Opinioni & Commenti
I giovani nel presente e nel futuro della Chiesa e della società
Qualcuno già ha contestato quest’impostazione. Non sarebbe stato meglio incontrare direttamente i nostri ragazzi, farsi dire le speranze e le difficoltà che animano la loro vita, piuttosto che far parlare altri, gli adulti, al loro posto? In realtà fin da subito si è cercato di evitare quest’esito. Non solo c’è stato, l’11 e 12 agosto a Roma, l’incontro dei giovani italiani con il Santo Padre. Non solo alcuni giovani saranno presenti al Sinodo. Ma soprattutto c’è stata fin dall’inizio la volontà, attraverso un questionario diffuso a livello mondiale, di farsi dire dai giovani stessi quali sono i modi in cui vivono, e vorrebbero vivere, la loro fede: quasi una sorta di selfie che molti si sono fatti e che hanno messo a disposizione dei vescovi.
Proprio dai questionari sono emerse alcune questioni decisive, sulle quali i nostri ragazzi non fanno sconti e incalzano gli adulti nelle loro responsabilità. Si tratta di questioni di giustizia sociale, di coerenza nei comportamenti, di creazione di reali opportunità per tutti. Sono temi che confluiscono nell’Instrumentum laboris messo a disposizione dei vescovi.
Ma, al di là di questi aspetti, il Sinodo ha un ulteriore, importante significato. È il segno del tentativo di affrontare un problema di cui non solo la nostra Chiesa, ma l’intera società devono urgentemente farsi carico. Mi riferisco al fatto che, almeno in Occidente, la società è dominata dai vecchi. Ciò dipende dal prolungarsi della vita, dalla mancanza di ricambio fra le generazioni e dal fatto che, a seguito di ciò, determinate gerarchie sembrano immutabili. Per i giovani, dunque, spesso non c’è spazio. A loro offriamo contesti protetti e li lasciamo vivere il più a lungo possibile come bambini, senza farli maturare. Di conseguenza non c’è solo il venir meno di una giustizia intergenerazionale: è soprattutto il futuro di noi tutti che risulta bloccato. Questo accade anche nell’ambito della Chiesa.
Il rischio di una Chiesa solo di vecchi è sotto gli occhi di tutti. Nei decenni passati si è cercato di ovviare a ciò dando spazio ai movimenti. Oggi assistiamo a forme diverse di aggregazione, di esperienza religiosa e di testimonianza cristiana che si sviluppano a livello giovanile proprio in contesti nei quali sembrano predominare indifferenza e perdita della fede. Ciò che i nostri ragazzi, al contrario, si dimostrano capaci di mettere in opera e che chiedono agli adulti sono entusiasmo, rigore, impegno, prospettive di senso. Ecco perché, proprio da loro, può venire un esempio di vita cristiana aperta al mondo e capace di rischiare. Auguriamoci che, grazie al Sinodo, i vescovi sappiano ascoltare ciò che i giovani hanno da dire e possano innestarlo fruttuosamente nella vita delle comunità.