All’insegna della «straordinarietà» si è celebrata a Prato il 26 dicembre la festa del santo Patrono di Santo Stefano protomartire. Fuori dall’ordinario, ma comune nelle feste più care ai pratesi, come l’8 settembre e appunto il 26 dicembre, la cattedrale era gremita di fedeli, che per la celebrazione solenne si sono raccolti in preghiera. La festa ha avuto la partecipazione straordinaria di Sua beatitudine (titolo dato ai patriarchi delle Chiese d’Oriente) il cardinale Ignace Moussa I Daoud, che già nel nome Moussa significa Mosè, Daoud Davide – porta il significato della sua terra. Le parole introduttive del vescovo mons. Gastoni hanno presentato il cardinale Daoud, siriano, Patriarca emerito di Antiochia di Siria e adesso Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e hanno motivato il suo invito a Prato: «Daoud proviene dalle terre d’Oriente, dove ha origine la nostra fede e dove ha vissuto per più di trent’anni Gesù. Inoltre da Gerusalemme viene anche il nostro patrono, Santo Stefano, primo martire della Chiesa». «La sua presenza ha aggiunto il Vescovo vuole significare l’impegno di Prato per le Chiese sorelle d’Oriente, in questo difficile momento storico per la Terra Santa». Il Cardinale stesso ha poi voluto aggiungere un personale motivo di affinità spirituale con Prato: «In Siria, molto vicino alla mia città natale, in una cattedrale siro-ortodossa, è custodito un altro Cingolo mariano, che mi rende molto vicino alla vostra devozione». Il discorso del Vescovo si è risolto in una richiesta di preghiera per la nostra città, negli ultimi tempi appesantita da una grave crisi economica, e per il risveglio spirituale del popolo pratese. Il cardinale Daoud, in risposta a questa sollecitazione, ha così pregato: «Nell’anno in cui Prato ricorda il 350° anniversario di istituzione della diocesi, la memoria e la storia stimolino il popolo pratese perché con laboriosità continui a edificare la propria Chiesa». Sul rapporto tra Chiesa d’Occidente e Chiesa d’Oriente il porporato si è fermato nella sua omelia parlando di «universalità spirituale»: «Le parole d’Oriente arrivino all’Occidente e viceversa». Non poteva il cardinale Daoud non ricordare la necessità della pace e per questa pregare: «Dall’Oriente all’Occidente la Chiesa gioisca per la nascita del suo Salvatore. Dall’Oriente all’Occidente cessi la violenza della guerra e venga la pace per il popolo iracheno, per Betlemme, per Gerusalemme e per ogni cuore umano».Straordinaria infine è stata l’Ostensione del Sacro Cingolo mariano, non solo perché fuori dalle cinque ostensioni ordinarie, ma per la particolare devozione mostrata dai fedeli presenti in Cattedrale. La Sacra Cintola è stata traslata dalla Cappella, dove è custodita, all’altar maggiore la reposizione è avvenuta in forma privata alla chiusura del Duomo – perché fosse offerta alla venerazione del cardinale ospite. La processione che portava lo scrigno argenteo contenente la sacra reliquia mariana è stata accompagnata dal caloroso protendersi delle mani dei fedeli, che si sono stretti attorno al simbolo più alto della religiosità pratese in atto di devozione. La concelebrazione della Festa patronale di questo anno giubilare per la città di Prato si è conclusa con la benedizione apostolica impartita dal cardinal Daoud.