Vita Chiesa

I misteri della fede/4: l’Eucarestia

di Riccardo BigiL’Eucaristia, mistero centrale della vita cristiana. Un tema che ne racchiude tanti altri: il mistero dell’incarnazione, della morte, della resurrezione. Don Pietro Pratolongo, docente di liturgia allo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore, sottolinea l’importanza di riflettere sui misteri eucaristici: «Chi fa la comunione deve avere coscienza di ciò che sta facendo, non si può vivere questo sacramento con leggerezza».

L’Eucaristia è istituita da Cristo, che nel Vangelo dice «fate questo in memoria di me». Come si è consolidata nella storia della Chiesa? Come veniva celebrata dai primi cristiani?

«L’istituzione dell’Eucaristia, nel contesto della cena di Gesù con gli apostoli, ha una “preistoria”: il gesto di Gesù si inserisce in una tradizione di banchetto pasquale che viene dalla Bibbia. Nella tradizione cristiana, l’appuntamento diventa settimanale, ed è contraddistinto fin dall’inizio dal segno del mangiare e dalla presenza del Risorto. La forma ha avuto una sua evoluzione: all’inizio, nel contesto giudaico, la cena si svolgeva al sabato sera e richiamava i gesti compiuti da Gesù: “prese… disse… spezzò… diede…”. A questi segni, ben presto si è aggiunta la liturgia della Parola, con la lettura e il commento di brani delle Sacre Scritture. Abbiamo testimonianze molto antiche in cui si ritrovano tutti gli elementi dell’Eucaristia come la celebriamo oggi: la riforma del Concilio Vaticano II ha riportato la liturgia più vicino alle sue origini, recuperando la purezza di questi elementi fondamentali».

Cosa avviene nell’ostia al momento della consacrazione? In che senso quello che mangiamo è il corpo di Cristo?

«Le spiegazioni sono difficili. La Chiesa ha ritenuto che la spiegazione che meglio esprime il mistero eucaristico è quella che si richiama alla tradizione classica, di Aristotele e San Tommaso, che parla di un cambiamento di sostanza. In realtà il mistero è più grande delle parole che possiamo usare per spiegarlo. Il concetto che ci può aiutare è quello di memoriale, una parola della teologia ebraica che comprende l’idea della presenza reale di ciò che si celebra. L’Eucaristia ci mette di fronte a un evento, la Pasqua del Signore, che ha come protagonista una persona, Gesù Cristo: il pane e il vino sono un segno, e in quel segno c’è la presenza sostanziale di Cristo. Come questo avvenga, è in un certo senso secondario».

Questo sacramento, dicono i documenti del Concilio, è «il cuore e il centro della vita cristiana». Si può dirsi cristiani anche frequentando la Messa soltanto saltuariamente?

«Un cristiano che non va abitualmente alla Messa domenicale ha perso la propria identità. Domenica ed Eucaristia sono sempre state legate: la vita del cristiano è cadenzata dalla domenica, che chiude una settimana e ne apre un’altra. La Messa domenicale non è un fatto privato, ma comunitario: il bambino e l’anziano, il ricco e il povero, il sano e il malato, tutti si ritrovano intorno all’altare. Altrimenti si scivola verso una religiosità individuale: vado in Chiesa quando mi sento, magari a Natale, Pasqua o quando faccio dire Messa per i miei defunti. Allo stesso modo, scelgo io cosa è peccato, in alcune cose do retta alla Chiesa, in altre no…».

Un tempo c’era l’abitudine a confessarsi ogni settimana prima di accostarsi all’Eucaristia, oggi lo si fa più di rado…

«L’Eucaristia è il sacramento della comunione: si celebra quando si è in comunione con Dio e con i fratelli. Il peccato grave interrompe questa comunione, e quindi rende assurdo, illogico partecipare a un gesto di comunione come l’Eucaristia. Il sacramento della riconciliazione ricompone la comunione. Non se ne deve abusare, come forse avveniva in passato, ma nemmeno trascurarlo. Questo però lo si capisce se si ha chiaro che il peccato non è un fatto privato, ma coinvolge tutta la comunità. Molti si chiedono perché dovrebbero andare a raccontare i fatti loro a un prete: non capiscono che il prete non è interessato ad ascoltare i loro peccati per proprio piacere, ma è la persona delegata a ricomporre la comunione con Dio e con i fratelli».

