Benedetto XVI
I discorsi di Benedetto XVI in Croazia
Questa mattina, nel corso del viaggio aereo verso la Croazia, Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Papa agli operatori dei media:
Domanda – Santità, lei è già stato altre volte in Croazia e il suo predecessore ha fatto ben tre viaggi in questo Paese. Si può parlare di una relazione particolare fra la Santa Sede e la Croazia? Quali sono i motivi e gli aspetti più significativi di questa relazione e di questo viaggio?
Santo Padre – Personalmente sono stato due volte in Croazia. La prima volta per i funerali del cardinale eper – mio predecessore alla Dottrina della Fede – che era un mio grande amico, perché era Presidente anche della Commissione Teologica, di cui sono stato membro. Perciò ho conosciuto la sua bontà, la sua intelligenza, il suo discernimento, la sua allegria. E questo mi ha dato anche un’idea della Croazia stessa, perché era un grande croato e un grande europeo. E poi sono stato, ancora una volta, invitato dal suo segretario particolare Čapek, anche lui un uomo di grande allegria e di grande bontà, per un simposio e per una celebrazione in un santuario mariano. Qui ho vissuto la pietà popolare, che è molto simile a quella delle mie terre, devo dire. E sono stato molto felice di vedere questa incarnazione della fede: una fede vissuta col cuore, dove il soprannaturale diventa naturale e il naturale è illuminato dal soprannaturale. E così ho visto e vissuto questa Croazia, con la sua millenaria storia cattolica, sempre molto vicina alla Santa Sede, e naturalmente con la precedente storia della Chiesa antica. Ho visto che c’è una fratellanza molto profonda nella fede, nella volontà di servire Dio per l’uomo, nell’umanesimo cristiano. In questo senso, mi sembra, c’è un collegamento naturale in questa vera cattolicità, che è aperta a tutti e che trasforma il mondo o vuol trasformare il mondo secondo le idee del Creatore.
Domanda – Santo Padre, la Croazia a breve si dovrebbe unire alle 27 nazioni che fanno parte dell’Unione Europea: però negli ultimi tempi, nel popolo croato è aumentato un certo scetticismo nei confronti dell’Unione. In questa situazione, Lei pensa di dare un messaggio di incoraggiamento ai croati, perché guardino verso l’Europa in una prospettiva non solo economica, ma anche culturale e con i valori cristiani?
Santo Padre – Io penso che la maggioranza dei croati pensa sostanzialmente con grande gioia a questo momento in cui si unisce all’unione Europea, perché è un popolo profondamente europeo. I cardinali sia eper, sia Kuharic, sia Bozanić, mi hanno sempre detto: “Noi non siamo Balcani, ma siamo Mitteleuropa”. Quindi è un popolo che sta nel centro dell’Europa, della sua storia e della sua cultura. In questo senso penso è logico, giusto e necessario che entri. Penso anche che il sentimento prevalente sia quello di gioia, di stare dove storicamente e culturalmente la Croazia è stata sempre. Naturalmente si può capire anche un certo scetticismo se un popolo numericamente non grande entra in questa Europa già fatta e già costruita. Si può capire che forse c’è una paura di un burocratismo centralistico troppo forte, di una cultura razionalistica, che non tiene sufficientemente conto della storia e della ricchezza della storia e anche della ricchezza della diversità storica. Mi sembra che proprio questa possa essere anche una missione di questo popolo, che entra adesso: di rinnovare nell’unità la diversità. L’identità europea è un’identità propria nella ricchezza delle diverse culture, che convergono nella fede cristiana, nei grandi valori cristiani. Perché questo sia di nuovo visibile e efficiente, mi sembra sia proprio anche una missione dei croati che entrano adesso di rafforzare, contro un certo razionalismo astratto, la storicità delle nostre culture e la diversità, che è la nostra ricchezza. In questo senso incoraggio i croati: il processo di entra in Europa è un processo reciproco di dare e di ricevere. Anche la Croazia dà con la sua storia, con la sua capacità umana ed economica, e riceve naturalmente, anche allargando così l’orizzonte e vivendo in questo grande commercio non solo economico, ma soprattutto anche culturale e spirituale.
Domanda – Molti croati speravano che in occasione del suo viaggio potesse avvenire la canonizzazione del beato cardinale Stepinac: qual è per lei l’importanza oggi della sua figura?
Santo Padre – Il cardinale era un grande pastore e un grande cristiano e così anche un uomo di un umanesimo esemplare. Io direi che era la sorte del cardinale Stepinac che ha dovuto vivere in due dittature contrastanti, ma che erano entrambe antiumaniste: prima il regime ustascia, che sembrava adempiere il sogno dell’autonomia e dell’indipendenza, ma in realtà era un’autonomia che era una menzogna perché strumentalizzata da Hitler per i suoi scopi. Il cardinale Stepinac ha capito molto bene questo e ha difeso l’umanesimo vero contro questo regime, difendendo serbi, ebrei, zingari; ha dato diciamo – la forza di un vero umanesimo, anche soffrendo. Poi c’è stata la dittatura contraria del comunismo, dove di nuovo ha lottato per la fede, per la presenza di Dio nel mondo, per il vero umanismo che è dipendente dalla presenza di Dio: solo l’uomo è immagine di Dio e l’umanesimo fiorisce. Così era – diciamo il suo destino: lottare in due lotte diverse e contrastanti e proprio in questa decisione per il vero contro lo spirito dei tempi, questo vero umanesimo che viene dalla fede cristiana, è un grande esempio non solo per i croati, ma per tutti noi.
CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE “PLESO” DI ZAGREB
All’arrivo all’aeroporto internazionale di Zagreb, alle 11, Benedetto XVI è stato accolto dal Presidente della Repubblica di Croazia, Prof. Ivo Josipović, dall’Arcivescovo di Zagreb, card. Josip Bozanić, e dal Presidente della Conferenza Episcopale Croata, mons. Marin Srakić, Arcivescovo di Đakovo-Osijek. Con il Nunzio Apostolico mons. Mario Roberto Cassari erano presenti inoltre i Vescovi della Croazia, alcune Autorità civili e un gruppo di fedeli. In risposta al saluto del Presidente della Repubblica, il Papa ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:
S velikom radoću dolazim među vas kao hodočasnik u ime Isusa Krista. Srdačno pozdravljam ljubljenu hrvatsku zemlju i, kao nasljednik apostola Petra, velikim zagrljajem grlim sve njezine stanovnike. [Signor Presidente della Repubblica, venerati Fratelli nell’Episcopato, distinte Autorità, cari fratelli e sorelle! Con profonda gioia vengo in mezzo a voi come pellegrino, nel nome di Gesù Cristo. Rivolgo il mio più cordiale saluto all’amata terra croata e, quale successore dell’apostolo Pietro, stringo in un grande abbraccio tutti i suoi abitanti.] Saluto in particolare la Comunità cattolica: i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i fedeli laici, specialmente le famiglie di questa terra, fecondata dall’annuncio del Vangelo, speranza di vita e di salvezza per ogni uomo. Rivolgo un deferente saluto a Lei, Signor Presidente della Repubblica, e alle altre Autorità civili e militari qui convenute. La ringrazio, Signor Presidente, per le cortesi parole che mi ha indirizzato, e formulo ogni miglior auspicio per l’alto incarico a Lei affidato e per la pace e la prosperità dell’intera Nazione.
