Lettere in redazione

Il battesimo di Magdi Allam

Caro Direttorein tanti abbiamo pensato che la conversione plateale al cattolicesimo di Magdi Allam sia stata pensata per affermare il diritto di ogni uomo alla libertà religiosa. È assurdo che nel 2008 qualcuno sia minacciato di morte se cambia religione. Il Vaticano ha fatto bene però a precisare che l’accoglienza di un uomo nella Chiesa cattolica non significa condividerne tutte le posizioni. Luca Draperindirizzo email

Ogni conversione al Cristianesimo è sempre frutto di un cammino spirituale che, sotto l’influsso della Grazia, porta ad una scoperta e ad una adesione forte alla persona di Gesù, che conduce al Padre. E per essere autentica comporta un cambio di vita e di mentalità e per questo ha anche una dimensione culturale. Resta comunque un fatto essenzialmente intimo e personale, che postula riservatezza ed esige rispetto. Certo, quando chi si converte è persona nota e, per molti aspetti, pubblica la conversione fa notizia, trova consenso, ma anche solleva critiche e obiezioni. È quanto è avvenuto per Magdi Allam: sia perché ha ricevuto – insieme ad altri sette adulti provenienti da ogni parte del mondo – il battesimo dal Papa in S. Pietro nella notte di Pasqua, ma soprattutto perché si tratta di un musulmano – anche se non praticante – che aderisce al cattolicesimo, pubblicamente e non in segreto, come avviene molto spesso anche in Italia, per paura di rappresaglia.

Magdi Allam, pur provenendo da una famiglia musulmana, in Egitto, dove è nato nel 1957, è stato educato dai Salesiani. Giunto in Italia nel 1972 si è laureato alla Sapienza di Roma e dopo la laurea ha iniziato una vita da giornalista fino a giungere come vice-direttore al «Corriere della Sera».

In questi anni ha approfondito sempre più il fenomeno dell’Islam radicale, esprimendo giudizi anche molto negativi, evidenziando sempre però che il fondamentalismo non corrisponde al sentire della maggioranza dei musulmani.

È iniziato da qui il suo distacco dall’Islam e il cammino che l’ha portato, dopo un lungo periodo di preparazione, a chiedere di essere battezzato con il nome di Cristiano. E la Chiesa lo ha accolto, pur precisando, come lei ben ricorda, caro Draper, che «questo non significa condividere tutte le sue posizioni» e i giudizi sul mondo islamico. Ma da questa vicenda emergono chiari almeno due messaggi. Il primo – come ha scritto l’«Osservatore Romano» – «mite e forte» è il «valore della libertà religiosa che è anche libertà di cambiare religione, come fu sottolineato dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1946». «E così chiunque chieda senza costrizione il battesimo ha il diritto di riceverlo». Libertà quindi di abbandonare l’Islam e di convertirsi, come del resto avviene senza alcuna conseguenza per coloro che dal Cristianesimo passano all’Islam.

L’altro messaggio evidenzia il dovere della Chiesa di annunziare il Vangelo a tutti i popoli, perché tutti hanno diritto di conoscere Cristo. Nessuno escluso. Certo andranno sempre verificati modi e tempi per non ripetere errori del passato e non scadere nel proselitismo, ma l’evangelizzazione per la Chiesa tutta resta l’impegno primario.