Opinioni & Commenti
I mille volti e le mille minacce contro l’essere umano
Da questo punto di vista, la Giornata della vita potrebbe essere una celebrazione della convergenza tra le domande degli uomini e delle donne del nostro tempo e la risposta che la Chiesa, in nome del suo Signore, propone, oggi come ieri, a chi è disponibile ad ascoltarla. Ma troppo spesso il messaggio cristiano viene frainteso e ridotto talvolta anche per il modo in cui è presentato a una difesa della vita biologica nel suo nascere o nel suo tramonto.
In realtà, la vita a cui i credenti consacrano la propria attenzione è la vita nel suo concreto svolgersi tra quell’inizio e quella fine, nelle mille situazioni in cui essa è minacciata da un drammatico impoverimento che la rende meno umana. Certo, il rispetto della dignità di una persona comincia dal riconoscimento del suo diritto alla sussistenza fisica. Utilizzare il concetto di «qualità della vita», come spesso oggi si fa, per distinguere tra vite che valgono la pena di essere vissute e vite che possono essere eliminate, significa pretendere di mettersi al posto del Creatore e voler decidere al posto suo. A noi esseri umani, consapevoli della nostra finitezza, non spetta stabilire quali vite «valgano la pena» di essere vissute e quali no, ma fare il possibile perché tutte abbiano la propria piena realizzazione.
Queste e tante altre situazioni la Giornata della vita vuole evocare, per scuotere l’assuefazione di chi scambia la «qualità della vita» con la maglietta firmata o con la villa a mare. Ma non è solo un richiamo. È anche e soprattutto una prospettiva. Perché forse è qualità della vita anche il saper uscire dall’angusta ottica del consumismo imperante, per essere inquietati, almeno una volta, dall’angoscia degli altri.