Arezzo - Cortona - Sansepolcro

I profughi d’Africa trovano rifugio nella Valtiberina.

Dal Ghana ai monti della Valtiberina. Un tocco di colore sta animando in questi giorni l’appennino che circonda le verdi terre al confine tra Umbria e Toscana. Quindici africani, tutti uomini tra i venti e i trenta anni, sono ospiti, da poco più di un mese, di una struttura ricettiva posta sui monti tiberini. Si tratta di rifugiati fuggiti dalla propria nazione che sono stati collocati temporaneamente nelle nostre terre dalle autorità competenti e affidati alle «cure» della confraternità di Misericordia locale. Un’occasione eccezionale per mettere in moto la «macchina» dell’accoglienza. Il gruppo giovani e giovanissimi della parrocchia del duomo di Sansepolcro ha portato in questi giorni il proprio «benvenuto» agli ospiti. Un saluto che ha svelato subito una sorpresa: nessuno dei quindici ghanesi parla l’italiano. Ecco che allora tra frasi in un inglese stentato e l’internazionale linguaggio dei gesti, i ragazzi biturgensi hanno offerto ai nuovi amici africani delle piccole lezioni dell’italico idioma. A facilitare il tutto c’è poi il calcio: materia nel quale in tutto il mondo si parla la stessa lingua. Esperienze di confronto uniche, con individui provenienti da luoghi molto lontani ma con una umanità tanto simile alla nostra. Nella loro fuga verso l’Italia queste persone hanno lasciato tutto quello che avevano: casa, amici e famiglia. Non sanno quale sarà ora il proprio destino, ma nei loro occhi si legge solo la speranza di giorni migliori. Tra le loro richieste più frequenti c’è quella di avere un telefono per poter chiamare casa, un desiderio che presto potrà essere esaudito. Nei giorni scorsi i ragazzi di Sansepolcro hanno organizzato una S.Messa per gli amici ghanesi, celebrata da don Francesco Capolupo che, a pochi giorni dalla sua ordinazione, si è cimentato anche con il Lezionario in lingua inglese. Dei quindici africani ben dodici sono quelli di fede cattolica, il Ghana infatti è una nazione a maggioranza cristiana, altre tre persone sono invece di religione musulmana. Proprio per questo sono stati presi contatti anche con il rappresentate musulmano della Valtiberina che, nei prossimi giorni, dovrebbe far visita ai rifugiati. Insomma, un piccolo ma significativo esempio di amicizia fraterna ha preso forma sulle vette appenniniche della Valtiberina. Un piccolo «laboratorio» di accoglienza che insegna che le differenze di lingua, di nazionalità, di colore della pelle e di religione, non compromettono affatto il dialogo, ma anzi lo arricchiscono. di Lorenzo Canali