Firenze

I nuovi venerabili fiorentini: nella lettera del cardinale Betori alle famiglie l’invito a pregarli

Un omaggio ai nostri nuovi venerabili: i quattro grandi della Chiesa fiorentina di cui Papa Francesco ha, nel corso degli ultimi mesi, riconosciuto le «virtù eroiche». La lettera che il cardinale Giuseppe Betori rivolge alle famiglie, e che nei prossimi giorni verrà recapitata dai parroci casa per casa durante la benedizione che precede la Pasqua, offre l’occasione per ricordare il cardinale Elia Dalla Costa, Giorgio La Pira, don Giulio Facibeni e don Olinto Fedi. Tre figure che, nell’immaginario fiorentino, hanno incarnato nella vita della città la fede, la speranza e la carità, oltre a un prete che può offrire, in un’epoca di crisi delle vocazioni, un bel modello di vita sacerdotale.«Non possiamo, al momento – ricorda Betori – dedicare loro culto pubblico. Non sono ancora beati: per questo servirà il riconoscimento di un miracolo attribuito alla loro intercessione. Ognuno di noi, singolarmente e in famiglia, può però pregarli. Ricorriamo a loro per chiedere che Dio illumini le nostre scelte di vita, orienti al bene le nostre comunità, e anche per chiedere conforto nelle nostre sofferenze personali».La tradizione di una lettera pasquale del vescovo alle famiglie fu avviata dal cardinale Silvano Piovanelli, e prosegue ormai da molti anni. Lo spunto di quest’anno è la firma del decreto con cui il Papa ha proclamato venerabile don Facibeni: un atto che ha completato la chiusura dei processi che hanno riguardato le tre grandi figure che hanno illuminato la Chiesa fiorentina del Novecento. A questi si è aggiunto un nome meno conosciuto, ma altrettanto importante per quello che ci può insegnare: don Olinto Fedi, parroco di San Mauro a Signa e fondatore dell’Istituto delle Suore Francescane dell’Immacolata.«È importante – ricorda Betori – meditare sulle vite dei santi per trarne ispirazione e orientare il nostro cammino spirituale». E Papa Francesco ci ha recentemente invitato a cercare intorno a noi i «santi della porta accanto». Quale occasione migliore allora che porre l’attenzione su persone così vicine a noi. «La nostra storia fiorentina – scrive l’arcivescovo – ci regala queste quattro preziose figure. Dal Venerabile Elia Dalla Costa impariamo la fede, vissuta e insegnata con rigore e coerenza. Nel Venerabile Giulio Facibeni osserviamo la carità esercitata con dedizione totale. Dal Venerabile Giorgio La Pira riceviamo la speranza in una società più giusta e un mondo di pace, alla cui realizzazione ognuno di noi deve contribuire con la propria opera e la propria preghiera. Nel Venerabile Olinto Fedi vediamo come queste le virtù cristiane vanno vissute nella serena e operosa semplicità dell’impegno pastorale e nella vita religiosa».La lettera offre delle brevi presentazioni: a partire dal cardinale Dalla Costa, di cui Betori ricorda il gesto di tenere chiuse le finestre del palazzo arcivescovile al passaggio di Hitler, la difesa di Firenze dalla furia nazista, l’aiuto agli ebrei che gli è valso il titolo di «Giusto fra le Nazioni». Ma Dalla Costa, sottolinea, «non è solo questo»: è anche il vescovo che ha fatto crescere la Chiesa fiorentina, «maestro di spiritualità per intere generazioni di sacerdoti».Anche la vita di don Giulio Facibeni, ricorda l’arcivescovo nella sua lettera, è legata alla guerra: sul Monte Grappa, dove era come cappellano militare, nacque l’ispirazione di accogliere gli orfani di quei soldati che vedeva morire. Nacque l’Opera della Divina Provvidenza «Madonnina del Grappa» dove migliaia di bambini e bambine hanno trovato una casa. Di Giorgio La Pira, Betori sottolinea l’attività politica vissuta come «un modo per rispondere ai bisogni della povera gente, per promuovere la pace tra i popoli ma, prima ancora, per partecipare alla realizzazione del piano di Dio sulla storia». Don Olinto Fedi, infine: «un modello di prete e di parroco da proporre ai giovani, così come l’Istituto religioso femminile da lui fondato offre una significativa testimonianza di vita consacrata». Parroco di San Mauro a Signa, amato dalla sua gente, «un pastore che curava con sollecitudine il gregge a lui affidato cercando di rispondere ad ogni richiesta, materiale e spirituale».L’invito del cardinale Betori quindi è quello di ricorrere alla loro intercessione nelle nostre preghiere: nella lettera c’è anche una formula che possiamo usare, personalmente o in famiglia. «Al Signore intanto – conclude Betori – chiediamo di continuare a suscitare tra di noi, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, esperienze di vita buona ispirate al Vangelo, che volgano verso il futuro l’esempio dei nostri grandi del passato».