Vita Chiesa
I movimenti ecclesiali in Giordania. Una realtà dinamica
di Carlo Giorgi, inviato di terrasanta.net
Amman, 9 maggio 2009. Nel pomeriggio del 9 maggio Benedetto XVI presiede la celebrazione dei Vesperi nella cattedrale melchita di San Giorgio, ad Amman. Oltre a religiosi e religiose, seminaristi e catechisti, al momento parteciperanno anche i membri dei vari movimenti religiosi presenti in seno alla Chiesa che è in Giordania. Ecco qualche cenno su alcuni di loro.
«In Medio Oriente il nostro movimento è presente con piccoli gruppi – racconta Simon -: in Egitto, ad esempio, siamo una sessantina di persone, il grosso nella città di Alessandria. Lì, anni fa, alcune insegnanti legate a Cl hanno iniziato a fare scuola di comunità: si trovavano tra loro confrontandosi su passi dei libri di don Giussani e sulle esperienze reali della vita di ciascuno. E il libro Il senso religioso è stato presentato in arabo a Cipro e in Egitto. È stata una cosa molto importante, soprattutto il capitolo decimo, quello che spiega come si destano le domande ultime; questo può essere molto importante per la società araba. Anche ad Amman ho organizzato una scuola di comunità, ma è un’esperienza ancora piccola: propongo ad amici di venire e casa mia e in arabo parliamo e ci confrontiamo. Ad esempio, con il gruppo di ragazzi che suoneranno per il Papa alla messa di domenica allo stadio, abbiamo fatto scuola di comunità lo scorso anno».
Per tre anni di seguito, dal 2006 al 2008, ad Amman si sono svolte le cosiddette lezioni nazionali, incontri a tema per tutta la Giordania, che hanno raggruppato diversi simpatizzati del movimento. E una volta all’anno si sono svolti gli esercizi spirituali: lo scorso luglio in Egitto e lo scorso giugno in Libano. «E proprio dal Libano sto aspettando una dozzina di persone vicine al movimento – spiega Simon -. Vogliono seguire la visita del Pontefice e le ospiterò da me».
Oggi i focolarini in Giordania vantano una buona diffusione. I membri attivi sono circa 300, mentre i simpatizzanti, che si vedono saltuariamente o ricevono mensilmente il volantino in arabo con la Parola di vita – cioè un versetto del Vangelo che tutti cercano di mettere in pratica e fare oggetto di particolare meditazione – sono circa 2mila: soprattutto giovani e un bel gruppo di famiglie, frutto di matrimoni tra giovani che frequentavano i focolarini. «La realtà libanese è molto più grande della nostra – chiarisce Heidi -. Il Libano è un Paese in gran parte cristiano, mentre la Giordania è prevalentemente musulmana. D’altra parte la nostra vita qui è più facile rispetto a quella che conducono I cristiani in Israele e Palestina: là non c’è serenità, anche a prescindere dal conflitto. Gli arabi cristiani del nord di Israele, ad esempio, subiscono gli aspetti negativi dell’occidentalizzazione israeliana, soprattutto per quanto riguarda il consumismo».
La crescita del focolare in Giordania è quotidiana. «La nostra vocazione attecchisce, ci sono ancora valori semplici e sani in molte famiglie – spiega Heidi -. La difficoltà sta nello spiegare lo specifico del nostro carisma alle persone. Qui la scelta del matrimonio è naturale, ovvia. O ci si sposa, o si diventa religiosi. Ancora molti non riescono a capire come mai uno stia nel mondo e lavori come tutti gli altri, ma non si sposi. Per far capire che si tratta di un carisma che la Chiesa accetta ci teniamo moltissimo a invitare il vescovo alle nostre iniziative, perché confermi i cristiani circa la bontà della nostra scelta».
«Oggi I movimenti sono molto importanti anche per ravvivare la fede – continua Heidi -. C’è il rischio, in Giordania, che molti cristiani mantengano una fede tradizionale, legata soprattutto all’appartenenza familiare. I movimenti cercano di farla vivere in modo profondo».
La comunità neocatecumenale di Nicola e Frida non è la sola in Giordania: da due mesi, nella stessa parrocchia ne è nata una seconda. Un’altra ancora è sorta nella parrocchia greco-cattolica di Amman. Ne sono state fondate anche in parrocchie greco-cattoliche di altre città giordane, per un totale di sei in tutto il Paese.
«La nostra comunità è nata nella parrocchia maronita – spiega Nicola – perché i maroniti conoscono bene il “cammino” (come viene chiamato il neocatecumentato dai suoi membri – ndr). Oggi in Giordania c’è una collaborazione molto buona con tutti gli altri movimenti, siamo tutti concordi nel servire la Chiesa. Nella nostra comunità siamo tutti giordani anche se negli scorsi anni abbiamo avuto almeno dieci coppie di iracheni, che poi sono tutte migrate altrove».
Alla fine dell’incontro, come di consueto, gli annunci: Nicola consegna a tutti gli inviti per partecipare alla Messa papale, dà le indicazioni pratiche per non perdere il pullman e per accogliere gli altri membri del cammino neocatecumenale in arrivo da tutta l’Europa per accompagnare il Papa. E annuncia una colletta per pagare uno striscione di venti metri di lunghezza con cui accogliere Benedetto XVI nello stadio di Amman.