Prato

I 400 cinesi cattolici, fede e integrazione

di Barbara BurziCostretti a orari di lavoro massacranti, spesso, anche il loro diritto di praticare la fede viene sacrificato in nome del business e del denaro. È la realtà con cui si misurano ogni giorno i cinesi cattolici che vivono nel nostro Paese, combattuti tra la paura di rischiare il posto di lavoro e la necessità di difendere la libertà di vivere appieno la religione. Con questa premessa, la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina istituita da Benedetto XVI nel 2007 si è trasformata in un raduno nazionale, che lo scorso fine settimana ha portato a Prato quasi quattrocento cinesi cattolici arrivati da ogni parte d’Italia per incontrare i connazionali della comunità cattolica locale (circa 150 persone). Con un messaggio che si potrebbe riassumere nello slogan «i soldi non sono il fine, ma un mezzo», insieme hanno portato la loro testimonianza tra le strade della Chinatown pratese.La chiesa dell’Ascensione, sede della comunità cattolica orientale a Prato, ha fatto da quartier generale per l’iniziativa, svoltasi all’insegna di un programma intenso, in cui tra le varie attività, ha spiccato proprio l’azione di evangelizzazione, coordinata dal vicariato episcopale per l’immigrazione. Un gruppetto misto tra sacerdoti, suore e laici cattolici è partito dalla chiesa del Pino alla volta di via Filzi e via Pistoiese per portare il Vangelo tra i non cristiani della popolosa comunità cinese. Ma l’approccio verso i connazionali non è stato semplice, anche se, superata la diffidenza iniziale, in molti si sono soffermati a parlare. C’è chi andava porta a porta: «Mi hanno accolto abbastanza bene – ha raccontato una fedele – sto consegnando un volantino in cui si spiega cosa vuol dire seguire la fede cattolica»; e chi, invece, fermava i passanti per strada «provando a far capire loro che i soldi, se pur necessari, non sono l’obiettivo della vita», ha aggiunto fra’ Giovanni, anche lui arrivato da Roma per il raduno nazionale dei cinesi cattolici.Parallelamente, nei locali parrocchiali di via Galcianese gli altri ospiti, divisi in gruppi, si sono riuniti per iniziare a conoscersi meglio e condividere l’esperienza dell’immigrazione e della fede cattolica in Italia. Con loro anche l’arcivescovo mons. Savio Hon Tai Fai, segretario di propaganda Fide. «Questa è un’iniziativa importante – ha commentato – per tutti i cinesi che si sono ritrovati qui allo scopo di vivere una giornata di preghiera, missione e condivisione e di portare un po’ di sollievo e di cura ai nostri connazionali». Una riflessione condivisa anche da fra’ Francesco della Comunità pratese «Maria Madre dell’Incontro», il quale si occupa periodicamente di portare avanti un’azione di evangelizzazione della comunità cinese residente a Prato attraverso iniziative di volontariato. «Organizziamo corsi di lingua italiana e cerchiamo di stare vicini a chi vive situazioni di particolare disagio prestando servizio ai più poveri e agli ammalati – ha spiegato – si tratta di persone che per motivi diversi restano escluse dalla vita lavorativa, cuore del progetto migratorio dei cinesi, e che, avvicinandosi alla vita religiosa, ritrovano la forza per andare avanti».

