Italia
I campi dell’Opera La Pira, un’estate a servizio dei giovani
di Riccardo Clementi
Una missione che da quasi sessanta anni persegue lo stesso obiettivo, animata da un entusiasmo sempre nuovo e mai uguale a se stesso: essere al servizio dei giovani, camminare al loro fianco per un’educazione integrale che li aiuti a diventare cristiani e cittadini responsabili, uomini e donne in grado di trasformare la società con il lievito silenzioso ma efficace della testimonianza.
È questo il senso dell’attività che l’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira (sito internet) promuove dall’inizio degli anni ’50, quando il suo fondatore Pino Arpioni cominciò ad organizzare campi estivi con e per i giovani. Un’idea che ancora oggi, in un tempo di emergenza educativa, conserva una freschezza ed un’attualità sorprendenti e che ogni estate coinvolge oltre 1.000 giovani tra responsabili e ragazzi partecipanti ai campi estivi che si svolgono presso i centri dell’Opera La Pira: il villaggio «La Vela» a Castiglione della Pescaia (Gr), il villaggio «il Cimone» a Pian degli Ontani alle pendici del monte Abetone (Pt) e la «Casa Alpina Firenze» a Rhemes Notre Dame in Val d’Aosta. Un’esperienza che negli ultimi anni si è arricchita anche di una rinnovata amicizia, quella con la comunità di Pozzallo, città natale di La Pira, dove un gruppo di educatori dell’Opera La Pira ogni estate si reca per un campo estivo insieme ai giovani siciliani con l’obiettivo di tracciare una prospettiva di speranza e di pace sulla scia del «servo di Dio» Giorgio La Pira.
E proprio La Pira, di cui Pino Arpioni fu amico e collaboratore negli anni dell’amministrazione della città di Firenze, nell’agosto 1974 scriveva a proposito del senso dei campi de «La Vela» e de «Il Cimone»: «ormai La Vela ha assunto la struttura di un organismo (formatosi per coesione spontanea di forze spirituali e culturali vitali) avente una definizione ed un mandato precisi: essere per i giovani una bussola ed un telescopio. Questi a me paiono essere i fini (il mandato!) che la Provvidenza assegna alla Vela: essere (per i giovani!) una bussola indicatrice dei punti cardinali della navigazione personale e storica degli uomini; un telescopio indicatore del punto omega della storia; cioè del filo che lega (riducendoli ad un punto solo: tutta la storia è la biografia di uno solo, di Cristo) tutti i tempi, tutti gli eventi del mondo! Pregare, studiare, operare (a favore delle nuove generazioni) in vista di questi due fini (fra loro coessenziali). E la Madonna ci aiuterà» (Lettera di La Pira a Pino Arpioni, 14 agosto 1974).
Ecco qual è il fine ultimo dei campi estivi dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira: fare vita di comunità in luoghi meravigliosi di mare e di montagna, assaporare le bellezze della natura, giocare e riflettere su temi di attualità, pregare insieme e, attraverso tutto questo, imparare a donare se stessi per essere «bussola» e «telescopio», luce del mondo e sale della terra in grado di fornire ai giovani gli strumenti per una navigazione illuminata nel mare della storia. Un procedere che è personale ma anche collettivo e che, per questo, non può non tenere conto dei fratelli di ogni nazione, cultura e religione: il dialogo, la capacità di conoscere l’altro e di rapportarsi ad ogni persona con la sola legge che il Vangelo ci consegna – quella dell’amore incondizionato – costituiscono un altro tratto fondante dell’attività dell’Opera La Pira che, in un tempo di individualismo e di chiusura, invita i giovani ad abbattere il muro della diffidenza e dell’odio per costruire ponti di amicizia e di pace a partire dalle relazioni interpersonali.
Un’azione bella e impegnativa, che si fonda sull’impegno di oltre 100 giovani i quali durante l’inverno si preparano ad essere educatori ispirati dall’unica fonte che non delude mai: Cristo. Non è un semplice volontariato, il servizio offerto durante l’estate dai capigruppo e dalle capogruppo dell’Opera La Pira, ma è un servizio che trova corrispondenza nel concetto di «gratuità» e che cerca di specchiarsi nel gesto di Gesù che lava i piedi ai discepoli. Amare per dare un’opportunità, senza mai imporre, mettersi a disposizione del Padre per lasciare che Lui incida sulle vite di tanti giovani, ecco il significato più vero e più bello della proposta dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira.
Un’estate diversa, da vivere in pienezza, per scoprire che la gioia sgorga dall’amicizia autentica con l’altro: «ama il prossimo tuo come te stesso» non è una bella frase pronunciata da qualche filosofo, ma un comandamento nuovo che Dio ci consegna per farne esperienza con tutti, indipendentemente dal colore della pelle e dallo stato sociale, e per imparare a vivere liberi e felici.
Una prospettiva che oggi pare essere tradita: i fatti di questi giorni vedono il Mediterraneo trasformato in una tomba di dolore e di morte per tante persone in cerca di accoglienza e di libertà. Aiutare questi fratelli, appartenenti all’unica famiglia umana, è un gesto evangelico, oltre che politicamente lungimirante perché capace di cogliere e di accompagnare il flusso della storia.
L’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira, oltre ad affermare tutto questo, può testimoniare attraverso il «Campo Internazionale» che il dialogo e l’amicizia tra popoli, culture e religioni sono il miglior viatico per costruire un mondo di pace e per far tornare il Mediterraneo ad essere «il grande lago di Tiberiade».
Dal 7 al 17 agosto, al Villaggio «La Vela» di Castiglione della Pescaia, oltre 100 giovani italiani, russi, palestinesi, israeliani e di vari Paesi dell’Africa, di culture e religioni diverse – cristiani cattolici, cristiani ortodossi, musulmani ed ebrei – vivranno undici giorni in comunità per scoprire che la conoscenza e la fiducia reciproche sconfiggono ogni paura e ogni diffidenza.
«Sotto lo stesso cielo: accoglienza e integrazione nel villaggio globale» è il tema che quest’anno vedrà i giovani confrontarsi tra loro e insieme ad autorevoli relatori, che operano nelle Istituzioni, nel mondo dei media e della politica internazionale.
A partire dalle tesi lapiriane e dal «metodo concreto della politica della pace» che La Pira indicava come la sola prospettiva possibile, i giovani partecipanti al Campo Internazionale dicono che un altro mondo è possibile e che un modo diverso e fecondo di tessere relazioni è alla portata di tutti.