Desidero in questo momento ricongiungermi idealmente alle tre visite pastorali compiute in Croazia dal mio amato predecessore, il Beato Papa Giovanni Paolo II, e ringraziare il Signore per la lunga storia di fedeltà che lega il vostro Paese alla Santa Sede. Possiamo contare oltre tredici secoli di forti e speciali legami, sperimentati e consolidati in circostanze talvolta difficili e dolorose. Questa storia è testimonianza eloquente dell’amore del vostro popolo per il Vangelo e per la Chiesa. Fin dalle origini, la vostra Nazione appartiene all’Europa e ad essa offre, in modo peculiare, il contributo di valori spirituali e morali che hanno plasmato per secoli la vita quotidiana e l’identità personale e nazionale dei suoi figli. Le sfide che derivano dalla cultura contemporanea, caratterizzata dalla differenziazione sociale, dalla poca stabilità, e segnata da un individualismo che favorisce una visione della vita senza obblighi e la ricerca continua di “spazi del privato”, richiedono una convinta testimonianza e un dinamismo intraprendente per la promozione dei valori morali fondamentali che sono alla radice del vivere sociale e dell’identità del vecchio Continente. A vent’anni dalla proclamazione dell’indipendenza e alla vigilia della piena integrazione della Croazia nell’Unione Europea, la storia passata e recente di questo vostro Paese può costituire un motivo di riflessione per tutti gli altri popoli del Continente aiutando ciascuno di essi, e l’intera compagine, a conservare e a ravvivare l’inestimabile patrimonio comune di valori umani e cristiani. Possa così questa cara Nazione, forte della sua ricca tradizione, contribuire a far sì che l’Unione Europea valorizzi appieno tale ricchezza spirituale e culturale.
Con il motto “Insieme in Cristo”, cari fratelli e sorelle, giungo a voi per celebrare la 1ª Giornata Nazionale delle Famiglie Cattoliche Croate. Questo importante momento sia occasione per riproporre i valori della vita familiare e del bene comune, per rafforzare l’unità, ravvivare la speranza e guidare alla comunione con Dio, fondamento di condivisione fraterna e di solidarietà sociale.
Već sad iskreno zahvaljujem svima koji su sudjelovali u pripravi i organizaciji moga posjeta. Pred dananjim izazovima za Crkvu i civilno drutvo, zazivam na ovu zemlju i na sve njezine stanovnike, zagovor i pomoć blaenoga Alojzija Stepinca, Pastira kojega va narod voli i tuje. Neka prati mlade narataje da ive u ljubavi koja je potaknula Gospodina Isusa Krista da svoj ivot daruje za sve ljude. Sveti Josip, brini čuvar Otkupitelja i nebeski zatitnik vaega naroda, zajedno s Djevicom Marijom, Najvjernijom Odvjetnicom Hrvatske”, neka vam danas i uvijek isprose mir i spasenje. Hvala! [Ringrazio sentitamente fin da ora tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione e all’organizzazione della mia visita. Dinanzi alle sfide che interpellano oggi la Chiesa e la società civile, invoco su questa terra e su quanti vi abitano l’intercessione e l’aiuto del Beato Alojzije Stepinac, Pastore amato e venerato dal vostro popolo. Possa egli accompagnare le giovani generazioni a vivere in quella carità che spinse il Signore Gesù Cristo a donare la vita per tutti gli uomini. San Giuseppe, custode premuroso del Redentore e celeste Patrono della vostra Nazione, insieme con la Vergine Maria, “Fidelissima Advocata Croatiae”, vi ottenga oggi e sempre pace e salvezza. Grazie!]
Sono molto lieto di entrare nel vivo della mia visita incontrando voi, che rappresentate ambiti qualificati della società croata e il Corpo diplomatico. Il mio saluto cordiale va a ciascuno personalmente e anche alle realtà vitali a cui appartenete: alle comunità religiose, alle istituzioni politiche, scientifiche e culturali, ai settori artistico, economico, sportivo. Ringrazio sentitamente Mons. Puljić e il Prof. Zurak per le cortesi parole che mi hanno rivolto, come pure i musicisti che mi hanno accolto con il linguaggio universale della musica. La dimensione dell’universalità, distintiva dell’arte e della cultura, è particolarmente congeniale al Cristianesimo e alla Chiesa Cattolica. Cristo è pienamente uomo, e tutto ciò che è umano trova in Lui e nella sua Parola pienezza di vita e di significato.
Questo splendido Teatro è un luogo simbolico, che esprime la vostra identità nazionale e culturale. Potervi incontrare qui, riuniti insieme, è un motivo ulteriore di gioia dello spirito, perché la Chiesa è un mistero di comunione e gioisce sempre della comunione, nella ricchezza delle diversità. La partecipazione dei Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità cristiane, come pure delle religioni ebraica e musulmana, contribuisce a ricordare che la religione non è una realtà a parte rispetto alla società: è invece una sua componente connaturale, che costantemente richiama la dimensione verticale, l’ascolto di Dio come condizione per la ricerca del bene comune, della giustizia e della riconciliazione nella verità. La religione mette l’uomo in relazione con Dio, Creatore e Padre di tutti, e deve quindi essere una forza di pace. Le religioni devono sempre purificarsi secondo questa loro vera essenza per corrispondere alla loro genuina missione.