L’abitudine di sostare in ginocchio, dopo la comunione, per alcuni minuti, è sempre meno usata. Forse perché non si sa cosa dire, non si ha più l’abitudine alla preghiera silenziosa…

«Se uno ha la coscienza di ciò che ha ricevuto, di essere divenuto tabernacolo vivente di Dio, il raccoglimento dovrebbe essere naturale: pensare a questo mistero è già uno spunto di riflessione. Come una madre che porta in grembo un bambino, presenza viva dentro di lei, sente il bisogno di dialogare con quel bambino, si commuove per questa presenza. Purtroppo manca un’educazione al silenzio, alla preghiera: è colpa anche di noi preti, del catechismo troppo cervellotico che proponiamo».

È sempre più frequente vedere laici, anche donne, distribuire l’eucaristia. Quali requisiti sono richiesti ai ministri straordinari dell’eucaristia?

«Ogni battezzato può diventarlo, aiutando il parroco nella distribuzione dell’Eucaristia alla Messa o portando la comunione ai malati. Il requisito è quello di essere un buon cristiano, e di avere coscienza di ciò che si sta facendo, attraverso una formazione teologica e spirituale».

Adorazione perpetua: oltre un secolo davanti al SantissimoFirenze, ricca di storia, di arte, di cultura religiosa e fede, può vantare una vasta fioritura di fondazioni religiose nella metà dell’Ottocento, proprio quando è in corso una decisa opposizione alla fede cristiana e alla Chiesa, ritenute superate dal progresso. È in questo contesto che il 15 luglio 1874, Teresa Maria della Croce, una semplice popolana di Campi Bisenzio, all’età di 19 anni si ritira a vivere con due compagne in una casupola sotto l’argine del Bisenzio, il «Conventino», dando vita ad una nuova famiglia religiosa: le Suore Carmelitane di S. Teresa di Firenze. Bettina – così viene da subito affettuosamente chiamata Teresa Manetti – lega la sua fondazione al Carmelo teresiano, e da Teresa di Gesù riceve un grande impulso al suo amore per l’Eucarestia. Da questo ideale – sotto certi aspetti rivoluzionario per i tempi di Bettina – nasce nel suo cuore un altissimo progetto, un grande sogno: una casa, una Chiesa, a Firenze, nella capitale dell’arte e della cultura. Qui le figlie spirituali adorano giorno e notte Gesù presente nell’Eucarestia. È l’11 gennaio 1902: nella nuova chiesa in Via Bernardo Rucellai, ha inizio l’Adorazione Eucaristica Perpetua, affidata non solo alle sue figlie, ma dono prezioso per la Chiesa e nella Chiesa. Più la creatura umana si avvicina a Gesù e più intenso diventa il suo rapporto. Quando il cuore si apre allo stupore di fronte alle meraviglie del Signore, allora maggiormente si sente il bisogno di adorare un così grande Amante e Benefattore dell’umanità. Così, l’Adorazione Eucaristica non è una devozione più o meno opzionale dei cristiani, bensì essa continua nella vita quotidiana il sacrificio eucaristico di Cristo. Per noi sue figlie, che abbiamo il dono ed il compito di custodire e diffondere questo carisma, è chiara la consapevolezza che un così grande «tesoro» non può rimanere chiuso al nostro interno, ma necessariamente deve espandersi, aprirsi, deve «contagiare» e alimentare la vita di ogni singolo cristiano. Così, oltre a vedere riunite attorno all’Eucarestia molti fedeli – uomini e donne – riuniti nell’Associazione delle Guardie d’Onore, da qualche anno si sono uniti altri laici che ci hanno chiesto di poter stare in compagnia di Gesù tutti i venerdì e sabato sera dalle 21 a mezzanotte. Suore Carmelitane di S. Teresa di Firenze Cosa dice il catechismoLa definizione1324. L’Eucaristia è «fonte e apice di tutta la vita cristiana» (Lumen gentium) I diversi nomi1328. L’insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attraverso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari. Lo si chiama:• Eucaristia, perché è rendimento di grazie a Dio• Cena del Signore, perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua Passione e dell’anticipazione della cena delle nozze dell’Agnello nella Gerusalemme celeste.• Frazione del Pane , perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa. • Memoriale della Passione e della Risurrezione del Signore.• Santo Sacrificio, perché attualizza l’unico sacrificio di Cristo Salvatore.• Santa e divina Liturgia, perché tutta la Liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella celebrazione di questo sacramento.• Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il Sacramento dei sacramenti.• Comunione, perché, mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo.• Santa Messa, perché la Liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l’invio dei fedeli («missio») affinché compiano la volontà di Dio nella loro vita quotidiana. La presenza di Cristo1374. Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è «contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero» (Concilio di Trento) Il banchetto pasquale1382. La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore. Ma la celebrazione del sacrificio eucaristico è totalmente orientata all’unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la Comunione. Comunicarsi, è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi.Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

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