Opinioni & Commenti
I muri e la paura di una parte dell’Europa, un terribile errore prospettico
L’Europa ha paura, una maledetta paura di essere invasa dai migranti. E quando si ha paura, la ragione si annebbia e si sceglie la via più semplice e forse pericolosa: costruiamo un muro.Così, dopo aver abbattuto 32 anni fa (il 9 novembre 1989) il Muro berlinese della vergogna, ecco che 12 Paesi sui 27 dell’Unione europea lanciano la proposta di alzarne un altro per “proteggere le frontiere esterne dell’Ue di fronte ai flussi migratori”.E per essere sicuri di realizzarlo, con una lettera dei loro ministri dell’Interno hanno chiesto alla Commissione europea e alla presidenza di turno del Consiglio Ue un apposito finanziamento con il quale erigere recinzioni e muri. Si tratterebbe di un’opera ciclopica che cingerebbe l’intero nord-est dell’Unione.
Principali sostenitori sono i Paesi del Gruppo di Visegrad a trazione sovranista (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) affiancati da Austria e Danimarca (i cosiddetti “frugali”), oltre che da Bulgaria, Lituania, Estonia, e Lettonia. A cui vanno aggiunti due Paesi mediterranei come Grecia e Cipro. Un fronte apparentemente composito, ma unito nel contrastare, in vista del consiglio europeo di ottobre, i Paesi rivieraschi del Sud che puntano alla ridistribuzione dei migranti.
Ora, che la protezione delle frontiere esterne dell’Ue di fronte ai flussi migratori sia un tema strategico per il futuro e la qualità della vita dell’intera Unione non si discute, ma sorprende che la risposta sia apertamente difensiva.Da un lato essa rivela una paura fuori controllo e dall’altro denuncia un sorprendente deficit di creatività sociale. L’essere impauriti, fattore di per sé negativo per le democrazie europee, mostra i limiti di classi dirigenti che hanno vissuto all’ombra dei potenti di ieri e una volta poste dinanzi alla necessità di esercitare la propria responsabilità, si rifugiano nella risposta più scontata e disumana.
Ecco perché il solo mettere a tema la costruzione dei muri è un terribile errore prospettico.
È un pensare negativamente che precede scelte regressive.
Forse non accadrà, ma siamo quasi certi che nuovi muri sorgeranno.È il presagio contenuto nella risposta della Ue: non possiamo finanziarli, ma neppure impedirli. Dunque, chi avrà le risorse per costruirli…