Lettere in redazione
I sacrifici degli italiani e gli stipendi dei politici
La maggior parte delle nostre famiglie stanno attraversando un periodo di difficoltà perché faticano, con gli attuali stipendi, ad arrivare in fondo al mese. L’avvento dell’euro, che certamente nel tempo sarà positivo, di fatto ha favorito speculazioni e conseguenti rincari notevoli specialmente a livello del dettaglio. Nel frattempo sono andati in crisi alcuni grandi complessi industriali (Cirio, Fiat, Parmalat, ecc.) perché tra l’altro non riescono a sostenere la concorrenza di industrie estere. Trattasi di una crisi che investe, oltre all’Italia, tutta l’Europa, di difficile soluzione e causa principale della tanto invocata ripresa economica.
Ma mentre tutto questo succede l’unica azienda che non va in crisi, anzi marcia a pieno ritmo è quella parlamentare. I nostri cosiddetti «servitori dello Stato», senza bisogno di scioperare e tutti d’accordo, si aumentano gli stipendi alla «zittina» con la complicità dell’informazione sia pubblica che privata.
Lo stesso si verifica a livello regionale dove addirittura si prospetta di aumentare il numero dei Consiglieri. La Camera dei Deputati, che nel 1999 costava 1204 miliardi di vecchie lire, ora costa 1684 miliardi. Il Senato è passato nello stesso periodo da 577 a 850 miliardi. Il Quirinale da 254 a 378 miliardi all’anno.