Pisa

I pisani a Roma per il family dayAndrea Bernardini

La sveglia suona all’alba. Zaino leggero in spalla, siamo ancora un po’ assopiti quando saliamo sull’autobus. Il notiziario di Rtl 102.5 dà già al primo mattino la sensazione di come la manifestazione Orgoglio laico in piazza Navona  potrebbe dimezzare la visibilità del Family day: dieci secondi a Savino Pezzotta e dieci ad Emma Bonino. 

A Roma gli autobus organizzati dalle Acli si fermano in zona stadio Flaminio, accolti dai volontari di quella associazione. I bambini ritirano bandiere e palloncini, a tutti vien data una  borsa di cartone: dentro c’è il necessario per allontanare i morsi della fame. Piazza San Giovanni è ancora lontana. Un paio di km a piedi, poi via, stipati sulla metropolitana.

Le 13. I tg danno notizia delle due manifestazioni: al momento 250mila persone sono confluite a Piazza San Giovanni in Laterano, appena 200 a Piazza Navona. Alle 18 gli organizzatori parleranno di un milione e mezzo di persone al Family day e di 10-12 mila a Orgoglio laico. Se la ride Renzo Puccetti, medico di Scienza & Vita: «Orgoglio laico? Un flop! Per ogni manifestante a favore dei Dico cento si sono mobilitati per dire no ai Dico e sì alla famiglia».

In Piazza San Giovanni si procede a fatica, un metro al minuto. Una comitiva di napoletani spinge verso l’esterno, scortando una signora che accusa un malore. È uno dei primi casi della giornata, a fine manifestazione se ne conteranno 150, 20 i ricoveri. I genitori più previdenti hanno scritto il numero del loro cellulare sul braccio dei loro pupi. È anche grazie a questa arguzia che due bambini ritroveranno la loro mamma tra centinaia di migliaia di persone.

Una manifestazione atipica. Niente birra a gogò, ma acqua e succhi di frutta ? quelli forniti dagli organizzatori ? niente rock o heavy metal ma clown in giro per la piazza, pochi tatuaggi sulle schiene cotte dal sole, ma tanti pannolini portati in borsa. Niente pula o caramba in versione antisommossa, ma appena ottanta agenti a sorvegliare su qualche tentativo di scippo. Nessun insulto, roba d’altri tempi. È la famiglia italiana che scende in piazza. Non era mai accaduto.

Qualche striscione stuzzica il ministro della famiglia, cofirmataria della proposta di legge sui Di.Co e adesso alle prese con l’indignazione di Ferrero e di Bonino perché non ha invitato le coppie gay alla conferenza nazionale sulla famiglia? «Più bimbi, meno Bindi», «Se Bindi è una cattolica Dio non esiste»: divertenti, ma innocui.

Sui dodici maxi schermi allestiti dagli organizzatori passa un inedito di Giovanni Paolo II che nel 1988 ammoniva: «la famiglia se non portata avanti e privilegiata può essere distrutta».

Sul palco i presentatori Paola Rivetta (Tg 5) e Alessandro Zaccuri (Sat 2000) controllano la scaletta. È ufficiale: Antonella Ruggero non ci sarà. «La manifestazione ha preso una piega troppo politica» si giustifica la cantante. La vedranno, invece, ad «Orgoglio laico».

C’è invece Povia che si esibisce in un rap-manifesto a favore della famiglia: «Siamo in un momento in cui domina l’oscurantismo e la famiglia tradizionale non sta bene e ha bisogno di cura? Una ragazza al solo pensiero di una gravidanza ha paura? Quanta dilagante imbecillità? Chiediamo sia facilitata l’adozione per le famiglie eterosessuali che attendono per anni? Questa è la realtà: un bambino deve poter avere una mamma e un papà». Prima di uscir di scena con un cartello dov’è scritto: «Non farti cambiare dal mondo». La piazza è tutta sua.

«È stato il momento più emozionante» dirà Carlo Lazzeroni, 33 anni, un cammino di fede nella Gioventù francescana di Pisa, a Roma con la moglie Chiara, entrambi fondatori dell’associazione «Il Pellicano», un centro per la tutela dell’infanzia e della famiglia in difficoltà.

Intanto i bambini delle famiglie che racconteranno la loro storia reale (ce n’è anche una aretina), cominciano a giocare con i maxi-lego. A fine manifestazione il palco sarà quasi impraticabile e Savino Pezzotta rischierà di scivolare prima del suo discorso.

Le telecamere di Sat 2000 propongono immagini dall’alto della piazza: un bel colpo d’occhio, che non rende però giustizia delle vie limitrofe a San Giovanni, anche quelle straripanti. Scorrono le interviste realizzate ai leader delle associazioni che hanno aderito al manifesto «Più famiglia». Ci sono anche Gino Doveri, pisano, segretario generale della consulta nazionale delle aggregazioni laicali, e i fiorentini Gianfranco Gambelli, presidente delle Misericordie d’Italia, Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita e Carlo Costalli, leader del Movimento cristiano lavoratori.

Arrivano i leader di partito, ma nessuno se li fila. Un’ovazione accoglie invece Kiko Arguello, fondatore del Movimento dei neocatecumenali (ce ne sono 200mila in piazza), quando con voce ostentorea parla della divinità della famiglia e di quanto la Resurrezione di Cristo abbia inciso anche nella storia della famiglia. Prima di impugnare la chitarra e cantare «Risuscitò». E con lui le apparizioni di Salvatore Martinez (Rinnovamento) e Giancarlo Cesana (Comunione e liberazione), esponenti dei gruppi tra i più numerosi.

Dall’Azione cattolica a Cl, da Coldiretti al Csi, dalle Acli ad Mcl, da Rinnovamento ai neocatecumenali: chi respira un po’ aria di Chiesa intuisce che non era facile mettere insieme così tante aggregazioni. E così diverse.

Monologo di Giulio Base, attore e regista: «Che cos’è una casa?» chiede all’improvviso alla folla. La piazza si scalda per gli interventi dei due portavoce: Eugenia Roccella, ex radicale e femminista convinta e Savino Pezzotta, già segretario della Cisl, che non ha perso il piglio del grande organizzatore di manifestazioni operaie. 

Si riparte alle otto. Luca Gori, 24 anni, studente universitario, viene da Pistoia, e vive in una casa sempre piena di nonni, zii, nipoti: «Un pieno di emozioni. Serviva una manifestazione di questo tipo, il valore della famiglia non si svende!». Scende il silenzio. L’autobus arriverà a notte fonda