Opinioni & Commenti

Idee nuove e partecipazione per riconciliarsi con la politica

di Claudio Turrini

C’è qualcosa che lega Firenze a Perugia, la «convention dei rottamatori» a quella di «Futuro e Libertà». È il senso di disagio per questa stagione politica. Per un’Italia – come ha detto il card. Bagnasco nella prolusione all’Assemblea della Cei– che «galleggia», «inceppata nei suoi meccanismi decisionali, mentre il Paese appare attonito e guarda disorientato». Un’Italia – sono ancora parole del presidente dei vescovi italiani – con «famiglie in difficoltà, adulti che sono estromessi dal sistema, giovani in cerca di occupazione stabile anche in vista di formare una propria famiglia», mentre in politica si registra «una caduta di qualità».

A Perugia Fini ha certificato il fallimento del «Popolo della Libertà», di cui era stato cofondatore. Ha chiesto a Berlusconi di «mostrare coraggio, dare un colpo d’ala», rassegnando le dimissioni e aprendo una nuova stagione politica per il centro destra con una «nuova agenda e un nuovo programma».

A Firenze, il duo Matteo Renzi e Pippo Civati ha lanciato la «grande scommessa di provare a cambiare non soltanto le facce di chi sta» in politica «da 30 anni, ma anche di provare a cambiare le idee e portare speranza». Anche loro chiedono di voltare pagina al grido «che si può credere in un’Italia più bella». Invocano primarie sempre, anche «per la scelta dei parlamentari e non “un casting” come è stato fatto nel 2008», anche nel centro-sinistra. La loro iniziativa, se ha raccolto l’entusiasmo di quasi settemila persone «qualunque», giunte a Firenze da tutta Italia, ha anche registrato il piccato ostracismo dell’intero establishment del Pd. Il segretario Pierluigi Bersani non è voluto intervenire e anzi ha organizzato a Roma, in contemporanea, un’assemblea dei circoli che ha riservato ai «rottamatori» solo una bordata di fischi.

Ma le analogie tra Firenze e Perugia finiscono qui. In un centro-destra e in un centro-sinistra sulla soglia dell’implosione per mancanza di idee e di coraggio. Che preferiscono le parole d’ordine rassicuranti al confronto delle idee. La nascita di «Futuro e Libertà» è la riprova di quanto denunciava Renzi alla Leopolda: «In un mondo normale i partiti rimangono fermi e i leaders cambiano, da noi i partiti cambiano e non c’è la possibilità di cambiare i leaders». E infatti sì è subito aperto il teatrino: crisi sì, crisi no, si dimetta lui, no sfiduciateci voi…

Dalla Leopolda arriva invece un messaggio di speranza, che va anche al di là del recinto del centro-sinistra. Per riconciliarsi con la politica gli italiani hanno bisogno di idee nuove, di speranze, di sorrisi, di partecipazione vera. Di mettere vino nuovo in otri nuovi. È vero, nella «Carta di Firenze» che ha concluso la convention alla Leopolda grandi idee non ci sono. Anzi, si mescolano sbrigativamente unioni civili e banda larga. Ma il metodo scelto e la spinta ideale sono quelle giuste. «Non è più tempo di galleggiare», ha ammonito il card. Bagnasco. Questa è l’«ultima fermata» per l’Italia.

Cei, la prolusione del card. Bagnasco