E qui vorrei introdurre il tema centrale della mia breve riflessione: quello della coscienza. Esso è trasversale rispetto ai differenti campi che vi vedono impegnati ed è fondamentale per una società libera e giusta, sia a livello nazionale che sovranazionale. Penso, naturalmente all’Europa, di cui la Croazia è da sempre parte sul piano storico-culturale, mentre sta per entrarvi su quello politico-istituzionale. Ebbene, le grandi conquiste dell’età moderna, cioè il riconoscimento e la garanzia della libertà di coscienza, dei diritti umani, della libertà della scienza e, quindi, di una società libera, sono da confermare e da sviluppare mantenendo però aperte la razionalità e la libertà al loro fondamento trascendente, per evitare che tali conquiste si auto-cancellino, come purtroppo dobbiamo constatare in non pochi casi. La qualità della vita sociale e civile, la qualità della democrazia dipendono in buona parte da questo punto critico che è la coscienza, da come la si intende e da quanto si investe sulla sua formazione. Se la coscienza, secondo il prevalente pensiero moderno, viene ridotta all’ambito del soggettivo, in cui si relegano la religione e la morale, la crisi dell’occidente non ha rimedio e l’Europa è destinata all’involuzione. Se invece la coscienza viene riscoperta quale luogo dell’ascolto della verità e del bene, luogo della responsabilità davanti a Dio e ai fratelli in umanità che è la forza contro ogni dittatura allora c’è speranza per il futuro.
Sono grato al Prof. Zurak perché ha ricordato le radici cristiane di numerose istituzioni culturali e scientifiche di questo Paese, come del resto è avvenuto in tutto il continente europeo. Ricordare queste origini è necessario, anche per la verità storica, ed è importante saper leggere in profondità tali radici, perché possano animare anche l’oggi. Decisivo, cioè, è cogliere il dinamismo che sta dentro l’avvenimento per esempio della nascita di un’università, o di un movimento artistico, o di un ospedale. Occorre comprendere il perché e il come ciò sia avvenuto, per valorizzare nell’oggi tale dinamismo, che è una realtà spirituale che diventa culturale e quindi sociale. Alla base di tutto ci sono uomini e donne, ci sono delle persone, delle coscienze, mosse dalla forza della verità e del bene. Ne sono stati citati alcuni, tra i figli illustri di questa terra.
Vorrei soffermarmi su Padre Ruđer Josip Boković, gesuita, che nacque a Dubrovnik trecento anni or sono, il 18 maggio 1711. Egli impersona molto bene il felice connubio tra la fede e la scienza, che si stimolano a vicenda per una ricerca al tempo stesso aperta, diversificata e capace di sintesi. La sua opera maggiore, la Theoria philosophiae naturalis, pubblicata a Vienna e poi a Venezia a metà del Settecento, porta un sottotitolo molto significativo: redacta ad unicam legem virium in natura existentium, cioè secondo l’unica legge delle forze esistenti in natura. In Boković c’è l’analisi, c’è lo studio di molteplici rami del sapere, ma c’è anche la passione per l’unità. E questo è tipico della cultura cattolica. Per questo è segno di speranza la fondazione di un’Università Cattolica in Croazia. Auspico che essa contribuisca a fare unità tra i diversi ambiti della cultura contemporanea, i valori e l’identità del vostro Popolo, dando continuità al fecondo apporto ecclesiale alla storia della nobile Nazione croata. Ritornando a Padre Boković, gli esperti dicono che la sua teoria della continuità, valida sia nelle scienze naturali sia nella geometria, si accorda in modo eccellente con alcune delle grandi scoperte della fisica contemporanea. Che dire? Rendiamo omaggio all’illustre Croato, ma anche all’autentico Gesuita; rendiamo omaggio al cultore della verità che sa bene quanto essa lo superi, ma che sa anche, alla luce della verità, impegnare fino in fondo le risorse della ragione che Dio stesso gli ha dato.
Oltre all’omaggio, però, occorre far tesoro del metodo, dell’apertura mentale di questi grandi uomini. Ritorniamo dunque alla coscienza come chiave di volta per l’elaborazione culturale e per la costruzione del bene comune. È nella formazione delle coscienze che la Chiesa offre alla società il suo contributo più proprio e prezioso. Un contributo che comincia nella famiglia e che trova un importante rinforzo nella parrocchia, dove i bambini e i ragazzi, e poi i giovani imparano ad approfondire le Sacre Scritture, che sono il grande codice della cultura europea; e al tempo stesso imparano il senso della comunità fondata sul dono, non sull’interesse economico o sull’ideologia, ma sull’amore, che è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera (Caritas in veritate, 1). Questa logica della gratuità, appresa nell’infanzia e nell’adolescenza, si vive poi in ogni ambito, nel gioco e nello sport, nelle relazioni interpersonali, nell’arte, nel servizio volontario ai poveri e ai sofferenti, e una volta assimilata la si può declinare nei più complessi ambiti della politica e dell’economia, collaborando per una polis che sia accogliente e ospitale e al tempo stesso non vuota, non falsamente neutra, ma ricca di contenuti umani, con un forte spessore etico. È qui che i Christifideles laici sono chiamati a spendere generosamente la loro formazione, guidati dai principi della Dottrina sociale della Chiesa, per una autentica laicità, per la giustizia sociale, per la difesa della vita e della famiglia, per la libertà religiosa e di educazione.
Illustri amici, la vostra presenza e la tradizione culturale croata mi hanno suggerito queste brevi riflessioni. Ve le lascio quale segno della mia stima e soprattutto della volontà della Chiesa di camminare con la luce del Vangelo in mezzo a questo popolo. Vi ringrazio per la vostra attenzione e di cuore benedico tutti voi, i vostri cari e le vostre attività.
VEGLIA DI PREGHIERA CON I GIOVANI
Piazza del Bano Josip Jelačič- Zagreb, Sabato, 4 giugno 2011
Cari giovani!
Vi saluto tutti con grande affetto! Sono particolarmente contento di essere con voi, in questa piazza storica che rappresenta il cuore della città di Zagabria. Un luogo di incontri e di comunicazione, dove spesso dominano il rumore e il movimento della vita quotidiana. Ora, la vostra presenza la trasforma quasi in un tempio, la cui volta è il cielo stesso, che questa sera sembra come chinarsi su di noi. Nel silenzio vogliamo accogliere la Parola di Dio che è stata proclamata, perché illumini le nostre menti e riscaldi i nostri cuori.
Ringrazio vivamente Mons. Srakić, il Presidente della Conferenza Episcopale, per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro; e in modo particolare saluto e ringrazio i due giovani, che ci hanno offerto le loro belle testimonianze. L’esperienza vissuta da Daniel ricorda quella di sant’Agostino: è l’esperienza del cercare l’amore fuori e poi scoprire che è più vicino a me di me stesso, mi tocca nel profondo e mi purifica Mateja invece ci ha parlato della bellezza della comunità, che apre il cuore, la mente e il carattere Grazie a tutti e due!
