Il calcio è certamente lo sport più amato e praticato in Italia: esistono persino testate giornalistiche che scrivono unicamente su di esso. Specialmente i ragazzi, fin da bambini ma in particolare da adolescenti, sembrano mostrare un grande amore per questo gioco. Spesso la passione si eredita dal babbo o dal fratello più grande, oppure dagli amici che attorno a lui non fanno che parlare di quanto la loro squadra del cuore sia forte.Parlando con i giovani adolescenti, promesse calcistiche della Virtus di San Giustino, ho capito che per loro il calcio è più che una passione: è una vocazione. Non saprebbero vivere senza questo fantastico sport, e lo considerano una prova di amicizia e lavoro di squadra. Tuttavia nel gioco fiorisce sempre di più la competizione: per quanto essi evidenzino che è importante giocare tutti insieme e raggiungere un obiettivo comune, sono consapevoli che ancora prevalga il cosiddetto «campioncino», che è spesso al centro di battibecchi, usurpando il campo a ragazzi più volenterosi ma meno bravi.Quanto a ciò che ha sconvolto il calcio a Catania, non molto tempo fa, i ragazzi hanno dichiarato che il calcio non è una competizione agguerrita; e sono inoltre concordi con le nuove misure penali prese contro chi scatena la violenza negli stadi. Il calcio dovrebbe unire i tifosi in festa, i quali farebbero bene a mostrare più sportività. «Ciò che è successo a Catania dimostra che certi elementi non possono definirsi uomini», hanno detto alcuni degli intervistati. «Non si può morire per una palla che rotola».Per fortuna questi ragazzi sono viva promessa che in futuro fatti del genere non si ripetano. Speriamo che la gente comprenda che il calcio è soltanto uno sport e che i tifosi riprendano ad andare negli stadi con striscioni e bandiere, lasciando a casa catene e manganelli.Alessandro Lastra