Prato

I ragazzi delle parrocchie: sì, il bullismo esiste

di Lucia PecorarioCome emerso recentemente sulle cronache locali, atti di bullismo giovanile avvengono anche nella nostra città, soprattutto in centro. Per verificare come il fenomeno sia percepito dagli stessi ragazzi, siamo andati a parlare con alcuni di loro, tra quelli che partecipano agli incontri di Giovani in preghiera, organizzati dalla Diocesi. Il primo dato che salta agli occhi, dalle parole dei ragazzi, è che episodi di violenza si verificano soprattutto al di fuori delle mura scolastiche. Che si tratti di studenti del Buzzi, del Cicognini, del Copernico o del Keynes, tutti confermano che a scuola, certe cose non succedono: chi ha assistito a episodi di violenza, o ne ha sentito parlare, riferisce fatti accaduti soprattutto nel centro storico.

«Un giorno una mia compagna è arrivata in classe con un occhio nero – racconta Chiara Vacirca, in V Ginnasio al Cicognini – picchiata da un gruppo di ragazzine in centro. Così, senza motivo». «È vero», confermano due amiche, in classe al Copernico. «È il solito gruppo di ragazze che una volta ha aggredito una nostra compagna. Il motivo? Rivalità per un fidanzato».

Se violenza si verifica nei pressi delle scuole, si tratta sempre di fenomeni esterni: lo conferma un altro studente del Cicognini, Lorenzo De Stefano, che racconta come un gruppetto di ragazzi fuori dalla scuola abbia portato via, a forza, un pallone a tre suoi compagni che giocavano nel cortile. A questo si aggiunge la rivalità tra bande che trascende la goliardia per trasformarsi in violenza a tutti gli effetti. «Più che ad atti di bullismo, capita magari di assistere a risse tra bande rivali» sostiene infatti Eliseo Pantone, al quinto anno del Buzzi. «Magari proprio il sabato sera – continuano le due ragazze del Copernico – capita di vedere un gruppo di persone che si azzuffano… e tanti altri che si raccolgono intorno per assistere».

Sul perché accadano episodi di questo genere, i ragazzi avanzano le ipotesi più varie: «Per me, non c’è più morale» commenta ancora Chiara Vacirca, senza mezzi termini. «Probabilmente – spiega Samuele Bellucci, che frequenta l’istituto agrario a Firenze – chi lo fa ha bisogno di dimostrare qualcosa agli altri e a se stesso. Secondo me non c’entrano tanto le famiglie disagiate: si tratta anche di persone apparentemente normali, che hanno bisogno di trovare l’approvazione del gruppo, perché magari in altri campi non riescono». Sulla famiglia punta il dito Dalila De Rosa, che lavora come assistente base all’istituto comprensivo Don Milani: «C’è mancanza di valori, del rispetto della vita umana. Molto dipende dalla famiglia, che spesso lascia i figli crescere da soli, senza dar loro un’educazione forte. La crescita precoce è certo incoraggiata dalla società di oggi, ma a questa non si accompagna la dovuta maturazione».

Comunque , i ragazzi non si sentono del tutto tranquilli a uscire la sera: «A scuola queste cose non si vedono, ma in centro sì… e sono tutti italiani», si lamentano preoccupati. Chiediamo loro come si comporterebbero se dovessero essere oggetto di atti di bullismo. Non c’è esitazione: andrebbero subito a denunciare il fatto alla polizia.

(dal numero 10 del 9 marzo 2008)

Gli scout: «Ma parlarne troppo incoraggia certi atteggiamenti»

Fanno risse per tutto. Basta una parola» così commenta Stefano i comportamenti dei suoi coetanei. Il bullismo è davvero un’emergenza nel centro della nostra città? Siamo andati a trovare ad una riunione alcuni ragazzi e ragazze di sedici anni appartenenti al gruppo scout Prato 4, che ha la sede in piazza San Francesco.Chiara, dell’istituto Copernico, riporta l’allarme della sua famiglia: «A casa mi hanno chiesto conferma di ciò che succede in centro. Hanno letto i giornali e si sono preoccupati. Ma io abito in piazza del Comune e, almeno lì, non si vede quella gente. Ne abbiamo parlato anche a scuola, tutti pensavano che i colpevoli fossero extracomunitari».Beatrice conferma la preoccupazione dei genitori: «Mi hanno detto di stare attenta, ma io mi sento tranquilla»; mentre Letizia, che abita vicino a piazza S. Francesco, descrive così la sua zona: «Ci sono molti stranieri e drogati. Di bullismo ultimamente se ne parla spesso, ed è vero quello che si dice. Tutte le volte che si va in centro, si trovano risse e gruppi di gente a guardare. Proprio questo sabato ho visto una vera e propria folla di gente che, da piazza della Carceri, andava verso piazza S Francesco solo per assistere ad una rissa!».«I gruppi effettivamente di solito si riuniscono alle Carceri – aggiunge Matteo – e ultimamente si vedono più spesso le volanti della Polizia a controllare». Letizia commenta: «Questo è inevitabile con quello che succede: una mia amica è stata picchiata poche settimane fa, l’hanno presa per i capelli e spintonata». Abbiamo chiesto quanto siano coinvolte le ragazze in questi episodi: « Nella maggior parte dei casi sono responsabili le ragazze. Loro attaccano briga dicendo “hai guardato male la mia amica!” – spiega Letizia – però penso che questo clima negativo e tutto questo parlare della questione non faccia altro che incoraggiare certi atteggiamenti».Riguardo ai gruppi neonazisti, di cui si è sentito parlare nelle cronache locali, Stefano del Marconi conferma: «A scuola ci sono state discussioni tra italiani e marocchini. Ma sono spesso gli italiani a provocare, perché hanno idee politiche che li portano all’intolleranza. Vedo spesso gruppi che si possono definire neofascisti e loro fanno risse per tutto, a scuola e in centro. “Stasera bisogna fare a botte”, ecco come si organizzano, e questo anche fra italiani e senza alcun motivo». Sul ruolo delle ragazze in tutto questo spiega: «Mi hanno detto che le ragazze seguono questi gruppi più come simpatizzanti che altro. Mi hanno però raccontato di ragazze che fanno risse per gelosia e si ritrovano in piazza delle Carceri o dietro al Castello. Io cerco di stare tranquillo, con la mia compagnia. Le cose vanno risolte faccia a faccia, ma con le parole ed il dialogo, perché sono la soluzione migliore».Marta Corti