Nella società del benessere molti stanno male, e non sono solo i poveri o gli impoveriti. E il malessere non può essere misurato solo da un punto di vista economico. Anche gli economisti se ne sono accorti. Finora nei loro studi avevano usato solo «indicatori oggettivi». I dati che raccoglievano si riferivano cioè alla disoccupazione, all’inflazione, al reddito medio per abitante, agli indicatori bio-medici (mortalità infantile, aspettative di vita), tutti fatti misurabili.Ora nei loro studi compaiono anche gli «indicatori soggettivi», cioè le sensazioni, le impressioni, i giudizi che le persone hanno delle loro vite. Un esempio ci viene dagli Stati Uniti. Tra il 1975 e il 1995 il prodotto interno lordo individuale (cioè la ricchezza) è cresciuto del 43%. Ma secondo molte statistiche, la felicità degli americani, in quegli stessi anni, non è cresciuta. Anzi, è rimasta sostanzialmente la stessa, nonostante adesso mediamente i cittadini degli States posseggano il doppio delle macchine, di forni a micro-onde, di tv a colori, di videoregistratori, di condizionatori, di segreterie telefoniche e abbiano vestiti molto più costosi. Perché? Evidentemente non c’è un rapporto proporzionale tra lo sviluppo che si misura solo con gli indicatori economici e lo sviluppo complessivo dell’uomo, quello più intimo e appagante.Si potrebbe definire il «paradosso della felicità»: la constatazione che l’aumento della ricchezza non è accompagnato da un complementare aumento della soddisfazione esistenziale delle persone, della loro felicità. Qual è la causa? dipende dai sistemi economici? o dipende da un fallimento nella capacità di scelta degli individui? Sono possibili interventi di politica economica per migliorare la felicità delle persone? Quale ruolo gioca in tutto questo la dimensione interpersonale, o la «felicità degli altri»?Abbiamo chiesto a Franco Riva, che insegna etica sociale alla Cattolica di Milano e inaugurerà con la sua lectio magistralis («Persona/e e felicità») la prossima «Tre Giorni Toniolo», se il termine «felicità» non si presti all’equivoco di essere accostato ad immagini e rappresentazioni stereotipate, da pubblicità televisiva. «Oggi – ha risposto Riva – siamo sommersi da immagini della felicità al punto che sembra quasi inutile parlarne. E invece bisogna farlo, e con varie competenze in dialogo, perché le immagini della felicità sono spesso contraddittorie, ancora più spesso schiacciate sul consumo. Sembra che di felicità ve ne sia tanta e a portata di mano: ma non è vero». E qual è la relazione tra appagamento individuale e felicità degli altri? «Bisogna interrompere l’abitudine devastante di credere che vi sia una corrispondenza automatica tra la soddisfazione individuale e la felicità sociale. L’economia e la politica hanno, in questo senso, un ruolo importante sia dal punto di vista teorico che pratico-operativo. Non si tocca la felicità finché non si vede l’infelicità che rimane così vicino a noi».Di questo e di molto altro si parlerà alla prossima «Tre Giorni Toniolo» – la quarta, non a caso quest’anno intitolata «Persona solidarietà sviluppo» – che sarà inaugurata a Pisa il prossimo giovedì 30 novembre, alle ore 17, al Polo Didattico Carmignani. Come di consueto, dopo i saluti del presidente della Fondazione Toniolo, Enrico Casini, ci sarà una lectio magistralis, quest’anno affidata – come già scritto – a Franco Riva. Nella seconda e terza giornata l’incontro si sposterà a San Miniato, nel Centro studi cappuccini, e gli interventi saranno incentrati su «Economia e felicità. Le sfide del nuovo welfare». A San Miniato interverranno professori delle università di Verona (Romano Molesti), Tor Vergata (Leonardo Becchetti), Milano Bicocca (Pierluigi Porta e Luigino Bruni) e Siena (Stefano Bartolini). Il sabato, dopo la messa presieduta dall’arcivescovo Alessandro Plotti, si terrà una tavola rotonda sul tema: «Relazioni in opera per un coordinamento sociale cristiano». Interverranno, tra gli altri, Maurizio Petriccioli, segretario della Cisl toscana, monsignor Gastone Simoni, vescovo di Prato e monsignor Fausto Tardelli, vescovo di San Miniato.Le conclusioni della «Tre Giorni» saranno affidate a don Enrico Giovacchini, direttore della Fondazione Toniolo.