Italia
I referendum non convincono
C’è chi li ha addirittura battezzati, sulla scia del lungo sessantotto, come gli strumenti della democrazia diretta che possono sostituire in larga misura gli istituti di legittimità delegata, primo fra tutti il Parlamento. Cosicché referendum ne sono stati presentati anche a decine. Tante notizie, nessuna notizia, tanti referendum, nessun referendum.
Cattivo uso del referendum, dunque, tale da minare la credibilità di un istituto di cui la democrazia non può fare a meno, specie quando le stesse norme costituzionali appaiono legate agli umori delle maggioranze nelle istituzioni delegate.
Che fare allora? Si sono fatti subito scendere in campo gli ingegneri costituzionali ed istituzionali che, spesso, purtroppo, sembra ragionino come i medici al capezzale del povero Pinocchio (se il burattino…) I quorum non si raggiungono? Come l’uovo di Colombo: si prende il quorum del cinquanta più uno per cento e lo si porta al livello presumibile di coloro che hanno intenzione di votare. Trionfo delle minoranze! Qualcuno ha addirittura pensato di mediare fra il massimo del quorum da abbattere e il minimo della decenza democratica: i referendum, in base a questa teoria balzacchiana, sarebbero validi se vota la metà degli elettori delle elezioni politiche precedenti. Di bene in meglio, per aspera ad astra. Così gli elettori di una consultazione politica, senza rendersene conto, determinerebbero la validità o meno di una diversa consultazione. Resta comunque il problema della disaffezione per un istituto di cui nessuno dovrebbe sentirsela di considerare superfluo in una democrazia seria e funzionante.
Restituire l’autenticazione delle firme a chi è deputato per professione a farlo, forse non risolverebbe un problema più complesso, ma una mano alla serietà la darebbe di sicuro.
Al voto un italiano su quattro
Il voto nelle province toscane