San Paolo nella Lettura che è stata proclamata ci ha invitato ad essere sempre lieti nel Signore (Fil 4,4). E’ una parola che fa vibrare l’anima, se consideriamo che l’Apostolo delle genti scrive questa Lettera ai cristiani di Filippi mentre si trova in carcere, in attesa di essere giudicato. Egli è incatenato, ma l’annuncio e la testimonianza del Vangelo non possono essere imprigionati. L’esperienza di san Paolo rivela come sia possibile, nel nostro cammino, custodire la gioia anche nei momenti oscuri. A quale gioia egli fa riferimento? Tutti sappiamo che nel cuore di ognuno dimora un forte desiderio di felicità. Ogni azione, ogni scelta, ogni intenzione porta celata in sé questa intima e naturale esigenza. Ma molto spesso ci si accorge di aver riposto la fiducia in realtà che non appagano quel desiderio, anzi, rivelano tutta la loro precarietà. Ed è in questi momenti che si sperimenta il bisogno di qualcosa che vada oltre, che doni senso al vivere quotidiano.
Cari amici, la vostra giovinezza è un tempo che il Signore vi dona per poter scoprire il significato dell’esistenza! È il tempo dei grandi orizzonti, dei sentimenti vissuti con intensità, ma anche delle paure per le scelte impegnative e durature, delle difficoltà nello studio e nel lavoro, degli interrogativi intorno al mistero del dolore e della sofferenza. Ancora di più, questo tempo stupendo della vostra vita porta in sé un anelito profondo, che non annulla tutto il resto ma lo eleva per dargli pienezza. Nel Vangelo di Giovanni Gesù, rivolgendosi ai suoi primi discepoli, chiede: Che cosa cercate? (Gv 1,38). Cari giovani, queste parole, questa domanda attraversa il tempo e lo spazio, interpella ogni uomo e ogni donna che si apre alla vita e cerca la strada giusta… Ed ecco la cosa sorprendente: la voce di Cristo ripete anche a voi: Che cosa cercate?. Gesù vi parla oggi: mediante il Vangelo e lo Spirito Santo, Egli è vostro contemporaneo. È Lui che cerca voi, prima ancora che voi lo cerchiate! Rispettando pienamente la vostra libertà, Egli si avvicina a ciascuno di voi e si propone come la risposta autentica e decisiva a quell’anelito che abita il vostro essere, al desiderio di una vita che valga la pena di essere vissuta. Lasciate che vi prenda per mano! Lasciate che entri sempre di più come amico e compagno del vostro cammino! DateGli fiducia, non vi deluderà mai! Gesù vi fa conoscere da vicino l’amore di Dio Padre, vi fa comprendere che la vostra felicità si realizza nell’amicizia con Lui, nella comunione con Lui, perché siamo stati creati e salvati per amore, e solo nell’amore, quello che vuole e cerca il bene dell’altro, sperimentiamo veramente il significato della vita e siamo contenti di viverla, anche nelle fatiche, nelle prove, nelle delusioni, anche andando controcorrente.
Cari giovani, radicati in Cristo, potrete vivere in pienezza quello che siete. Come sapete, su questo tema ho impostato il mio Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che ci vedrà riuniti in agosto a Madrid e verso la quale siamo in cammino. Sono partito da un’incisiva espressione di san Paolo: Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede (Col 2,7). Crescendo nell’amicizia con il Signore, attraverso la sua Parola, l’Eucaristia e l’appartenenza alla Chiesa, con l’aiuto dei vostri sacerdoti, potrete testimoniare a tutti la gioia di aver incontrato Colui che sempre vi accompagna e vi chiama a vivere nella fiducia e nella speranza. Il Signore Gesù non è un Maestro che illude i suoi discepoli: Egli dice chiaramente che il cammino con Lui richiede l’impegno e il sacrificio personale, ma ne vale la pena! Cari giovani amici, non lasciatevi disorientare da promesse allettanti di facili successi, da stili di vita che privilegiano l’apparire a scapito dell’interiorità. Non cedete alla tentazione di riporre fiducia assoluta nell’avere, nelle cose materiali, rinunciando a scorgere la verità che va oltre, come una stella alta nel cielo, dove Cristo vuole condurvi. Lasciatevi guidare alle altezze di Dio! Nella stagione della vostra giovinezza, vi sostiene la testimonianza di tanti discepoli del Signore che hanno vissuto il loro tempo portando nel cuore la novità del Vangelo. Pensate a Francesco e Chiara d’Assisi, a Rosa di Viterbo, a Teresa di Gesù Bambino, a Domenico Savio.
Quanti giovani santi e sante nella grande compagnia della Chiesa! Ma qui, in Croazia, io e voi pensiamo al Beato Ivan Merz. Un giovane brillante, inserito a pieno titolo nella vita sociale, che dopo la morte della giovane Greta, il suo primo amore, intraprende il cammino universitario. Durante gli anni della prima guerra mondiale si trova di fronte alla distruzione e alla morte, ma tutto ciò lo plasma e lo forgia, facendogli superare momenti di crisi e di lotta spirituale. La fede di Ivan si rafforza al punto che si dedica allo studio della Liturgia ed inizia un intenso apostolato tra i giovani stessi. Egli scopre la bellezza della fede cattolica e capisce che la vocazione della sua vita è vivere e far vivere l’amicizia con Cristo. Di quanti gesti di carità, di bontà che stupiscono e commuovono è pieno il suo cammino! Muore il 10 maggio 1928, a soli trentadue anni, dopo alcuni mesi di malattia, offrendo la sua vita per la Chiesa e per i giovani.
Questa giovane esistenza, donata per amore, porta il profumo di Cristo, ed è per tutti un invito a non temere di affidare se stessi al Signore, così come contempliamo, in modo particolare nella Vergine Maria, la Madre della Chiesa, qui venerata e amata con il titolo di Madre di Dio della Porta di Pietra. Questa sera, a Lei voglio affidare ciascuno di voi, perché vi accompagni con la sua protezione e soprattutto vi aiuti ad incontrare il Signore e in Lui trovare il significato pieno della vostra esistenza. Maria non ha temuto di donare tutta se stessa al progetto di Dio; in Lei noi vediamo a quale meta siamo chiamati: la piena comunione con il Signore.
Tutta la nostra vita è un cammino verso l’Unità e Trinità d’Amore che è Dio; possiamo vivere nella certezza di non essere mai abbandonati. Cari giovani croati, vi abbraccio tutti come figli! Vi porto nel cuore e vi lascio la mia Benedizione. Siate sempre lieti nel Signore! La sua gioia, la gioia del vero amore, sia la vostra forza. Amen. Siano lodati Gesù e Maria!
