Pisa

I “gesti” della quaresima

Digiuno, elemosina e preghiera. Sono gli atti d’offerta che la sequela di Cristo ci chiama a vivere in prima persona.«Verranno i tempi – ha detto Gesù – in cui sarà tolto lo sposo e allora (gli invitati alle nozze) digiuneranno» (Mc 2,20). In queste parole – come scrive la Conferenza Episcopale italiana – la Chiesa trova il fondamento dell’invito al digiuno come segno di partecipazione all’evento della passione e della morte del Signore. Un evento doloroso che però realizza le premesse della festa più grande della cristianità: la resurrezione di Cristo e la rimessione dei peccati del mondo. Il digiuno in monasteroNe è convinta anche Laura Natali, abbadessa delle comunità benedettina di Arena Metato: «Nella regola fissata da san Benedetto non si parla mai di digiuno come “penitenza”. Anzi, nel capitolo dedicato alla quaresima ricorre la parola “gaudio”». E allora, la penitenza…«L’invito a far penitenza è presente nella nostra regola. Far penitenza significa purificare il cuore e custodire la propria vita». Madre Laura Natali guiderà martedì 28 marzo (ore 21) nel monastero delle Benedettine una riflessione biblica sul tema della sobrietà. Glielo hanno chiesto i parroci e i laici impegnati nelle comunità di Limiti, Pappiana, Pontasserchio e San Martino a Ulmiano, riuniti in unità pastorale, che hanno deciso di interrogarsi, in Quaresima, su «quali comportamenti proporre e quale mentalità diffondere per prendere le distanze dal consumismo, dalla ricerca esagerata del benessere e del successo, da pensieri e preoccupazioni molto “materiali” che spesso affollano la nostra mente ed il nostro cuore senza farci crescere in umanità e mettendo a rischio aspetti importanti nella nostra fede cristiana». Così, ad esempio, genitori ed educatori si danno appuntamento alla Casa della Caritas di Pontasserchio mercoledì 22 marzo (ore 21.15) per un incontro con il giornalista de «Il Tirreno» Mario Lancisi centrato sulla figura di don Lorenzo Milani; mentre domenica 26 marzo, si confronteranno sulla sobrietà facendosi aiutare dal sacerdote lucchese don Bruno Frediani, non prima di aver condiviso un pranzo «porta & prendi» (tutti offriranno a tutti quello che hanno preparato).L’altro volto della penitenza è la solidarietà verso il prossimo. Nei costumi dei primi cristiani c’è sempre stato il proposito di raccogliere quanto risparmiato e destinarlo per l’assistenza ai poveri ed agli ammalati. San Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna (433 d.c.) e dottore della Chiesa, afferma che «preghiera, digiuno e misericordia sono una cosa sola», e che «colui che ha una (cosa) sola, non ha niente». Le nuove forme di penitenza L’ideale sarebbe affiancare ai precetti tradizionali del digiuno del venerdì santo e del mercoledì delle ceneri e all’astensione dalle carni durante tutti i venerdì di quaresima, nuove forme penitenziali». È l’opinione del catechista Filippo Bedini che al gruppo di ragazzi che segue nella parrocchia di Santo Stefano extra moenia a Pisa, ha proposto alcune piccole rinunce: «più ascolto del Vangelo – spiega Filippo Bedini – e meno tv, in particolare meno programmi “spazzatura”, e un uso più essenziale dell’ormai onnipresente cellulare». È bello condividere in famiglia gli atteggiamenti vissuti in Quaresima. E il momento migliore è forse proprio… la tavola. Ivana Olivieri e suo marito sono occupati durante il giorno con il lavoro, mentre il loro figlio, studente di economia, si divide tra università, impegno sociale e amici. «Ci ritroviamo solo a cena – dice Ivana Olivieri – a tavola parliamo spesso delle piccole rinunce vissute durante il giorno. Sono momenti di grande intensità che riescono ad unirci molto più di occasioni frivole e leggere». L’opinione di Fernanda Pingitore: «le piccole-grandi rinunce del cammino quaresimale ci educano ad una vita più consapevole. Ecco perché – ci dice – ho cercato di educare i miei figli a vivere questi aspetti della quaresima tutto l’anno».