ‘400: l’uomo è considerato copula mundi (come affermerà successivamente Leonardo) non perché si neghi Dio, ma perché egli non può conoscere ciò che lo circonda se non attraverso la propria ragione. Poiché Dio ha creato l’universo mediante leggi matematiche (eterne e immutabili), è mediante la matematica che è la logica che l’uomo può conoscere il mondo, esserne il centro.
Fra le molte opere dell’Angelico, tutte di argomento sacro (ma il tema religioso era d’altra parte comune) ci limiteremo, per ragioni di spazio, ad accennare ad alcune soltanto.
Fra quelle su tavola citiamo in particolare un quadretto, ovvero L’imposizione del nome al Battista, databile intorno al 1435 o poco prima. Qui c’è una comprensione profonda dell’umanesimo fiorentino, non soltanto per il rigoroso impianto prospettico, che permette a ognuno dei protagonisti, realizzati volumetricamente, di occupare il proprio posto l’uno in relazione con l’altro, ma anche rendendo il significato dello spazio delimitato entro un giardino, e, al tempo stesso, aperto, sopra il muro di cinta, a sinistra, col verde degli alberi contro il blu del cielo, e, a destra, mediante la porta ad arco e il corridoio, che, attraversando la casa, conduce verso un altro spazio alberato. È un’integrazione reciproca fra interni ed esterni come accade anche nell’architettura coeva.
Ma dove l’Angelico raggiunge il punto culminante della sua arte compiutamente rinascimentale, pur nella interpretazione religiosa domenicana, è nel grande ciclo di affreschi del convento di San Marco, che il 21 gennaio 1436 il papa Eugenio IV aveva ceduto ai domenicani di Fiesole e che Michelozzo, su commissione di Cosimo de’ Medici, ricostruì interamente dal 1437 al 1452. L’opera dell’Angelico è monumentale per la complessità tematica e per il livello qualitativo. La vastità dell’impegno obbliga l’autore a servirsi di una larga schiera di collaboratori: perciò non tutti gli affreschi hanno lo stesso valore; ma molti sono di sua mano (e sono altissimi) e tutti, comunque, sono stati diretti e coordinati da lui.