Toscana

Idee per uscire dalla crisi solo uniti ci si può riuscire

di Ennio Cicali

Da un lato, la Toscana che cresce. Dall’altro le decine di migliaia di piccole e piccolissime imprese che  da sole non riescono a superare la crisi. E allora? «Insieme per crescere» è l’iniziativa lanciata da Banca Cr Firenze – Intesa  Sanpaolo per compattare tutte le forze della Toscana. I forti, ma anche i più deboli, quelli che da soli non ce la fanno: una bella impresa in una regione dalle radicate tradizioni individualiste. Eppure, non si può fare diversamente. Il punto di partenza è stato il forum sull’economia regionale che in un confronto corale e aperto ai temi dell’economia locale come non accadeva da tempo in Toscana ha riunito oltre 600  tra imprenditori, professionisti e associazioni di categoria per un vero e proprio «cantiere» per individuare strumenti e priorità potenzialmente capaci di dare slancio al futuro dell’economia regionale.

«Vogliamo costruire un nuovo rapporto con le imprese», spiega il direttore generale di Cr Firenze  Franco Nebbia. Non c’è altra soluzione, aggiunge «o si ragiona tutti insieme sulla via da seguire o, se ognuno va per la propria strada, ci sarà chi vince e chi perde: E questo la Toscana non se lo può permettere. È una grande regione dove però ci sono competenze non utilizzate e dati che non si scambiano».

Punto di partenza la relazione di Stefano Casini Benvenuti per l’Irpet (l’istituto regionale per la programmazione) che ha posto l’accento su due caratteristiche dell’economia toscana: un dinamismo demografico particolarmente lento e una maggiore difficoltà del comparto industriale.  Le caratteristiche di fondo del manifatturiero toscano: piccola impresa e specializzazione prevalente in produzioni tradizionali e a scarso contenuto tecnologico (moda e dintorni). Quello che è stato per anni un elemento di forza, oggi  è un elemento di debolezza. L’avvento dei nuovi competitori asiatici, proprio nelle produzioni più tradizionali, la difficoltà di sostenere ricerca e sviluppo e di operare efficacemente sul fronte della internazionalizzazione, hanno colpito la piccola impresa tradizionale, rendendola gradualmente meno competitiva. Un modello, spiega Casini Benvenuti, le cui caratteristiche da punto di forza sono oggi divenute un fattore di debolezza, anche per effetto delle inefficienze di funzionamento del sistema circostante, dai servizi alle professioni, dalla pubblica amministrazione alle infrastrutture.

La prima parte del forum è stata scandita dal lavoro di cinque gruppi misti tra imprenditori, associazioni di categoria, professionisti, sindacati e manager bancari, che si sono confrontati sulle tematiche individuate come macro aree di intervento per le imprese toscane,  individuando le proposte ritenute più importanti e improrogabili per l’economia locale. Su queste proposte si è poi avviato il confronto vero e proprio con gli imprenditori toscani, presenti in gran numero nell’auditorium di Banca CR Firenze. Sono stati gli stessi imprenditori a giudicare e votare in tempo reale – attraverso un telecomando – le proposte emerse dai gruppi di lavoro come azioni prioritarie. Il risultato ha portato alla definizione delle emergenze per il rilancio dell’economia regionale dal punto di vista degli imprenditori.

Dal forum prende vita un confronto ben definito: un gruppo di lavoro terrà costantemente il contatto con le imprese, attraverso l’area «news» del sito www.bancacrfirenze.it e la casella di posta elettronica toscanacresciamoinsieme@carifirenze.it. Attraverso il dialogo, saranno definiti sia i contenuti delle risposte alle richieste delle imprese, sia i prossimi appuntamenti per gli stati di avanzamento delle attività. L’obiettivo è di arrivare a specificare – con accordi, partnership, piani condivisi o contratti – quelle iniziative concrete sia finanziarie che sistemiche in grado di rispondere alle richieste avanzate dalle imprese.

La schedaQueste le iniziative necessarie che, secondo gli imprenditori, il sistema economico, istituzionale e finanziario toscano dovrebbe affrontare urgentemente e congiuntamente.

– Crescita dimensionale e patrimonializzazione: il 49% ha scelto di «favorire l’incremento del patrimonio aziendale e la capacità di ricorrere al credito per investire»; il 29% ha votato «promuovere i processi di aggregazione aziendale finalizzati al conseguimento di reali vantaggi competitivi, compreso l’accesso ai mercati di sbocco».

– Internazionalizzazione: il 31% ha indicato come iniziativa prioritaria quella di «favorire l’aggregazione e/o lo sviluppo dimensionale delle imprese»; il 25% ha scelto di «capitalizzare le potenzialità offerte dai network internazionali delle banche italiane per analizzare i mercati e le aziende».

– Ricerca sviluppo e innovazione: il 49% è andato alla proposta di «sostenere la nuova imprenditorialità con semplificazione, agevolazioni fiscali, tutoraggio, credito e supporto dei confidi»; il 23% ha votato come «incentivare lo sviluppo del capitale umano valorizzandone la partecipazione al sistema delle aziende».

– Start-up e management del futuro: il 54% ha votato per la «semplificazione, a partire dal rating dell’azienda fino alle modalità di creazione della rete d’impresa; importante anche l’alleggerimento della pressione fiscale e le agevolazioni per le start up, come ad esempio la legge sul lavoro». Il 20% è a favore di una «struttura stabile fra accademia, finanza, industria, ordini professionali per consulenza e formazione sulla cultura d’impresa e start-up».

– Come riposizionare le aziende in difficoltà: un tema di difficile analisi, poi si è scelto di considerare l’azienda come un «paziente», nella logica che prevenire è meglio che curare (ovvero meglio agire prima che la crisi costringa le aziende a scelte obbligate e dolorose). Il 30% ha scelto di «creare un pool di specialisti», per guidare  l’impresa in quelle scelte complesse a volte necessarie. Il 27% punta alla «creazione di un centro diagnostico» per una gestione meno articolata e confusa delle molte informazioni a cui un’azienda deve far riferimento, favorendo ad esempio un maggior collegamento tra sistema di imprese, università, relazioni industriali.