Potrebbe essere una bella storia da raccontare alla famiglia riunita di sera: una storia a lieto fine con i bimbi emozionati ad ascoltare con gli occhi luminosi e i grandi rasserenati da parole di cui ormai si sente dire raramente. Eppure è accaduto che una giovane donna, malata di thalassemia major e vissuta sempre grazie al sangue donatole da tante persone generose, un bel giorno si sia innamorata di un giovane dal cuore grande, che a inizio maggio sia entrata in un Santuario e ne sia uscita sposa felice. Che poi abbia sognato e risognato una nuova vita che potesse nascere da questo amore, che il sogno si sia trasformato in una realtà tanto grande da comprendere due nuove vite: due maschietti sani e vitali.Ecco, questa fiaba potrebbe finire così, immersa nei sorrisi e nelle emozioni, segno tangibile che qualche volta la realtà supera le fantasie più rosee. Però Elisa questo è il nome della giovane madre non vuole credere solo nei miracoli. Lei sa che senza l’aiuto di tante persone il suo sogno non si sarebbe potuto realizzare: per questo vuole raccontare la sua storia e lo fa con la dolcezza e la semplicità di chi si sente in dovere di dire «grazie!», ma anche con il giusto orgoglio di chi si è messa in gioco totalmente e, accettando il rischio, ne è uscita vincitrice.Fin da quando è nata, Elisa è vissuta con il sangue di altre persone: i suoi 25 donatori, provenienti da tutto il comprensorio valtiberino, furono scelti fra migliaia di persone perché fossero perfettamente compatibili con il suo sangue.Ci raccontano i sanitari del centro trasfusionale di Sansepolcro che in questi trenta anni nessun donatore ha mai manifestato la benché minima perplessità di fronte al grande compito che lo attendeva, ma che, anzi, tutti hanno vissuto questa loro missione con entusiasmo e generosità: sempre presenti alle chiamate del centro trasfusionale e disponibili a spostare anche gli appuntamenti personali e perfino le ferie.Anche i donatori che, per limiti di età, non potevano più effettuare la donazione continuavano a sentire Elisa quasi come una loro figlia. E lei, d’altro canto, non lesinava loro la soddisfazione di farsi vedere crescere: Elisa a scuola, la prima Comunione e la Cresima; Elisa che si diploma con ottimi voti e che inizia il lavoro; Elisa che incontra Saverio e poi tutti alla festa di matrimonio.«Quando abbiamo saputo della gravidanza abbiamo pianto di commozione ci dicono in molti al centro trasfusionale dove incontriamo anche Anna Maria Bartolomei, la direttrice della pediatria che seguì Elisa nei primi anni di vita . Siamo davvero di fronte ad un miracolo di generosità, fiducia, buona volontà e capacità; senza la generosità dei suoi donatori, Elisa non sarebbe vissuta; senza una grande fiducia nel personale sanitario, lei e forse anche i donatori di sangue non avrebbero intrapreso questa strada così impegnativa; senza così tanta buona volontà, Elisa, Saverio e i loro genitori si sarebbero arresi a una vita più tranquilla, ma priva di così tante gioie».Resta però in tutti gli attori di questa bella storia la certezza che ogni miracolo ha bisogno di un «regista» senza il quale nulla può accadere: forse per questo Diego e Cristian sono nati a Natale portati da una cometa per dare luce non solo ai loro genitori, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà.