Lettere in redazione
I preti tra il sociale e lo spirituale
Gentile direttore, negli ultimi decenni abbiamo visto molti preti cattolici impegnati nel sociale; la loro opera è meritoria, purtroppo spesso agiscono più come operatori sociali che come guide spirituali, dimenticando che l’uomo ha anche esigenze dello spirito, di vita interiore…. Secondo le indagini questo è il motivo principale per cui molti cattolici, soprattutto in America latina si avvicinano alle sette evangeliche. La gente cerca altro, qualcuno che gli parli dell’Assoluto, di valori veri; per le lotte politiche e sociali possono rivolgersi anche altrove.
Sono d’accordo, caro Innocenti, nel precisare che spesso i sacerdoti compiono un’opera meritoria anche in campo sociale. Per il resto, capisco la sua riflessione anche se, come sempre succede, è bene non generalizzare, nel senso che ci sono sicuramente dei preti che pur impegnati meritoriamente nel sociale non dimenticano la dimensione spirituale. Precisato questo, vorrei ricordare quello che diceva un grande prete, oltre che mistico, come don Divo Barsotti al quale bastavano due versetti del Vangelo di Marco per spiegare come dev’essere il prete: «Li chiamò perché stessero con Lui e li mandò». Quindi, a giudizio di Barsotti, la prima cosa che Gesù chiede ai Dodici, e di conseguenza ai futuri sacerdoti, è che stiano con Lui. E siccome il prete «deve rappresentare il Signore, deve parlare in suo nome, deve esercitare un ministero che è proprio soltanto del Figlio di Dio, il pericolo è che non riesca a mantenersi su quelle altezze a cui lo chiama la sua vocazione e allora diventi l’uomo per gli altri, ma non l’uomo per Iddio. Anzi: Dio è spesso dimenticato, il personaggio principale rischia di essere sottinteso e nel sottintendere rischia di sparire, almeno sul piano psicologico. L’attività del sacerdote è diventata un’attività umana, che sul piano sociale finisce per supplire alla mancanza di operatori sociali, facendo delle cose che in fondo dovrebbe già fare la società umana come tale».
Barsotti diceva anche che «il sacerdozio, prima di tutto, implica che l’uomo sia sequestrato da Dio per vivere con Lui. Potrà essere per gli uomini solo nella misura in cui avrà saputo essere una sola cosa con Dio. Il sacerdote è legato a Dio, in quanto è Dio che lo chiama e lo vuole, ed è legato agli uomini perché il Signore lo chiama per mandarlo per la salvezza degli altri. Dividere queste due funzioni è distruggere il sacerdote. Il sacerdote non porta nulla agli uomini se non porta a Dio. Il sacerdote non evade dal mondo. È un uomo che deve essere per il mondo, ma non può essere nulla per gli altri se prima non è un uomo di Dio».
Andrea Fagioli