Lettere in redazione
I cattolici, la Lega e il centrosinistra
Gentilissimo direttore, le scrivo a proposito di un tema molto delicato che nei giorni successivi alle elezioni regionali ha tenuto banco sui media nazionali e locali con pronunciamenti di carattere perlopiù ideologico che tutto hanno fatto fuorché aiutare il fruitore di informazioni a farsi un’idea.
Sto parlando della questione dell’aborto e della pillola RU486 che, dopo le dichiarazioni dei neogovernatori di Piemonte e Veneto, Cota e Zaia, è letteralmente esplosa in un dibattito che sarebbe più opportuno definire scontro senza frontiere tra le parti in campo. In molti si sono scandalizzati di quanto affermato da Cota e da Zaia; non ho mai votato la Lega e mai la voterò per le posizioni espresse sull’immigrazione, assolutamente antievangeliche.
Ma credo che la sinistra italiana, se vuole recuperare credibilità, debba fare un serio esame di coscienza: gli elettori della Lega, infatti, non sono soltanto degli xenofobi. In realtà, per la maggior parte, si tratta di gente che vede nella Lega una forza capace di riappropriarsi di temi che un tempo erano della sinistra la quale, in nome dei cosiddetti «nuovi diritti», che in realtà sono schiavitù mascherate da libertà, li ha oggi consegnati per non dire regalati alla destra.
Sto parlando di materie quali la famiglia, il lavoro, la territorialità, le tradizioni, la bioetica stessa: la sinistra, in teoria, si batte contro l’individualismo e quindi per la giustizia sociale, per l’accoglienza dell’altro senza discriminazione alcuna, per la dignità della persona. Il Pd avrebbe dovuto essere un incontro tra il personalismo comunitario del cattolicesimo democratico ed il pensiero socialdemocratico.
Ebbene, il Pd non è riuscito perché i democratici provenienti dall’ala sinistra si sono arroccati su posizioni figlie di un libertarismo che il femminismo più bieco ed in parte il sessantotto hanno fatto proprie, tradendo anzitutto se stessi. L’aborto, per esempio, è una delle espressioni più spinte dell’individualismo ed un inno alla deresponsabilizzazione: concepiamo un figlio e non lo vogliamo? Facile, lo gettiamo via. È una specie di «me ne frego» moderno. Allo stesso modo lo sono le attuali posizioni della sinistra sulla bioetica, sulla sessualità, sulla famiglia e sulla laicità che è stata trasformata in un laicismo ideologico.
La sinistra dovrebbe battersi per una vera coesione sociale, affinché nelle nostre comunità vi siano strutture pubbliche e sociali nonché corpi intermedi capaci di sostenere la donna che deve affrontare una gravidanza non desiderata, di accogliere un bambino non voluto, di dare un’opportunità ad un immigrato, di aiutare famiglie in crisi economica o di identità, di educare all’affettività piuttosto che distribuire preservativi nelle scuole, di non lasciare soli gli anziani, di accompagnare infine le persone ad una morte serena nel rispetto della vita e della loro dignità. Tutto questo nel Pd non esiste. Un elettore cristiano, ma anche una persona di buonsenso, si sente disorientata. Così come si sentono disorientati molti cittadini che oggi votano Lega.
Ecco perché il Pd, anziché scagliarsi contro Cota e Zaia quando affermano giustamente prima di fare ahimè una mezza marcia indietro che «studieremo le modalità per far valere un punto di vista nettamente contrario ad uno strumento farmacologico che banalizza una procedura così delicata come l’aborto, che lascia sole le donne e deresponsabilizza i più giovani», dovrebbe fare una seria autocritica e chiedersi che cosa è diventato il centrosinistra oggi, cosa propone al Paese e perché si è venduto al libertarismo radicale che produce disgraziate candidature come quella della Bonino nel Lazio. Un esercizio che sarebbe utile anche ai dirigenti cattolici del Partito democratico, che a volte sembrano più impegnati a trovare una «collocazione di poltrona» piuttosto che a portare un contributo contenutistico all’identità di un partito senz’anima. Forse, con un serio lavoro introspettivo, il Pd potrebbe tornare a parlare alla testa e al cuore della gente, potrebbe rimettere davvero al centro la persona ed elaborare una proposta alternativa per il Paese.
Diversamente gli elettori cattolici, ma anche tanti altri, continueranno a starsene a casa, a votare Udc o altro o i più spaesati ed impauriti a scegliere la Lega.
Pubblichiamo questa lettera, anche se molto lunga e non firmata con nome e cognome, per due motivi: primo perché mi sembra affronti un problema non indifferente almeno per una parte dei cattolici; secondo perché non si tratta di una lettera anonima. L’autore si è infatti con me qualificato, ma ha chiesto di non apparire pubblicamente. Inoltre, firmata così, mi sembra acquisti ancora più senso e possa dar vita a un dibattito che, com’è nello stile del nostro giornale, auspico costruttivo e pacato.