SANTA MESSA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE DELLE FAMIGLIE CATTOLICHE CROATE
Pubblichiamo il testo integrale dell’0melia pronunciata da Benedetto XVI durante la Messa celebrata nell’Ippodromo di Zagreb, la mattina di Domenica, 5 giugno 2011
Cari fratelli e sorelle!
In questa Santa Messa che ho la gioia di presiedere, concelebrando con numerosi Fratelli nell’episcopato e con un gran numero di sacerdoti, ringrazio il Signore per tutte le amate famiglie qui riunite, e per tante altre che sono collegate con noi attraverso la radio e la televisione. Un particolare ringraziamento al Cardinale Josip Bozanić, Arcivescovo di Zagabria, per le sentite parole all’inizio della Santa Messa. A tutti rivolgo il mio saluto ed esprimo il mio grande affetto con un abbraccio di pace!
Abbiamo da poco celebrato l’Ascensione del Signore e ci prepariamo a ricevere il grande dono dello Spirito Santo. Nella prima lettura, abbiamo visto come la comunità apostolica era riunita in preghiera nel Cenacolo con Maria, la madre di Gesù (cfr At 1,12-14). E’ questo un ritratto della Chiesa che affonda le sue radici nell’evento pasquale: il Cenacolo, infatti, è il luogo in cui Gesù istituì l’Eucaristia e il Sacerdozio, nell’Ultima Cena, e dove, risorto dai morti, effuse lo Spirito Santo sugli Apostoli la sera di Pasqua (cfr Gv 20,19-23). Ai suoi discepoli, il Signore aveva ordinato di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre (At 1,4); aveva chiesto cioè che restassero insieme per prepararsi a ricevere il dono dello Spirito Santo. Ed essi si riunirono in preghiera con Maria nel Cenacolo in attesa dell’evento promesso (cfr At 1,14). Restare insieme fu la condizione posta da Gesù per accogliere la venuta del Paraclito, e la prolungata preghiera fu il presupposto della loro concordia. Troviamo qui una formidabile lezione per ogni comunità cristiana. Talora si pensa che l’efficacia missionaria dipenda principalmente da un’attenta programmazione e dalla sua intelligente messa in opera mediante un impegno concreto. Certo, il Signore chiede la nostra collaborazione, ma prima di qualsiasi nostra risposta è necessaria la sua iniziativa: è il suo Spirito il vero protagonista della Chiesa, da invocare e accogliere.
Nel Vangelo, abbiamo ascoltato la prima parte della cosiddetta preghiera sacerdotale di Gesù (cfr Gv 17,1-11a) – a conclusione dei discorsi di addio – piena di confidenza, di dolcezza e di amore. Viene chiamata preghiera sacerdotale, perché in essa Gesù si presenta in atteggiamento di sacerdote che intercede per i suoi, nel momento in cui sta per lasciare questo mondo. Il brano è dominato dal duplice tema dell’ora e della gloria. Si tratta dell’ora della morte (cfr Gv 2,4; 7,30; 8,20), l’ora nella quale il Cristo deve passare da questo mondo al Padre (13,1). Ma essa è, allo stesso tempo, anche l’ora della sua glorificazione che si compie attraverso la croce, chiamata dall’evangelista Giovanni esaltazione, cioè innalzamento, elevazione alla gloria: l’ora della morte di Gesù, l’ora dell’amore supremo, è l’ora della sua gloria più alta. Anche per la Chiesa, per ogni cristiano, la gloria più alta è quella Croce, è vivere la carità, dono totale a Dio e agli altri.
Cari fratelli e sorelle! Ho accolto molto volentieri l’invito rivoltomi dai Vescovi della Croazia a visitare questo Paese in occasione del primo Incontro Nazionale delle Famiglie Cattoliche Croate. Desidero esprimere il mio vivo apprezzamento per l’attenzione e l’impegno verso la famiglia, non solo perché questa fondamentale realtà umana oggi, nel vostro Paese come altrove, deve affrontare difficoltà e minacce, e quindi ha particolare bisogno di essere evangelizzata e sostenuta, ma anche perché le famiglie cristiane sono una risorsa decisiva per l’educazione alla fede, per l’edificazione della Chiesa come comunione e per la sua presenza missionaria nelle più diverse situazioni di vita. Conosco la generosità e la dedizione con cui voi, cari Pastori, servite il Signore e la Chiesa. Il vostro lavoro quotidiano per la formazione alla fede delle nuove generazioni, come anche per la preparazione al matrimonio e per l’accompagnamento delle famiglie, è la strada fondamentale per rigenerare sempre di nuovo la Chiesa e anche per vivificare il tessuto sociale del Paese. Continuate con disponibilità questo vostro prezioso impegno pastorale!
È ben noto a ciascuno come la famiglia cristiana sia segno speciale della presenza e dell’amore di Cristo e come essa sia chiamata a dare un contributo specifico ed insostituibile all’evangelizzazione. Il beato Giovanni Paolo II, che per ben tre volte visitò questo nobile Paese, affermava che la famiglia cristiana è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo proprio e originale, ponendo cioè al servizio della Chiesa e della società se stessa nel suo essere ed agire, in quanto intima comunità di vita e d’amore (Familiaris consortio, 50). La famiglia cristiana è sempre stata la prima via di trasmissione della fede e anche oggi conserva grandi possibilità per l’evangelizzazione in molteplici ambiti.
Cari genitori, impegnatevi sempre ad insegnare ai vostri figli a pregare, e pregate con essi; avvicinateli ai Sacramenti, specie all’Eucaristia quest’anno celebrate i 600 anni del miracolo eucaristico di Ludbreg; introduceteli nella vita della Chiesa; nell’intimità domestica non abbiate paura di leggere la Sacra Scrittura, illuminando la vita familiare con la luce della fede e lodando Dio come Padre. Siate quasi un piccolo cenacolo, come quello di Maria e dei discepoli, in cui si vive l’unità, la comunione, la preghiera!
Oggi, grazie a Dio, molte famiglie cristiane acquistano sempre più la consapevolezza della loro vocazione missionaria, e si impegnano seriamente nella testimonianza a Cristo Signore. Il beato Giovanni Paolo II ebbe a dire: Un’autentica famiglia, fondata sul matrimonio, è in se stessa una buona notizia per il mondo. E aggiunse: Nel nostro tempo sono sempre più numerose le famiglie che collaborano attivamente all’evangelizzazione È maturata nella Chiesa l’ora della famiglia, che è anche l’ora della famiglia missionaria (Angelus, 21 ottobre 2001).
