Italia

I commenti delle associazioni cattoliche

Dopo la chiamata alle urne del 9 e 10 aprile scorso, con il cambio di maggioranza di governo, alcune associazioni cattoliche hanno scritto delle note a commento dei risultati elettorali. “Affrontare con coraggio le vere priorità del Paese: il lavoro, la famiglia e lo sviluppo economico, a partire dal Mezzogiorno”: lo dice il presidente nazionale delle ACLI (associazioni cristiane lavoratori italiani), Andrea Olivero, nel testo, in cui aggiunge che “chi ha ottenuto, per quanto di misura, la maggioranza dei seggi ha il diritto e il dovere di governare il Paese. Ma il suo primo obiettivo deve essere quello di conquistare la fiducia dell’altra metà degli italiani, cercando il più possibile soluzioni condivise tra le diverse parti sociali e i singoli cittadini. Ne va anche, ovviamente, della propria stabilità e tenuta parlamentare”. Tra le priorità indicate dalle Acli ci sono “il lavoro, con i problemi dell’occupazione giovanile, della precarizzazione, del mancato riconoscimento dei diritti di formazione; il sostegno alle famiglie e la lotta alla povertà crescente; lo sviluppo economico del Paese, attraverso la ricerca di un’intesa tra le forze sociali. Tutto ciò, con un attenzione privilegiata per il Mezzogiorno”.

Per MCL (movimento cristiano lavoratori) “gli italiani votano massicciamente o non votano (come nel referendum sulla legge 40), con grande lucidità e libertà, senza i condizionamenti della grande stampa, delle oligarchie, dei sondaggisti schierati, fornendo anche indicazioni scomode e sovvertendo le previsioni”. “Al nuovo Governo – prosegue la nota a firma del presidente nazionale Carlo Costalli – chiederemo di mettere al centro i temi del lavoro: deve avere il coraggio di assumere come priorità della propria azione l’esigenza di una ripresa dello sviluppo attraverso la definizione di politiche che assumano come prioritaria una moderna politica di democrazia economica… Bisognerà d’altra parte tener ben presente l’inadeguatezza del nostro capitalismo a reggere le sfide globali, per consentire una dimensione sociale fondata sul dialogo e la partecipazione dei lavoratori alle scelte”. “In questo contesto è prioritaria la difesa e il completamento della riforma Biagi, la riforma del welfare , la difesa e l’autonomia dei corpi intermedi”.

Dal canto suo, l’AGESC (associazione genitori scuole cattoliche) rileva nella sua nota che il cambio di maggioranza parlamentare “è indice di una democrazia matura che attraverso un dibattito e un confronto, anche duro e difficile, ha portato all’affermazione di un’alternanza di governo di cui ognuno deve prendere atto”. Per l’associazione, le “istanze irrinunciabili che costituiscono l’emergenza educativa per il Paese” rimangono “la promozione della vita sin dal suo inizio e fino al suo naturale compimento; il rispetto e la valorizzazione della famiglia così come costituzionalmente affermata; la concretizzazione della libertà di educazione come fondamento di una società autenticamente democratica”.

“Ritrovare la strada per affrontare i problemi del Paese in maniera unita”: è l’invito agli schieramenti politici di Guido Barbera, presidente del CIPSI, coordinamento di 35 Ong e associazioni di solidarietà internazionale. “C’è bisogno di mettere al centro la dignità umana – afferma Barbera – e ripartire anche dal protagonismo della società civile capace di apportare contenuti e valori che la politica ha difficoltà a promuovere”. “Ritrovare il senso alto della politica con la P maiuscola – conclude – è oggi più che mai una priorità del Paese”. Un appello “a ricompattare le parti più responsabili di maggioranza e opposizione” arriva dalla Compagnia delle Opere per la quale occorre “guardare alla risorsa più grande che resta all’Italia: un popolo che ha dimostrato, ancora una volta, di essere vivo. Questa è la vera speranza: l’esperienza di novità che si pone nella vita quotidiana, nelle opere che si costruiscono, nelle proposte politiche che si fanno. Il resto crolla senza lasciare traccia”.

Oltre alle associazioni a esprimere un parere sulle elezioni anche la dazione Migrantes della Cei sottolinea come per la prima volta a sedere sugli scranni di Camera e Senato ci saranno anche 18 deputati e 6 senatori eletti dagli italiani all’estero. Questi parlamentari, scrive in una nota la Fondazione della Cei, “preferiamo identificarli come ambasciatori delle comunità italiane che vivono nei cinque continenti, consapevoli di formare un gruppo parlamentare speciale che non può farsi assimilare dalle balene partitiche. “Questi parlamentari a responsabilità e titolo pieno portano con se stessi le adesioni e la passione di migliaia di altre persone che hanno scritto sulla scheda il loro nome preferendoli ad altri”. Gli italiani all’estero che hanno espresso il loro voto sono stati 1.135.617, pari al 42,07% degli aventi diritto. Questa affluenza alle urne rappresenta un risultato “soddisfacente – ha detto don Domenico Locatelli, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli italiani nel mondo della Fondazione Cei – che conferma che il legame con il nostro Paese è forte e questi connazionali formano un’altra Italia desiderosa di partecipare”.