Prato
I ragazzi delle parrocchie: sì, il bullismo esiste
«Un giorno una mia compagna è arrivata in classe con un occhio nero racconta Chiara Vacirca, in V Ginnasio al Cicognini picchiata da un gruppo di ragazzine in centro. Così, senza motivo». «È vero», confermano due amiche, in classe al Copernico. «È il solito gruppo di ragazze che una volta ha aggredito una nostra compagna. Il motivo? Rivalità per un fidanzato».
Se violenza si verifica nei pressi delle scuole, si tratta sempre di fenomeni esterni: lo conferma un altro studente del Cicognini, Lorenzo De Stefano, che racconta come un gruppetto di ragazzi fuori dalla scuola abbia portato via, a forza, un pallone a tre suoi compagni che giocavano nel cortile. A questo si aggiunge la rivalità tra bande che trascende la goliardia per trasformarsi in violenza a tutti gli effetti. «Più che ad atti di bullismo, capita magari di assistere a risse tra bande rivali» sostiene infatti Eliseo Pantone, al quinto anno del Buzzi. «Magari proprio il sabato sera continuano le due ragazze del Copernico capita di vedere un gruppo di persone che si azzuffano e tanti altri che si raccolgono intorno per assistere».
Sul perché accadano episodi di questo genere, i ragazzi avanzano le ipotesi più varie: «Per me, non c’è più morale» commenta ancora Chiara Vacirca, senza mezzi termini. «Probabilmente spiega Samuele Bellucci, che frequenta l’istituto agrario a Firenze chi lo fa ha bisogno di dimostrare qualcosa agli altri e a se stesso. Secondo me non c’entrano tanto le famiglie disagiate: si tratta anche di persone apparentemente normali, che hanno bisogno di trovare l’approvazione del gruppo, perché magari in altri campi non riescono». Sulla famiglia punta il dito Dalila De Rosa, che lavora come assistente base all’istituto comprensivo Don Milani: «C’è mancanza di valori, del rispetto della vita umana. Molto dipende dalla famiglia, che spesso lascia i figli crescere da soli, senza dar loro un’educazione forte. La crescita precoce è certo incoraggiata dalla società di oggi, ma a questa non si accompagna la dovuta maturazione».
Comunque , i ragazzi non si sentono del tutto tranquilli a uscire la sera: «A scuola queste cose non si vedono, ma in centro sì e sono tutti italiani», si lamentano preoccupati. Chiediamo loro come si comporterebbero se dovessero essere oggetto di atti di bullismo. Non c’è esitazione: andrebbero subito a denunciare il fatto alla polizia.
(dal numero 10 del 9 marzo 2008)
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