Preghiere, canti e tanti flash per l’Ostensione straordinaria

Quando la Madonna del Sacro Cingolo incontra la Vergine di Sheshan: ovvero il saluto della la Diocesi di Prato alla comunità nazionale di cattolici cinesi, celebrato lo scorso 6 maggio nella cattedrale di Santo Stefano. «Adesso racconterò la storia della Sacra Cintola in cinese, visto che in italiano la sapete già». Così ha esordito don Francesco Saverio Wang, sacerdote e cappellano della comunità cinese a Prato in apertura della messa officiata dal vescovo Simoni davanti a oltre quattrocento fedeli orientali e alla presenza dell’arcivescovo Savio Hon Tai Fai, segretario di Propaganda Fide di nazionalità cinese.Dopo i saluti, l’ostensione del sacro Cingolo, ad opera dei due presuli, seguita con grandissimo entusiasmo da tutti i fedeli presenti: centinaia di flash, e una vera e propria ressa per avvicinarsi alla teca e riuscire a toccarla. «Nella quinta domenica di Pasqua celebriamo la Santa Eucarestia noi cattolici pratesi e voi cattolici cinesi – ha detto mons. Simoni -, tutti noi credenti in Gesù Cristo continuiamo una tradizione plurisecolare». «L’ideale carta d’identità di noi crisitiani – ha osservato il Vescovo rivolgendosi ai tanti fedeli – deve avere due connotati: il primo è credere in Gesù Cristo e voler bene a tutti, il secondo è amare. Tanto io valgo quanto amo». Dalle parole del nostro vescovo poi, un vero e proprio monito: «Voi cinesi dovete essere testimoni dell’integrazione, dell’osservanza delle leggi, cercare di formare un unico popolo nella città che vi ha accolto. Gli italiani, in ugual modo, rispettino gli immigrati, cooperando con loro per il bene comune».Al termine della messa anche le parole di mons. Savio che ha salutato con calore il duomo gremito di fedeli: «Sono grato alla Diocesi, al Comune e alla Provincia che contribuiscono a unire il popolo cinese facendolo integrare nel tessuto sociale della città. Rendere omaggio alla cintola – conclude l’Arcivescovo – è stata un’esperienza molto commovente».Anche l’assessore alle politiche d’integrazione Giorgio Silli, presente in rappresentanza dell’Amministrazione comunale con il Presidente della provincia Lamberto Gestri, si è detto pienamente soddisfatto dell’incontro: «Condivido in pieno le parole del vescovo Simoni ed è indubbio che la fede giochi un ruolo fondamentale nell’inserimento in società: questo non significa che per integrarsi ci si debba per forza convertire, certo è che – ha concluso Silli – per chi ha vissuto anni in un ateismo di Stato scoprire la fede ha avuto un’ innegabile importanza».Carlo Bonechi

E la parrocchia del Pino ha messo a tavola 400 persone

Il secondo momento di grande suggestione della due giorni dei cinesi cattolici italiani a Prato è stato la messa nella chiesa dell’Ascensione al Pino. La cerimonia, presieduta dall’arcivescovo Savio Hon Tai Fai e concelebrata da altri 42 sacerdoti parte dei quali italiani, si è tenuta sabato scorso, 5 maggio, alle 18,30. Durante la messa sono stati battezzati cinque cinesi adulti: una intera famiglia composta da padre, madre e due figli di circa vent’anni e un altro giovane cinese. L’arcivescovo, nella sua omelia in doppia lingua, ha sottolineato l’importanza del battesimo nel cammino di ogni cristiano. Ovviamente molto emozionante il momento del battesimo dei cinque catecumeni che facevano parte di un gruppo di quindici in cammino prebattesimale; gli altri dieci saranno battezzati entro un anno. Al termine della cerimonia sono seguite le cena e un momento di testimonianze e animazioni.A fare da indispensabile punto di riferimento per l’organizzazione dei vari momenti della cerimonia e dell’intera giornata è stato don Paolo Baldanzi, parroco dell’Ascensione: «Tutto l’evento è stato preparato con cura da cinesi e italiani – ha sottolineato il sacerdote – e un ringraziamento particolare va alle nostre cuoche che si sono date un gran da fare per fare la spesa e per preparare pranzi e cena per oltre 400 persone. Temevamo che i nostri spazi fossero un po’ stretti, invece tanto il nuovo salone parrocchiale quanto il tendone si sono rivelati idonei».La parrocchia dell’Ascensione è quella cui fa riferimento normalmente la comunità cinese cattolica di Prato. Don Paolo ne ha ricordato i ritmi: «I cinesi credenti vengono a messa ogni domenica. In più, ogni prima domenica del mese, si tiene anche un’ora di adorazione in cinese aperta anche agli italiani ed è sempre molto partecipata».Negli ultimi anni don Paolo ha visto allargarsi pian piano la comunità cattolica cinese locale: «Qua a Prato i cinesi sono tanti e molti sembrano refrattari all’annuncio del Vangelo; però ci sono stati anche momenti di conversione commoventi. Vi racconto un episodio: un giovane di 24 anni malato di tumore e già gravissimo quando fu portato in ospedale chiese all’infermiera ‘l’acqua di Gesù’; lei pensò che volesse da bere, ma l’uomo spiegò che aveva fatto le scuole medie a Prato e che l’insegnante di religione gli aveva parlato dell’acqua di Gesù che apre le porte del cielo; così l’infermiera capì che chiedeva il battesimo. Fummo informati e ci recammo in ospedale. In poco tempo una suora cinese gli fece alcune catechesi e io stesso gli detti battesimo, cresima e comunione direttamente in camera alla presenza di medici e infermieri commossi. Pochi giorni dopo morì, ma tutta la sua famiglia, era sposato e aveva un figlio, volle seguire il suo passo. Queste sono cose belle…».S.B.

(dal numero 18 del 13 maggio 2012)