Opinioni & Commenti
I tagli alla cultura sono un freno allo sviluppo
di Giovanni Pallanti
La finanziaria proposta dal ministro Tremonti per il 2010 prevede dei tagli traumatici per la cultura, o meglio per le attività culturali, in Italia. La Toscana è sicuramente una delle regioni più penalizzate da questa scelta. Il commento più intelligente, razionale e saggio che si è letto, in questi giorni, su questo argomento, fatto in un convegno il 31 maggio a Livorno, è quello dell’arcivescovo Giuseppe Betori: «La cultura è anche impresa e lo è tanto più per la Toscana che, proprio sulla cultura, ha edificato la sua storia. Spesso ha detto l’arcivescovo di Firenze e presidente della Conferenza episcopale toscana quando c’è scarsità di risorse, indipendentemente dai governi, la prima a soffrire è la cultura, ma questa può non essere una buona scelta anche per il progetto di sviluppo di una Paese».
Questa considerazione del presidente dei Vescovi toscani basta e avanza per capire come si giuochi con il fuoco quando si mette in cassa integrazione la cultura e i suoi operatori a tutti i livelli. Oltre alla diminuzione dei fondi per le attività culturali dal 31 maggio il governo nazionale, con un decreto legge, ha azzerato tutte le indennità per gli amministratori degli enti e delle fondazioni culturali. Questo vuol dire che si colpiscono indiscriminatamente gli amministratori degli enti e delle fondazioni che hanno un bilancio in attivo o in pareggio così come chi ha un bilancio in deficit. Magari si poteva trovare una soluzione sanzionatoria a danno dei cattivi amministratori. Invece si è cercato la strada più demagogica: chi amministra enti e fondazioni culturali lo deve fare gratis anche se rimane responsabile del governo di centinaia di lavoratori e soprattutto responsabile per ogni atto votato nel cda sia sul piano penale, sia su quello civile e di eventuali danni erariali che gli amministratori dovrebbero pagare di tasca loro. Questo significa distruggere l’autonomia e quel che rimane del buon governo di alcune istituzioni culturali toscane e nazionali. Una misura assurda e paradossale.
Così come è orripilante quanto previsto dalla finanziaria per il futuro riconoscimento della pensione per l’invalidità civile. D’ora in avanti non basterà più il 74% di invalidità. Avrà diritto alla pensione chi otterrà il riconoscimento dell’85% di invalidità. Una domanda: chi avrà riconosciuta l’invalidità all’80 o l’81% sarà in grado di lavorare? e quale lavoro potrà fare? Una cosa è smascherare i falsi invalidi, levargli la pensione e processare loro e i medici che hanno riconosciuto la falsa invalidità.
Un’altra storia è quella di alzare l’asticella dell’invalidità in modo squallido fino al paradosso della quasi infermità del soggetto affetto da handicap. Un’altra questione è il condono fiscale per 2 milioni di immobili non registrati al catasto. Se questo si verificasse sarebbe un fatto molto grave anche perché con il condono fiscale si aprirebbe una porta per quello edilizio per il quale sembra che alcuni parlamentari della maggioranza stiano preparando un emendamento apposito. Ma la cosa più clamorosa è che i tempi del condono durerebbero fino al 31 dicembre del 2010 dando la possibilità a chi non avesse sottomano un’immobile abusivo di realizzarlo in questi ultimi 6 mesi del 2010.
Una finanziaria quindi che sarebbe meglio che il parlamento cambiasse in alcuni punti assolutamente non condivisibili.