«La professione del giornalista vi richiede grande impegno e sacrificio, ma ci siete di grande aiuto». Queste le parole con cui ha esordito l’arcivescovo Riccardo Fontana rivolgendosi ai numerosi giornalisti del territorio diocesano che hanno accolto l’invito di presule di partecipare a un momento di incontro, a pochi giorni di distanza dalla festa di San Francesco di Sales, patrono di quanti operano nei mezzi di comunicazione, che cade il 24 gennaio. L’evento ha avuto luogo sabato 30 gennaio nel Palazzo vescovile di Arezzo.Dopo aver ricordato la figura del santo vescovo invocato dai cronisti, il presule ha affermato: «Di lui ammiriamo non soltanto la “penna invidiabile”, ma anche la serenità e la dolcezza con la quale seppe predicare il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa, da pastore cristiano e cattolico, in una città come Ginevra che viveva in prima persona il movimento protestante con la riforma calvinista». Fontana ha ringraziato i giornalisti aretini per la disponibilità e l’attenzione con la quale seguono la vita della comunità diocesana. «Del resto ha osservato da sempre l’insegnamento del Papa invita a sottolineare i molteplici aspetti positivi insiti nei mezzi di comunicazione sociale, che per questo costituiscono un prezioso dono di Dio ». In un periodo di alta conflittualità come quello nel quale viviamo, quale deve essere il ruolo dei giornalisti? «Credo sia molto utile rendersi conto che le notizie dette con pacatezza e con professionalità aiutano la gente a capire e dissipano tutti i fantasmi che quotidianamente vengono seminati; un mondo senza paura è un mondo nel quale si afferma la fede, un mondo senza conflitti è ciò che sogniamo tutti, un mondo impegnato a costruire la pace».Il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha voluto sottolineare l’interessante rapporto che in questi suoi primi quattro mesi di ministero episcopale ha instaurato con la stampa locale: «Un rapporto molto positivo, molto aperto, basato su una ricerca della verità da entrambe le parti. In qualità di successore degli Apostoli e di vescovo, il mio compito principale può solamente essere quello di annunciare la Chiesa, raccontare il soprannaturale, sostenere il primato di Dio, difendere la giustizia e la pace in questa società; per fare tutto questo è fondamentale l’ausilio dei giornalisti, i quali devono essere costruttori di ponti».L’arcivescovo ha poi sollecitato lui stesso i giornalisti presenti con alcune domande sul rapporto fra la Chiesa locale e i mass media: «Cosa possiamo fare di meglio per agevolarvi nel vostro lavoro?». Ne è scaturito un vivo scambio di opinioni e l’impegno, a partire dai servizi diocesani di comunicazione, ad intensificare i rapporti esistenti favorendo la circolazione delle informazioni sulla vita della Chiesa, anche attraverso i siti internet della diocesi.Durante l’incontro, durato oltre un’ora, Fontana ha toccato i temi della situazione sociale della diocesi, che i giornalisti hanno notato essere particolarmente ricorrenti negli interventi pubblici dell’arcivescovo: «I problemi della gente sono il motivo per cui mi sono fatto prete. È la mia storia, anche in qualità di vicepresidente nazionale di Caritas italiana, che mi spinge ad adoperarmi per favorire la carità». Ed è proprio in questo senso che si inserisce anche l’idea, attualmente in fase di progettazione, di realizzare negli appartamenti nobili del Palazzo vescovile di Arezzo, un polo museale che consenta di valorizzare il patrimonio di fede e di arte di cui la nostra Chiesa è custode e testimone, favorendo nel contempo l’impiego di giovani universitari e laureati in conservazione dei beni culturali, ai quali affidare lo studio e la custodia delle antiche pareti affrescate delle sale del Vescovado, fatte realizzare da Pietro Usimbardi, pastore della Chiesa aretina dal 1589 al 1611. Il nuovo polo museale, che andrà ad arricchire il Museo diocesano, verrà inaugurato in occasione del centenario vasariano, ha annunciato Fontana.Attraverso questa strada, il presule spera anche di utilizzare al meglio i grandi locali dell’Episcopio aretino, per il 30% inutilizzato, riuscendo così a ricavare spazi in città che potrebbero essere destinati a giovani coppie in cerca di una sistemazione. Al termine dell’incontro Fontana ha invitato giornalisti, cameramen e operatori a visitare stanze dell’Episcopio che solitamente non sono aperte al pubblico. Per molti presenti è stata un’ottima occasione per poter vedere con i propri occhi ambienti dal notevole valore artistico, tra cui l’appartamento papale, nel quale ha soggiornato il pontefice Giovanni Paolo II e la stanza nella quale ha dormito San Giovanni Bosco, luoghi carichi anche di un passato ricco di fede e storia. Le novità relative all’utilizzo dello spazio non impiegato del Vescovado riguardano anche il Polo mediatico della comunicazione della diocesi. Infatti il terzo piano del Palazzo vescovile sarà adibito proprio a questo: studi televisivi dell’emittente diocesana Telesandomenico, microfoni della radio, ufficio stampa e postazioni da cui curare il sito internet. L’idea è ancora in fase di progettazione, ma ci sono tutti i requisiti per realizzare un polo unico dell’informazione.Riccardo Ciccarelli