Opinioni & Commenti

I cent’anni di un giornale: è l’oggi il suo tempo

di Alberto MigoneL’«Araldo Poliziano» ricorda, questo sabato 8 ottobre con un Convegno a Montepulciano, il centenario della sua fondazione (1905-2005). Cent’anni sono indubbiamente un bel traguardo per un settimanale che merita di essere celebrato, soprattutto in un tempo di memoria corta e di radici recise.

Ripercorrendo questo cammino emergono delle costanti che lo qualificano e lo caratterizzano: il radicamento sul territorio, l’attenzione ai problemi della gente, la fedeltà all’identità cristiana. Caratteristiche mantenute, nonostante i tanti mutamenti avvenuti in questo lungo periodo della nostra storia, segnato da vicende raccontate con la schiena dritta, costi quel che costi.

Nel settembre 2003 un’altra tappa significativa: «L’Araldo» entra a far parte di «Toscanaoggi», il settimanale di sedici diocesi della nostra regione. È una scelta meditata e convinta: collegarsi all’esperienza giornalistica delle altre Chiese della Toscana in un cammino comune che lo arricchisce e lo potenzia senza privarlo né della sua gloriosa testata, né della sua peculiarità. Contemporaneamente porta in dote al settimanale regionale la ricchezza di una Chiesa viva e propositiva e di un territorio ricco di fermenti. «L’Araldo» contribuisce così alla realizzazione del progetto nato nel 1983: dotare la nostra regione di un settimanale che fosse nel panorama della stampa regionale presenza unitaria e quindi più incisiva e autorevole.

«L’Araldo» può quindi essere giustamente fiero del suo passato, senza nostalgia però né riposo appagante su quel che fu. Per un giornale l’oggi è il suo tempo e deve sempre domandarsi ciò che oggi gli è richiesto.

Il senso del Convegno – al di là di ogni giusta celebrazione – è – deve essere – proprio questo: far ponte tra memoria e futuro, anche tracciando qualche orientamento concreto che, a mio parere, può derivare da quella che considero una priorità per la nostra stampa: saper essere sempre più giornali intelligentemente alternativi, come è del resto nella loro tradizione più autentica.

Oggi in Italia il pluralismo nell’informazione si sta riducendo, concentrato com’è nelle mani di pochi gruppi forti. Questo determina che quanto accade viene sempre più spesso mediato, quando non manipolato, in base a interessi e ideologie, diversi, ma sempre fuorvianti. Anche il fatto religioso e la vita della Chiesa, interpretati su schemi precostituiti, risultano minimizzati o strumentalizzati.Nasce di qui per noi l’obbligo dell’alterità: saper essere voci coraggiose, capaci di far emergere la vita e i bisogni veri della gente e del territorio e di sfatare miti e mode presentati come vincenti. Offrire in una parola al lettore «qualcos’altro» che aiuti a capire e a orientarsi. Per far questo i nostri giornali devono sempre più qualificarsi e potenziarsi, ma soprattutto ottenere quell’accoglienza, che non sempre trovano nel nostro mondo.Oggi per i cristiani la sfida è culturale e la si affronta soprattutto con i mezzi di informazione.

MONTEPULCIANO, CONVEGNO E FESTA PER I CENTO ANNI DEL SETTIMANALE «L’ARALDO»