Pisa

I TURISTI? DEVONO SENTIRSI A CASA PROPRIA

di Andrea Bernardini

I villeggianti che, in estate, raggiungono le località turistiche della nostra diocesi non devono sentirsi semplici “ospiti”, ma, anzi, devono essere coinvolti nella partecipazione attiva alla vita della comunità di elezione”. Ne è convinto Marcello Tognoni, 64 anni, sposato e padre di due figli, originario di Pisa (anche se attualmente residente a Viareggio), dirigente storico del Centro sportivo italiano di Pisa e regionale, già dipendente del nostro ateneo (ha lavorato per 40 anni all’Orto Botanico). Tognoni è l’incaricato della Conferenza episcopale toscana (Cet) per la pastorale del turismo e del tempo libero.In estate le chiese delle città si spopolano, mentre si popolano quelle del litorale. Cosa può fare una comunità residenziale per far sentire «a casa loro» questi «parrocchiani d’elezione»?«Intanto vi do una bella notizia: da questa estate gli ospiti di tutte le strutture ricettive della Versilia, del barghigiano, di Marina e di Tirrenia trovano in camera una copia del Vangelo tradotta in cinque lingue. Certo, una copia del Vangelo non è sufficiente a far sentire il turista “a casa” nella comunità dove vivrà per diverse settimane. Per coinvolgerlo e renderlo partecipe basterebbero alcuni semplici accorgimenti: ad esempio l’affissione alla bacheca della chiesa, degli alberghi, delle pensioni, degli stabilimenti balneari di un foglio dove sono riportati gli orari delle celebrazioni feriali e festive, meglio se di tutta la zona. Mi è capitato spesso di accompagnare gruppi di giovani a questa o quella chiesa e di trovare le porte chiuse e di non sapere quando veniva celebrata la Messa. È vero che gli abitanti “locali” sono bene informati sugli orari delle celebrazioni, ma gli ospiti – anche quelli che si trovano lì solo di passaggio – quando non trovano una adeguata comunicazione finiscono per sentirsi “emarginati”… Potrebbe anche essere utile organizzare – ad esempio sul sagrato della chiesa – una serie di serate “a tema” o vere e proprie “feste dell’accoglienza”. Sono consapevole che non è facile ottenere dalle comunità delle località turistiche un supplemento di impegno – proprio durante le ferie. Eppure rimboccarsi le maniche è necessario».Turisti: semplici ospiti o fedeli da coinvolgere nella partecipazione attiva alla vita della comunità? «Se dici “turista”, pensi immediatamente ad un uomo od una donna in cerca di relax e che non desiderano essere troppo coinvolti. Eppure, se rivolgiamo loro proposte intelligenti e mirate, il loro interesse si ravviva. E allora: perché non organizzare una mostra in cui la parrocchia presenta le sue iniziative ordinarie e speciali del periodo estivo, accompagnando l’ospite a prendere contatto con quello che c’è e suggerendogli nuove esperienze? Potrebbe essere anche utile una distribuzione capillare di quei numeri del quotidiano “Avvenire” o del settimanale “Toscana oggi”, dove si parla della vita estiva di quella diocesi. In altri contesti (specialmente in Veneto) tutte le iniziative – e sono tante – culturali, ecclesiali, sociali, giovanili delle comunità sono raccolte in un depliant…».Se le località balneari sono mèta di migliaia di forestieri, in alcuni paesi delle Colline pisane, in estate, si «affacciano» diversi stranieri che qui hanno la loro seconda casa. Quale approccio verso costoro?«È vero, nelle colline si moltiplicano gli insediamenti di stranieri (tedeschi, inglesi, soprattutto) che acquistano casali e li abitano per lunghi periodi. Più che turisti li definirei “residenti temporanei”. La comunità parrocchiale deve trovare il modo – non facile perché spesso si tratta di cristiani non cattolici – di presentarsi e di coinvolgerli. Ne trarrà, di certo beneficio, entrando a contatto con esperienze di Chiesa molto diverse eppure ricche di testimonianza, freschezza e novità».