Pubblichiamo il testo dei saluti finali, da parte del nuovo arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, al termine della Messa di insediamento, celebrata domenica 26 ottobre 2006 nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, a Firenze. Il testo è quello originale, integrato a braccio in alcuni punti.Grazie a tutti voi che avete voluto accompagnarmi nel mio ingresso nella Chiesa fiorentina. 1. Grazie anzitutto alla gente di Firenze e delle altre località dell’arcidiocesi, giunta numerosa a questo primo incontro con il nuovo pastore. Stasera abbiamo espresso anche visivamente quell’essere Chiesa di popolo che contraddistingue il cattolicesimo in Italia e che sarà nostra cura preservare. Tra voi un particolare saluto a ringraziamento va al Card. Ennio Antonelli, mio predecessore e affettuoso amico, e al Vescovo Ausiliare Mons. Claudio Maniago, di cui ho potuto già apprezzare intelligenza e generosità pastorale; li ringrazio in particolare per avermi accompagnato a questo incontro con l’Arcidiocesi con tanta fraternità, saggezza e delicatezza: Un grazie ai preti di questa Chiesa, anch’essi così numerosi quest’oggi: al termine di questa celebrazione sento di poterli chiamare finalmente miei preti, e l’aggettivo qui non vuole indicare un possesso ma la reciproca, responsabile, affettuosa appartenenza. Grazie ancora a voi consacrati e consacrate, anche voi parte viva di questa Chiesa, portatori di doni che tutti ci arricchiscono. Gratitudine poi voglio esprimere per quanti si sono adoperati perché questa celebrazione si realizzasse nel migliore dei modi; e così è stato nel rito, nel canto, nell’accoglienza delle persone, nei servizi più vari. 2. Ed ora una parola va rivolta alle mie origini, alla gente di Foligno, che con il suo giovane vescovo solo venti giorni fa lo abbiamo accompagnato nel suo ingresso in diocesi e con il suo sindaco, caro amico, non ha voluto mancare, anch’essa numerosa, in questo ulteriore atto di affetto nei miei riguardi. Tra tutti, e sono certo che tutti capiranno, il grazie più grande va a quello che fu un gruppo di giovani, ora adulti, che nell’Istituto San Carlo mi hanno insegnato, per così dire, a fare il prete. Come pure ai parrocchiani di Cave, anch’essi educatori del mio giovane sacerdozio. Voi avete fatto la vostra parte, ora saranno i fiorentini a insegnarmi a fare il vescovo. 3. Vescovo in realtà lo sono da qualche anno, sia pure solo titolare di un’antica Chiesa dei primi secoli, Falerium Picenum, i cui eredi, gli abitanti della cittadina marchigiana di Falerone, con il sindaco e il parroco, sono venuti anch’essi a darmi il loro affettuoso arrivederci, dopo aver vissuto in questi anni con discrezione e con tante attenzioni il legame che ci univa. Grazie a voi tutti e non dimentichiamoci nell’affetto e nelle preghiere. 4. Una gratitudine difficile da misurare va a tutti gli amici della Segreteria Generale della CEI, degli organismi ad essa collegati, dei mezzi di comunicazione della Chiesa italiana (Avvenire, SIR, Sat 2000e InBlu) e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Accanto a loro vedo il Card. Camillo Ruini, cui non solo io ma la Chiesa italiana e il Paese tutto devono moltissimo. Eminenza, permetta che ancora una volta Le dica il mio grazie per avermi fatto condividere in questi lunghi anni di servizio in CEI un cammino ecclesiale, culturale e civile di così alto spessore. Un grazie e un augurio vanno al mio successore, anch’egli qui presente, Mons. Mariano Crociata: con le sue riconosciute doti, di cui ho avuto concreto riscontro in questi primi giorni del suo servizio, non mancherà di trarre il meglio dal gruppo di collaboratori della Segreteria Generale della CEI che, non posso nasconderlo, con qualche nostalgia gli consegno in eredità. 5. Molti altri vescovi mi sono accanto in questo momento. Li ringrazio tutti e con loro quanti mi hanno fatto giungere sentimenti di partecipazione e assicurazioni di preghiera. Un grazie particolare va ai vescovi toscani, nella cui comunione oggi mi inserisco, avendo già ricevuto attestazioni di essere accolto con affetto fraterno. 6. Significativa è pure la presenza di tante persone impegnate in responsabilità direttive nel mondo cattolico, in specie nelle aggregazioni ecclesiali. Tutti ringrazio. Con voi ho potuto percorrere un cammino importante di stima e collaborazione per il bene della Chiesa e del Paese. La vostra presenza qui testimonia come questa rete di comunione sia cresciuta e possa dare frutti in futuro. 7. Numerose sono pure tra noi le autorità civili e militari, gli esponenti delle istituzioni, del mondo della politica e della cultura. Nella CEI ho potuto svolgere un positivo servizio di dialogo che, nel rispetto dei diversi ordini e competenze, aiutasse a comprendere le istanze della Chiesa e a valorizzare le sue risorse per il bene di tutti. La schiettezza e l’apertura con cui questo incontro si è realizzato si sono sviluppate in rapporti umani e fin d’amicizia, che trovano espressione in questa multiforme presenza, di cui vi ringrazio. 8. La nostra cattedrale accoglie oggi anche la presenza di delegati fraterni di altre Chiese e comunità cristiane, come pure di esponenti di altre confessioni religiose. Ringrazio tutti per la cortesia di questa presenza, che è segno già di un avvio di dialogo e cooperazione per il bene del territorio. 9. Non voglio dimenticare in questi ringraziamenti coloro a cui non è stato possibile essere fisicamente presenti, ma la cui vicinanza non è meno sentita e accolta. Il pensiero va soprattutto da una parte ai malati, impediti fisicamente, dall’altra alle monache, che nella clausura hanno dedicato la loro vita alla contemplazione del mistero di Dio. La comunione dello spirito e nello Spirito non è meno profonda di qualsiasi altra vicinanza, anzi ne è il presupposto. 10. La gratitudine si rivolge infine e soprattutto al Santo Padre, presente tra noi con la sua benedizione. È per la sua benevola decisione che oggi sono qui. Alla fiducia che egli ha sempre manifestato verso di me, voglia il Signore che io possa rispondere con intelligenza e dedizione. 11. Tutti questi sentimenti di riconoscenza si sommano e si fondano sul grazie che ogni giorno dobbiamo al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, Dio onnipotente che guida le nostre vite e oggi le lega insieme. A Lui chiediamo luce e forza per assecondare la sua volontà, invocandone la benedizione. Firenze 26 ottobre 2008