Nella società odierna è più che mai necessaria e urgente la presenza di famiglie cristiane esemplari. Purtroppo dobbiamo constatare, specialmente in Europa, il diffondersi di una secolarizzazione che porta all’emarginazione di Dio dalla vita e ad una crescente disgregazione della famiglia. Si assolutizza una libertà senza impegno per la verità, e si coltiva come ideale il benessere individuale attraverso il consumo di beni materiali ed esperienze effimere, trascurando la qualità delle relazioni con le persone e i valori umani più profondi; si riduce l’amore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive, senza impegnarsi a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura alla vita. Siamo chiamati a contrastare tale mentalità! Accanto alla parola della Chiesa, è molto importante la testimonianza e l’impegno delle famiglie cristiane, la vostra testimonianza concreta, specie per affermare l’intangibilità della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale, il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità di provvedimenti legislativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli.
Care famiglie, siate coraggiose! Non cedete a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva del matrimonio! Mostrate con la vostra testimonianza di vita che è possibile amare, come Cristo, senza riserve, che non bisogna aver timore di impegnarsi per un’altra persona! Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità! L’apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro, così come il rispetto della morale naturale libera la persona, anziché mortificarla! Il bene della famiglia è anche il bene della Chiesa. Vorrei ribadire quanto ho affermato in passato: L’edificazione di ogni singola famiglia cristiana si colloca nel contesto della più grande famiglia della Chiesa, che la sostiene e la porta con sé E reciprocamente, la Chiesa viene edificata dalle famiglie, piccole chiese domestiche (Discorso di apertura del Convegno ecclesiale diocesano di Roma, 6 giugno 2005: Insegnamenti di Benedetto XVI, I, 2005, p. 205). Preghiamo il Signore affinché le famiglie siano sempre più piccole Chiese e le comunità ecclesiali siano sempre più famiglia!
Care famiglie croate, vivendo la comunione di fede e di carità, siate testimoni in modo sempre più trasparente della promessa che il Signore asceso al cielo fa a ciascuno di noi: io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Cari cristiani croati, sentitevi chiamati ad evangelizzare con tutta la vostra vita; sentite con forza la parola del Signore: Andate e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19). La Vergine Maria, Regina dei croati, accompagni sempre questo vostro cammino. Amen! Siano lodati Gesù e Maria!
Le parole del Papa prima della recita del Regina Caeli, all’Ippodromo di Zagreb, Domenica, 5 giugno 2011
Cari fratelli e sorelle!
Prima di concludere questa solenne celebrazione, desidero ringraziarvi per la vostra intensa e devota partecipazione, con la quale avete voluto esprimere anche il vostro amore per la famiglia e il vostro impegno in favore di essa come ha ricordato poc’anzi Mons. upan, che pure ringrazio di cuore. Oggi io sono qui per confermarvi nella fede; è questo il dono che vi porto: la fede di Pietro, la fede della Chiesa! Ma, al tempo stesso, voi donate a me questa stessa fede, arricchita dalla vostra esperienza, dalle gioie e dalle sofferenze. In particolare, voi mi donate la vostra fede vissuta in famiglia, perché io la conservi nel patrimonio di tutta la Chiesa.
Io so che voi trovate grande forza in Maria, Madre di Cristo e Madre nostra. Perciò, in questo momento ci rivolgiamo a lei, spiritualmente rivolti al suo Santuario di Marija Bistrica, e le affidiamo tutte le famiglie croate: i genitori, i figli, i nonni; il cammino dei coniugi, l’impegno educativo, il lavoro professionale e casalingo. E invochiamo la sua intercessione perché le pubbliche istituzioni sostengano sempre la famiglia, cellula dell’organismo sociale. Cari fratelli e sorelle, proprio tra un anno, celebreremo il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, a Milano. Affidiamo a Maria la preparazione di questo importante evento ecclesiale.
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Regina Caeli
CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON VESCOVI, SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE E SEMINARISTI E PREGHIERA PRESSO LA TOMBA DEL BEATO ALOJZIJE STEPINAC, NELLA CATTEDRALE DI ZAGREB
Domenica pomeriggio Benedetto XVI ha raggiunto in auto la Cattedrale di Zagreb, dedicata a Maria SS.ma Assunta e a S. Stefano d’Ungheria. Nell’abside, dietro l’altare maggiore, è sepolto il Beato Alojzije Stepinac. Accolto dal Capitolo della Cattedrale, il Papa ha presieduto la Celebrazione dei secondi Vespri della VII domenica di Pasqua con i Vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate, i seminaristi, i novizi e le novizie. I Vespri sono introdotti dal saluto dell’Arcivescovo di Zagreb, card. Josip Bozanić. Al termine, Benedetto XVI si è raccolto in preghiera presso la tomba del Beato Alojzije Stepinac (1898-1960), Vescovo e martire, elevato agli onori degli altari il 3 ottobre 1998 dal Beato Giovanni Paolo II. Riportiamo il testo del discorso che il Papa ha pronunciato nel corso della celebrazione dei Vespri:
Zahvaljujem Gospodinu za ovaj molitveni susret, koji mi omogućuje doivjeti poseban trenutak zajednitva s vama, biskupi, svećenici, posvećene osobe, bogoslovi i sjemenitarci, novaci i novakinje. Od srca vas pozdravljam te vam zahvaljujem za svjedočanstvo koje dajete Crkvi kao to su to učinili toliki Pastiri i Mučenici u ovoj zemlji od svetog Dujma sve do blaenog kardinala Stepinca, ljubljenog kardinala Kuharića i mnogih drugih. [Cari Fratelli nell’Episcopato e nel presbiterato, Cari fratelli e sorelle! Rendo grazie al Signore per questo incontro, nella preghiera, che mi consente di vivere uno speciale momento di comunione con voi, Vescovi, sacerdoti, persone consacrate, seminaristi, novizi e novizie. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la testimonianza che rendete alla Chiesa, come hanno fatto nei secoli tanti Pastori e Martiri in questa terra, da san Domnio fino al beato Cardinale Stepinac, all’amato Cardinale Kuharić e a molti altri.]
