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Hina, Fatima e Kadigia: la donna nell’Islam

La vicenda di Hina, la giovane pakistana, che viveva a Sarezzo (Brescia), uccisa il 13 agosto dal padre Mohammed Saleem, con la complicità di alcuni parenti, perché giudicata troppo vicina allo stile di vita occidentale e dunque, come riferito dalla stessa madre “non una buona pakistana”, ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della condizione della donna all’interno dell’Islam. Il SIR ha chiesto un parere alla docente di teologia islamica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, SHAHRZAD HOUSHMANDZADEH.

Come giudica lei, donna musulmana, la morte di Hina?

“Una vicenda terribile. Un delitto da condannare senza appello. E lo è ancor più se pensiamo che l’Islam è andato avanti grazie a una donna, Kadigia, figura centrale dell’Islam, moglie del profeta Maometto. Fu lei, infatti, che diede appoggio e sostegno al profeta, seguendolo già prima del momento della profezia, quando veniva dileggiato, offeso e allontanato dalla sua stessa società. Fu Kadigia a proteggere spiritualmente e ad aiutare in ogni modo il profeta. La figura della donna è centrale nell’Islam. E non dimentichiamo Fatima, la figlia del profeta. Crediamo che non sia stato solo un caso il fatto che il profeta non abbia avuto figli maschi ma solo femmine. Ogni volta che Maometto usciva dalla sua città era solito salutare simbolicamente ma anche con affetto la figlia e lo stesso faceva quando rientrava. Nella società maschilista di quel tempo, in cui si usava seppellire le bambine neonate, questo rappresentò una vera rivoluzione nella comprensione della donna”.

Nel Corano cosa si legge a proposito della donna?

“Nel Testo non si fanno differenze di essenza, religiosità, diritto, anche economico, tra uomo e donna. Nel Corano è contenuto un capitolo interamente dedicato alle donne e anche la sura 19, tutta incentrata sulla figura di Maria, cara ai cristiani che la venerano come Madre di Dio. Il tutto per esaltare davanti ai fedeli, non solo uomini, la figura femminile. Ci sono altri passi che confermano l’uguaglianza tra uomini e donne, come quando si legge: gli uomini hanno la loro sorte se lavorano, le donne hanno la loro sorte se lavorano. L’indipendenza economica delle donne è stata proclamata quindici secoli fa…”.

Ma da quello che accade oggi qualcosa sembra essere cambiato, siamo di fronte a diritti umani calpestati…

“Purtroppo questo messaggio iniziale, calato nella storia, viene compreso e letto in modo sbagliato, specie da chi ha una mentalità maschilista. Per quanto riguarda il caso di Hina si tratta di un delitto da non condividere, compiuto da un padre ignorante, che non conosce il libro sacro. Un padre prigioniero di un contesto particolare, di un ambiente chiuso. Come donna musulmana condanno apertamente questo gesto che provoca grande sofferenza a tutte le musulmane”.

La condizione delle donne all’interno dell’Islam resta, comunque sia, un problema aperto, un vulnus nel rispetto dei diritti umani. Da dove nasce questa errata considerazione della donna?

“Innanzitutto non bisogna generalizzare. Ci sono dei Paesi di religione islamica, come per esempio la Turchia, la Tunisia, il Marocco, in cui la situazione è decisamente migliore. La condizione della donna varia da Paese a Paese. Molto è stato fatto ma tanto resta da fare. Io vengo dall’Iran e con amiche e colleghe stiamo lavorando per migliorare la condizione femminile. Le donne islamiche si stanno progressivamente rendendo conto del loro ruolo e della loro importanza e si stanno impegnando per migliorare la società in cui vivono”.

In quali settori si registra l’impegno e il coinvolgimento delle donne islamiche?

“Nel campo del diritto familiare, che comprende l’educazione e la tutela dei figli. Anche il divorzio oggi risulta più facile. Sul campo del lavoro, invece, non ci sono particolari difficoltà”.a cura di Daniele Rocchi