Cultura & Società
I sentieri toscani che portano al Calvario
La Via Crucis delle Vie Crucis. Un gioco di parole che, senza voler essere assolutamente dissacrante, descrive bene la situazione in cui, a causa della tempesta di vento che nella notte tra il 4 e il 5 marzo ha colpito la nostra regione, si sono venuti a trovare due bellissimi percorsi devozionali dell’Alta Versilia, una delle zone dove per il numero di alberi caduti si sono registrati i danni più gravi.
La temporanea impercorribilità delle due Vie Crucis in questione, rispettivamente a Sant’Anna di Stazzema e a Basati, per il solo fatto di aver riportato alla ribalta questa tipologia di itinerari ci ha indotto a effettuare un breve e quasi certamente incompleto censimento dei percorsi analoghi presenti in Toscana, collocati cioè non all’interno di santuari o semplici chiese, come nella maggior parte dei casi, ma all’aperto, con stazioni talvolta di fattura modesta oppure di grande interesse artistico. Ne abbiamo trovate diverse, ma sarebbe bello e interessante continuare nella ricerca e proprio per questo rivolgiamo a tutti i lettori un appello per eventuali nuove segnalazioni.
Per adesso, però, vogliamo proporre un rapido tour tra le nostre «scoperte» cominciando doverosamente dalla Via Crucis di Sant’Anna di Stazzema, certamente la più significativa dal punto di vista simbolico. Realizzata dal 1978 al 1990 – come si legge nella guida al Parco della Pace – è «un sentiero lastricato che dalla piazza della chiesa, attraverso il bosco, conduce al Sacrario. Lungo il percorso sono presenti 15 stazioni con 27 formelle di bronzo, realizzate da nove artisti, che affiancano raffigurazioni delle tappe del Calvario di Cristo ad episodi legati alla strage del 12 agosto 1944.
Una Via Crucis religiosa ed insieme civile, che vuole essere un piccolo pellegrinaggio di preparazione al luogo dove si ricordano le vittime. Le oltre 500 vittime di Sant’Anna vengono simbolicamente collegate ad ogni altro martire, della guerra e della violenza, di ogni luogo e di ogni tempo. La pace e la tranquillità che si respirano accrescono la suggestione del luogo e invitano al raccoglimento al silenzio e alla riflessione».
Antonio Berti, Vincenzo Gasperetti, Emanuele Giannelli, Eros Pellini, Marcello Tommasi, Alberto Sparapani, Romano Cosci, Enrico Manfrini e Spartaco Lemmetti sono gli autori delle opere, che possono già essere ammirate di nuovo grazie al lavoro dei volontari delle Pubbliche Assistenze toscane. Per venerdì 27 è prevista anche la riapertura del Museo e il 25 aprile la celebrazione dell’anniversario della Liberazione si terrà regolarmente alla presenza del ministro Maria Elena Boschi.
Meno celebre ma non meno suggestiva è l’altra via citata che da Basati, lungo un’antica mulattiera, conduce verso Minazzana, altra frazione di Seravezza situata sul versante opposto del crinale che discende dal Monte Cavallo di Azzano. Il culmine della salita, coincidente con il punto di valico, è oggi per tutti il Calvario, perché qui ha termine il percorso devozionale, in corrispondenza di un monumentale piedistallo marmoreo sormontato da tre croci: ma quando nel 1901 il sacerdote Ettore Bichi, economo spirituale della locale parrocchia di Sant’Ansano, scrisse all’arcivescovo di Pisa Ferdinando Capponi, predecessore del cardinale Pietro Maffi, per chiedergli il permesso di realizzare il percorso devozionale, lo citò come «Monte detto Casino». La semplicità dei cippi sormontati da semplici croci di ferro ben si inserisce nel contesto circostante, dominato dalle cime delle Apuane meridionali, e fortunatamente i danni dell’uragano non sono stati gravi al punto tale da compromettere la percorribilità dell’itinerario, che resta però al momento disagevole in alcuni punti per gli alberi caduti.
Risalendo in Lunigiana va senz’altro citata, nel comune di Zeri, la via realizzata presso la grotta della Madonna di Lourdes, non lontano da Patigno, dove sorge il municipio. La sua brevità è compensata dall’imponenza della rupe verso cui si inerpica, sormontata da una grande croce, dove culmina il percorso ad anello che sale sulla sinistra della grotta e ridiscende alla sua destra.
Anche non lontano da Pisa, a Vicopisano, troviamo un contesto molto suggestivo, con la piccola chiesa dedicata a Santa Maria Addolorata ma comunemente detta «della Via Crucis», situata sul vicino piccolo colle detto Monte Mirra al termine di una salita costeggiata dalle 14 edicole della Passione e percorsa tradizionalmente dai fedeli la domenica precedente a quella delle Palme.
La provincia di Pistoia, salvo smentite, sembra invece detenere al momento una sorta di record di questi percorsi: ben quattro, a cominciare da quello che in diocesi di Pescia sale da Montecatini Terme a Montecatini Alto per la cosiddetta «Corta», presso il tracciato della funicolare, effettuato tradizionalmente la sera del Venerdì Santo. Alla periferia sud-occidentale del capoluogo di provincia troviamo invece l’itinerario che sale al convento di Giaccherino, mentre a nel comune di Quarrata, verso le pendici del Montalbano, le vie sono ben due e si snodano presso frazioni molto vicine tra loro: Buriano e Colle. In quest’ultimo caso, il percorso devozionale sale dalla località Isola e termina presso la chiesa parrocchiale dove secondo la tradizione è conservata la reliquia della Sacra Spina.
A nord di Firenze, molto interessante per l’ambiente e la storia è la via che dal primo parcheggio sotto Monte Senario conduce fino al convento-santuario fondato dai sette nobili fiorentini che dettero vita all’ordine dei Servi di Maria. Ma dal punto di vista artistico, è certamente più significativa quella realizzata da Gino Severini a Cortona, lungo la salita per la basilica di Santa Margherita. Gli fu commissionata nell’agosto del 1944 dal vescovo Giuseppe Franciolini per sciogliere un voto legato alla salvezza della città: «Se Santa Margherita nella presente terribile guerra preserverà Cortona da distruggitrici incursioni aeree e non permetterà che il territorio cortonese divenga teatro di guerra – aveva infatti promesso – costruiremo in suo onore una bella monumentale Via Crucis che, partendo da Porta Berarda, attraverso la quale la santa entrò in Cortona, salga fino alla Basilica». Per l’artista, trasferitosi fin da giovane a Parigi, fu l’occasione di manifestare il suo sentimento religioso non solo in patria ma proprio nella sua città natale.
E concludiamo questa veloce carrellata attraversando il canale di Piombino per sbarcare all’Elba, dove troviamo la via per il santuario della Madonna del Monte, con partenza da Marciana, in località La Serra, in corrispondenza di una piccola cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova. Lungo la cosiddetta «Via della Madonna», così chiamata fin dal XVI secolo, si trovano 14 edicole risalenti forse alla seconda metà del XVIII, poste a distanza di circa 75 metri l’una dall’altra. Detto che le raffigurazioni in esse contenute non hanno avuto molta fortuna (l’ultima serie, risalente al 2008, appare già notevolmente danneggiata dalle intemperie), basta e avanza, a favorire raccoglimento e contemplazione, la grande bellezza dell’ambiente del Monte Giove, affacciato sul mare.