Ringrazio il Cardinale Josip Bozanić per le cortesi parole che mi ha rivolto. Questa sera vogliamo fare devota e orante memoria del Beato Alojzije Stepinac, intrepido Pastore, esempio di zelo apostolico e di cristiana fermezza, la cui eroica esistenza ancora oggi illumina i fedeli delle Diocesi croate, sostenendone la fede e la vita ecclesiale. I meriti di questo indimenticabile Vescovo derivano essenzialmente dalla sua fede: nella sua vita, egli ha sempre tenuto fisso lo sguardo su Gesù e a Lui si è sempre conformato, al punto da diventare una viva immagine del Cristo, anche sofferente. Proprio grazie alla sua salda coscienza cristiana, ha saputo resistere ad ogni totalitarismo, diventando nel tempo della dittatura nazista e fascista difensore degli ebrei, degli ortodossi e di tutti i perseguitati, e poi, nel periodo del comunismo, «avvocato» dei suoi fedeli, specialmente dei tanti sacerdoti perseguitati e uccisi. Sì, è diventato «avvocato» di Dio su questa terra, poiché ha tenacemente difeso la verità e il diritto dell’uomo di vivere con Dio.
“Con un’unica oblazione [Cristo] ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati” (Eb 10,14). Questa espressione della Lettera agli Ebrei, poc’anzi proclamata, ci invita a considerare la figura del Beato Cardinale Stepinac secondo la “forma” di Cristo e del suo Sacrificio. Il martirio cristiano infatti è la più alta misura di santità, ma lo è sempre e soltanto grazie a Cristo, per suo dono, come risposta alla sua oblazione che riceviamo nell’Eucaristia. Il Beato Alojzije Stepinac ha risposto con il suo sacerdozio, con l’episcopato, con il sacrificio della vita: un unico “sì” unito a quello di Cristo. Il suo martirio segna il culmine delle violenze perpetrate contro la Chiesa durante la terribile stagione della persecuzione comunista. I cattolici croati, in particolare il clero, sono stati oggetto di vessazioni e soprusi sistematici, che miravano a distruggere la Chiesa cattolica, a partire dalla sua più alta Autorità locale. Quel tempo particolarmente duro è stato caratterizzato da una generazione di Vescovi, di sacerdoti e di religiosi pronti a morire per non tradire Cristo, la Chiesa e il Papa. La gente ha visto che i sacerdoti non hanno mai perso la fede, la speranza, la carità, e così sono rimasti sempre uniti. Questa unità spiega ciò che è umanamente inspiegabile: che un regime così duro non abbia potuto piegare la Chiesa.
Anche oggi la Chiesa in Croazia è chiamata ad essere unita per affrontare le sfide del mutato contesto sociale, individuando con audacia missionaria strade nuove di evangelizzazione, specialmente al servizio delle giovani generazioni. Cari Fratelli nell’Episcopato, vorrei incoraggiare anzitutto voi nello svolgimento della vostra missione. Quanto più opererete in feconda concertazione tra voi e in comunione con il Successore di Pietro, tanto più potrete affrontare le difficoltà della nostra epoca. È importante, inoltre, che soprattutto i Vescovi e i sacerdoti operino sempre al servizio della riconciliazione tra i cristiani divisi e tra cristiani e musulmani, seguendo le orme di Cristo, che è nostra pace. Riguardo ai sacerdoti, non mancate di offrire loro chiari indirizzi spirituali, dottrinali e pastorali. La comunità ecclesiale, infatti, presenta al proprio interno legittime diversità, tuttavia essa non può rendere una testimonianza fedele al Signore se non nella comunione dei suoi membri. Questo richiede da voi il servizio della vigilanza, da offrire nel dialogo e con grande amore, ma anche con chiarezza e fermezza. Cari Fratelli, aderire a Cristo significa “osservare la sua parola” in ogni circostanza (cfr Gv 14,23).
S tim u vezi blaeni se kardinal Stepinac ovako izrazio: Jedno od najvećih zala naega vremena jest osrednjost u pitanjima vjere. Nemojmo si umiljati Ili jesmo ili nismo katolici. Ako jesmo, onda se to mora očitovati na svim područjima naega ivota”. [A tale proposito, il Beato Cardinale Stepinac così si esprimeva: «Uno dei più grandi mali del nostro tempo è la mediocrità nelle questioni di fede. Non facciamoci illusioni O siamo cattolici o non lo siamo. Se lo siamo, bisogna che questo si manifesti in ogni campo della nostra vita» (Omelia nella Solennità dei SS. Pietro e Paolo, 29 giugno 1943).] L’insegnamento morale della Chiesa, oggi spesso non compreso, non può essere svincolato dal Vangelo. Spetta proprio ai Pastori proporlo autorevolmente ai fedeli, per aiutarli a valutare le loro responsabilità personali, l’armonia tra le loro decisioni e le esigenze della fede. In tal modo si avanzerà in quella “svolta culturale” necessaria per promuovere una cultura della vita e una società a misura dell’uomo.
Cari sacerdoti – specialmente voi parroci – conosco l’importanza e la molteplicità dei vostri compiti, in un’epoca nella quale la scarsità di presbiteri comincia a farsi fortemente sentire. Vi esorto a non perdervi d’animo, a rimanere vigilanti nella preghiera e nella vita spirituale per compiere con frutto il vostro ministero: insegnare, santificare e guidare quanti sono affidati alle vostre cure. Accogliete con magnanimità chi bussa alla porta del vostro cuore, offrendo a ciascuno i doni che la bontà divina vi ha affidato. Perseverate nella comunione con il vostro Vescovo e nella collaborazione reciproca. Alimentate il vostro impegno alle sorgenti della Scrittura, dei Sacramenti, della lode costante di Dio, aperti e docili all’azione dello Spirito Santo; sarete così operatori efficaci della nuova evangelizzazione, che siete chiamati a realizzare unitamente ai laici, in modo coordinato e senza confusione fra ciò che dipende dal ministero ordinato e ciò che appartiene al sacerdozio universale dei battezzati. Abbiate a cuore la cura delle vocazioni al sacerdozio: sforzatevi, con il vostro entusiasmo e la vostra fedeltà, di trasmettere un vivo desiderio di rispondere generosamente e senza esitazione a Cristo, che chiama a conformarsi più intimamente a Lui, Capo e Pastore.
Cari consacrati e consacrate, molto la Chiesa si attende da voi, che avete la missione di testimoniare in ogni epoca «la forma di vita che Gesù, supremo consacrato e missionario del Padre per il suo Regno, ha abbracciato ed ha proposto ai discepoli che lo seguivano» (Esort. ap. Vita consecrata, 22). Dio sia sempre la vostra unica ricchezza: da Lui lasciatevi plasmare, per rendere visibile all’uomo d’oggi, assetato di valori veri, la santità, la verità, l’amore del Padre celeste. Sorretti dalla grazia dello Spirito, parlate alla gente con l’eloquenza di una vita trasfigurata dalla novità della Pasqua. L’intera vostra esistenza diverrà così segno e servizio della consacrazione che ogni battezzato ha ricevuto quando è stato incorporato a Cristo.
Vama mladima, koji se pripravljate za svećenitvo ili za posvećeni ivot, elim ponoviti da boanski Učitelj neprestano djeluje u svijetu i govori svakom pojedinom od onih koje je izabrao: Slijedi me”. [A voi, giovani che vi preparate al sacerdozio o alla vita consacrata, desidero ripetere che il divino Maestro è costantemente all’opera nel mondo e dice a ciascuno di quelli che ha scelto: “Seguimi” (Mt 9,9).] È una chiamata che esige la conferma quotidiana di una risposta d’amore. Sia sempre pronto il vostro cuore! L’eroica testimonianza del Beato Alojzije Stepinac ispiri un rinnovamento delle vocazioni tra i giovani croati. E voi, cari Fratelli nell’episcopato e nel presbiterato, non mancate di offrire ai giovani dei seminari e dei noviziati una formazione equilibrata, che li prepari a un ministero ben inserito nella società del nostro tempo, grazie alla profondità della loro vita spirituale e alla serietà dei loro studi.
Amata Chiesa in Croazia, assumi con umiltà e coraggio il compito di essere la coscienza morale della società, “sale della terra” e “luce del mondo” (cfr Mt 5,13-14). Sii sempre fedele a Cristo e al messaggio del Vangelo, in una società che cerca di relativizzare e secolarizzare tutti gli ambiti della vita. Sii la dimora della gioia nella fede e nella speranza.
Predragi! Neka blaeni kardinal Alojzije Stepinac i svi Sveti vae zemlje posreduju za va narod a Majka Spasiteljeva neka vas titi! S ljubavlju udjeljujem vama i čitavoj Crkvi u Hrvatskoj svoj apostolski blagoslov. Amen. Hvaljen Isus i Marija! [Carissimi! Il Beato Cardinale Alojzije Stepinac e tutti i Santi della vostra terra intercedano per il vostro popolo e la Madre del Salvatore vi protegga! Con grande affetto imparto a voi ed all’intera Chiesa che è in Croazia la mia Benedizione Apostolica. Amen. Siano lodati Gesù e Maria!]
Domenica sera, all’aeroporto internazionale “Pleso” di Zagreb, ha avuto luogo la Cerimonia di congedo, alla presenza del Presidente della Repubblica di Croazia, dei Vescovi croati, di alcune Autorità civili e di un gruppo di fedeli. A motivo del maltempo, la cerimonia si è svolta in un hangar dell’aeroporto e per il ritardo accumulato, si è preferito soprassedere alla lettura dei previsti discorsi, che tuttavia si considerano come pronunciati. Pubblichiamo di seguito il discorso del Santo Padre Benedetto XVI:
Gospodine Predsjedniče,
Moj je pohod vaoj zemlji doao do kraja. Premda kratak, bio je bogat susretima, koji su mi omogućili osjetiti dio vas, vae povijesti te su mi pruili prigodu da hodočasničku Crkvu u Hrvatskoj utvrdim u vjeri u Isusa Krista, jedinoga Spasitelja. [Signor Presidente, Illustri Autorità, cari Fratelli nell’Episcopato, fratelli e sorelle nel Signore! La mia visita nella vostra terra giunge al termine. Anche se breve, essa è stata ricca di incontri, che mi hanno fatto sentire parte di voi, della vostra storia, e mi hanno offerto l’occasione per confermare la Chiesa pellegrina in Croazia nella fede in Gesù Cristo, unico Salvatore.]
Questa fede, giunta fino a voi attraverso la testimonianza coraggiosa e fedele di tanti vostri fratelli e sorelle, alcuni dei quali non hanno esitato a morire per Cristo e il suo Vangelo, ho qui ritrovato viva e sincera. A Dio rendiamo lode per gli abbondanti doni di grazia che largamente dispone sul quotidiano cammino dei suoi figli! Desidero ringraziare quanti hanno collaborato all’organizzazione di questa mia visita e al suo ordinato svolgimento.
Porto vive nella mente e nel cuore le impressioni di queste giornate. Corale e sentita è stata, stamani, la partecipazione alla santa Messa in occasione della Giornata Nazionale delle Famiglie. L’incontro di ieri nel Teatro Nazionale mi ha dato modo di condividere una riflessione con i rappresentanti della società civile e delle comunità religiose. I giovani, poi, durante l’intensa Veglia di preghiera, mi hanno mostrato il volto luminoso della Croazia, rivolto al futuro, illuminato da una fede viva, come la fiamma di una lampada preziosa, ricevuta dai padri e che chiede di essere custodita e alimentata lungo il cammino. La preghiera presso la tomba del Beato Cardinale Stepinac ci ha fatto ricordare, in modo speciale, tutti coloro che hanno sofferto e anche oggi soffrono a motivo della fede nel Vangelo. Continuiamo ad invocare l’intercessione di questo intrepido testimone del Signore risorto, affinché ogni sacrificio, ogni prova, offerti a Dio per amore suo e dei fratelli, possano essere come chicco di grano che, caduto nella terra, muore per portare frutto.
È stato per me motivo di gioia constatare quanto sia ancora viva nell’oggi l’antica tradizione cristiana del vostro popolo. L’ho toccato con mano soprattutto nella calorosa accoglienza che la gente mi ha riservato, come aveva fatto nelle tre visite del beato Giovanni Paolo II, riconoscendo la visita del Successore di san Pietro, che viene a confermare i fratelli nella fede. Questa vitalità ecclesiale, da mantenere e rafforzare, non mancherà di produrre i suoi effetti positivi sull’intera società, grazie alla collaborazione, che auspico sempre serena e proficua, tra la Chiesa e le istituzioni pubbliche. In questo tempo, nel quale sembrano mancare punti di riferimento stabili e affidabili, i cristiani, uniti “insieme in Cristo”, pietra angolare, possano continuare a costituire come l’anima della Nazione, aiutandola a svilupparsi e progredire.
Nel ripartire per Roma, vi affido tutti alle mani di Dio. Egli, datore di ogni bene e provvidenza amorevole, benedica sempre questa terra e il popolo croato e conceda pace e prosperità ad ogni famiglia.
Neka Djevica Marija bdije nad povijesnim putom vae domovine kao i nad putom čitave Europe i neka vas također prati moj apostolski blagoslov, koji vam od srca udjeljujem. [La Vergine Maria vegli sul cammino storico della vostra patria e su quello dell’intera Europa, e vi accompagni anche la mia Apostolica Benedizione, che vi lascio con grande affetto.]
(fonte: www.vatican.va)